Mabel, sposata all'italoamericano Nick, con tre figli, sente crescere il conflitto con la realtà che la circonda soprattutto nei rapporti con il marito il cui lavoro lo tiene spesso lontano da casa e che gli impone ritmi tali da renderlo a sua volta spesso nervoso e intrattabile. Dopo l'ennesimo litigio, Mabel subisce un crollo nervoso in seguito al quale deve trascorrere un periodo in clinica.
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Il diario di una casalinga depressa: non molto, si potrebbe pensare. Ed invece è molto. Molto nell'indagine dei rapporti umani. Molto nell'affresco sociologico. Molto nel racconto di una quotidianità opprimente e di una diversità altrettanto difficile con cui convivere. A noi è dato di scegliere da quale lato osservare la vicenda. Scegliere tra normalità e diversità. Tra la madre preoccupata o la donna folle. Se quello che vedremo sarà sì o no un lieto fine. E sono certo che ognuno di noi, fuori dallo schermo, una Mabel l'ha vista. L'ha vista nello sguardo assorto di una signora che si profonda in un prodotto di supermercato. L'ha vista in un bar rimorchiare uno sconosciuto senza nemmeno rendersene conto. Ha scorto il volto triste di una passeggera dietro il finestrino di un'auto: Chi era quella donna? A cosa mai pensava? Era forse Mabel, in ritorno dalla clinica psichiatrica. Ecco dunque le tavolate allegre di Cassavetes, già viste in quell'altro splendido film che è "Mariti": tesissime, cariche di tensione e isterismo, pronte a esplodere da un momento all'altro. Ecco una madre circondata dai suoi bambini in atto di proteggersi a vicenda. Ecco le stanze evacuate dagli affetti, ora empie del vuoto: e non di quello eterno tanto caro ad altri artisti; ma del vuoto di ogni giorno, casalingo e che s'instaura tra gli spigoli dei mobili, come la polvere, davanti alla TV, dietro la lavatrice. Ecco una moglie, una madre, una donna: Mabel, che splende soltanto di luce riflessa. Ecco Cassavetes, col suo cinema tra famigliari e amici, col suo teatro coerente di verità, sensibile e attento, convinto della spontaneità che sta dentro alla recitazione. Ecco, infine, un vero film in 3D; non facce appiattite contro a uno schermo, non fogli moventi che ci scorrono davanti; ma dimensioni penetrabili, profonde, vivibili in tutto il loro spessore.
La moglie Gena è bravissima; l'amico Peter è bravissimo; non so cos'altro dire...