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The Taste of Tea è un film molto particolare con al centro una famiglia giapponese di un piccolo paese di provincia. La particolarità è questa continua commistione fra il quotidiano di ogni componente con la propria sfera onirica. Realtà e surrealismo che si fondono in vicende tutto sommato normali, ma che tale impostazione rende quasi straordinarie e cariche di slancio poetico. Ben centrati i personaggi, sia primari che quelli di supporto. Inusuale come impostazione, certamente poco "occidentale" e forse specialmente per questo, interessante.
L'impressione che lascia è molto migliore di quella che da sul momento. Ma anche lì per lì comunque spiazza, si, però fa trasparire diverse qualità.
Le trovate particolari (il treno, la bambina enorme e il girasole ecc.) sono stranamente riuscite.
Un'altra stranezza è che, nonostante queste stranezze registiche, comunque il film rimanga impregnato di una strana atmosfera alla Ozu. Infondo infatti il tema è quello, la rappresentazione di una famiglia giapponese nella sua vita quotidiana ... è il modo in cui viene fatto a lasciare un po' perplessi.
E un'altra stranezza è che i personaggi vengono sempre approfonditi poco ... si passa un po' da uno, un po' da un altro ... e, nonostante questo, alla fine sembra di averli compresi un po' tutti.
Quello che fa poi coi personaggi secondari è ancora più estremo: prima ne compare uno assurdo quà, poi due assurdi là, poi un altro tizio strambo da un'altra parte ...
Eppure tutto questo vorticare senza un punto fisso se sul momento può deludere, poi non lo si può che apprezzare.
E alla fine ci si rende conto di esser stati spettatori di un racconto degno di Ozu ma totalmente opposto, strano, complicato, particolare e sperimentale.
Capolavoro di una delicatezza sublime da raggiungere vertici di poesia assoluta mai gratuita. Cultore di immagini e sensazioni, Ishii, come esaspererà nell'altro suo capolavoro, "Funky Forest", per poi normalizzarsi con "My Darling Of The Mountains", riesce a dipingere scenari di una bellezza impressionante, capace di unire il minimalismo del neorealismo (derivato da Ozu?) al gioco tutto Giapponese del weirdismo, un surrealismo completamente coerente con la situazione familiare che rappresenta. Le due ore e mezzo scorrono all'improvviso e sono leggerissime come un soffione, coinvolgendo per la loro ilarità e potenza. Certe immagini (il treno che trapassa la testa, l'idea dello sdoppiamento di una sé stessa gigante, il girasole) rimangono impresse e sconvolgono. Il finale, poi, è la perfetta e positiva chiusura a quella che è una delle commedie più belle in assoluto che mi sia capitato di vedere. Assolutamente da non perdere.
The taste of tea è una brillante commedia girata con uno stile molto personale di Ishii Katsuhito: il regista racconta in maniera poetica, nostalgica e con una certa dose di humor (anche grottesco) le vicissitudini di un'eccentrica famiglia giapponese che vive nella periferia rurale di Tokyo. Sin dall'inizio della visione si è piacevolemente trasportati in un luogo diverso dal frenetico Giappone che siamo abituati a vedere: Tochigi è un paese tranquillo e pacifico immerso nel verde, con i suoi ritmi blandi e le sue tradizioni. Significativa a tal proposito la strada che ogni mattina Ashimè deve percorrere in bici attraversando la campagna, evocando situazioni di altri tempi.
Tutta la famiglia è ottimamente caratterizzata, ogni suo membro ha la sua personalità ed è alla ricerca di un obiettivo da raggiungere: al suo interno, spiccano il nonno (a tratti compete con quello di Little miss sunshine come simpatia) e il solito ottimo Asano.
Personalmente credo che questa pellicola poteva essere un capolavoro se non fosse per l'assurda durata di un film con questa struttura (quasi due ore e mezza): i tempi della narrazione da un lato si sposano con la quiete e i gesti della famiglia ma dall'altro rendono l'ultima parte molto pesante, incidendo anche sull'ottimo finale.