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Baumbach si è già cimentato in drammi famigliari più o meno leggeri con alterni risultati: qui sembra omaggiare la commedia erudita alla Woody Allen per vivisezionare una famiglia ebraica newyorkese zeppa di cinismo e rancori mai sopiti. E' sicuramente bravo nell'apparecchiare il tavolo per una resa dei conti che in qualche forma prima o poi minaccia di arrivare ma è anche abile nel giostrare un cast più sbilanciato sul versante comedy per farlo invece rendere al meglio su quello drammatico. Bastano poche battute per capire quanto questi Meyerowitz siano complicati eppure, forse, una chiusa un pò più consistente e/o coraggiosa avrebbe maggiormente giovato a tutto il racconto. Anche perchè nell'ultima mezz'ora
Una commedia molto recitata, con momenti divertenti. È soprattutto una storia di rapporti tra padre-figli-mogli-.... Alla ricerca di capire i propri legami con gli galtri componenti della famiglia. Si passa da abbracci a liti nel giro di un secondo,... Una storia di famiglia allargata (termine moderno odioso che si usa secondo me per minimizzare il fallimento di un legame)... Ottime tutte le interpretazioni. Non annoia, interessante,...
Buon film, che per certi versi ricorda il cinema di Woody Allen, con protagonista una famiglia di ebrei newyorkesi. Pellicola che affronta con un tono leggero temi importanti, senza banalizzarlo né appesantirli. La presenza di Ben Stiller e Adam Sandler dà un tono più comico alla vicenda; bravo Dustin Hoffman.
Un nutrito cast di nomi noti per una dramedy ordinaria, come tante altre, che tratta l'argomento famiglia con occhio critico, sarcastico e quasi cinico, sviscerando fatti e situazioni poco originali che però hanno il merito di non risultare indigesti. La buona prova del cast e i dialoghi trattati con cura riescono a garantirne la riuscita, tutto sommato discreta, pur con alti e bassi.
Una commedia prodotta in maniera simile a molte altre. E' interessante da guardare una domenica pomeriggio per trascorrere un paio di ore, senza infamia nè lode direi
Ritratto corale di una famiglia newyorchese. Una famiglia frammentata con un padre con tre matrimoni alle spalle e tre figli da due madri diverse. Una famiglia i cui componenti non si vedono spesso tra loro. La figura paterna funge da elemento unificante inteso come famiglia, al tempo stesso è una figura ingombrante che grave sulle spalle dei figli che non hanno seguito le orme artistiche paterne, per non espresso pienamente il suo talento (Danny), seguito altre strade (Jean), oppure seguito percorsi completamente opposti nel mondo degli affari (Matthews). Pur non seguendo le orme paterne si sono comunque costruiti qualcosa, mentre il padre rimpiange che il suo lavoro, seppur apprezzato, non abbia avuto il riconoscimento che si aspettava. Il film di Baumbach vive tra queste asimmetrie esistenziali tra i diversi personaggi, fra frustrazioni e cose lasciate in sospeso. Non è un soggetto originale ma è ben scritto e recitato dagli attori. Tra un Dustin Hoffman nella parte del patriarca ed al tempo stesso una diversa generazione di attori, unito ad una generazione successiva (Stiller, Sandler e Marvel) si forma una bella alchimia. Nota a parte per Sandler: se facesse meno marchette al cinema, seppur lautamente remunerate, e recitasse in film come questo, verrebbe sicuramente apprezzato per il buon attore che è.