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Il titolo decisamente fuorviante fa pensare ad un eventuale terzo episodio della saga comica familiare con Robert De Niro e Ben Stiller e si discosta totalmente dal suo originale "Failure to Launch" cioè all'incirca "errore di lancio" alludendo al mancato allontanamento dal nido familiare del pulcino ormai cresciuto.
Il "pulcino" in questione è Matthew Mc Conaughey, cognome ostico per un attore attraente, ma solo quello, in scena per mostrare il sorriso bianco con dentatura perfetta e l'abbigliamento sempre alla moda. Il fenomeno di cui parla il film è quello dei maschi post-trentenni affetti da sindome di Peter Pan acuta: hanno un lavoro ben pagato ma nonostante tutto rifiutano di uscire di casa preferendo alla vita autonoma la sicurezza delle mura familiari e delle cure materne. Da noi in Italia dove si è figli a vita è normale quasi da sempre, ma negli Stati Uniti dove i figli escono di casa alla maggiore età la nuova tendenza è preoccupante.
Chi ha pensato di andare a vedere una versione "stelle e strisce" di "Tanguy" il celebre film d'oltralpe sullo stesso fenomeno di permanenza in famiglia deve assolutamente ricredersi. Lo spunto delle due storie è simile ma si tratta di due intrecci del tutto diversi e - trattandosi di due scuole cinematografiche nonché di due culture abbastanza discostanti - anche l'esito è differente.
I genitori di Tripp (l'eroe della storia) hanno un ruolo attivo nella faccenda ma sono comunque dei personaggi minori anche se mamma Kathy Bates cerca di fare qualcosa in più per non essere ridotta a una semplice comparsa mentre la storia si snoda soprattutto (e principalmente nella prima parte) nella rete di amicizie virili del protagonista, tutti uomini trentenni domiciliati a casa di mammà e papà dedicando fin troppo tempo ai loro giochi, alle loro uscite all'aperto (intermezzi divertenti gli attacchi a Tripp da parte di animali solitamente mansueti che si accaniscono sadicamente nei confronti del malcapitato). Il film sconfina così nella commedia postgiovanilistica regalando molti sbadigli e noia.
L'arrivo di Sarah Jessica Parker poi aggiunge una buona dose di sdolcinatura a rischio glicemia, tutto questo esprimendosi con una recitazione piuttosto piatta e monocorde (probabilmente alla suddetta mancherà "Sex and the City"?).
Le trovate del film, tentativo abbastanza malriuscito di riproporre ai nostri giorni la commedia sentimentale anni Sessanta, quella che vide come suoi interpreti d'eccellenza Rock Hudson e Doris Day, sono debolucce anche se l'aver usato animaletti vari per le parentesi comiche può essere un sia pur minimo motivo d'interesse. Un'attrice che esce abbastanza bene dal film è la giovane Zooey Deschanel, a metà strada tra Morticia e una "alternativa" sembra essere dotata di una notevole "vis" comica più o meno volontaria.
Nel complesso un film scarsino, con una lunga scena prefinale presa un po' da "The Truman Show" e parecchio dalle scene corali di molte pellicole sentimentali anni Sessanta, peccato che ispirandosi molto ad altri il regista abbia perso l'ispirazione personale...
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 13/05/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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