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Il principe Romualdo -alias Kim Rossi Stuart- che circa tre lustri fa faceva impazzire le adolescenti italiane, ha ben presto cambiato rotta per cercare una carriera più impegnata riuscendoci anche piuttosto bene.
Nell'ultima metamorfosi il Nostro è diventato regista e, strizzando l'occhio ceruleo a un classico della cinematografia neorealista (I bambini ci guardano), ha realizzato "Anche libero va bene", storia di una famiglia molto sui generis.
Non è la prima volta che Kim interpreta il ruolo di un padre giovane alle prese con situazioni più grandi di lui: in "Le chiavi di casa" si trattava di un figlio disabile, in questa storia invece l'attore è un padre ragazzo con due figli ormai adolescenti con cui c'è uno strano rapporto di affetto ma anche di conflitto.
Il vero protagonista del film non è però il regista-attore, ma il giovanissimo Alessandro Morace (Tommy). La storia è vista dietro la sua prospettiva, sia tecnicamente con le inquadrature che attraverso le azioni giornaliere di questo undicenne al tempo stesso bambino e fin troppo maturo per i suoi scarsi anni, figlio-fratello di un padre a volte amorevole e giocherellone altre invece inspiegabilmente e scioccamente autoritario.
Tommy ha un suo non luogo da cui osservare il prossimo, il tetto della sua abitazione. Lo sguardo dall'alto, la falsata dimensione delle cose per indicare falsità e ipocrisia dell'umana esistenza.
Il padre di Tommy è giovane, fragile e insicuro, troppo spesso alle prese con cose più grandi di lui, mentre la famiglia da Mulino Bianco dell'amico del cuore è rassicurante e serena, ma è anche specchiatamente finta. E allora un bambino alle soglie della pubertà deve rifugiarsi in un suo mondo, per salvarsi, per crescere e imparare ad affermarsi senza paura di ferire.
Perdersi tra le aspettative fasulle del padre o lottare per il proprio "io"? Destino di ogni figlio, di ogni adolescente, nel suo cammino verso la vita adulta e parte integrante di questo processo è anche la necessità di osservare, giudicare la parte sbagliata dei grandi, per poi arrivare a giustificare, a perdonare.
Tommaso è un figlio dei nostri tempi, dilaniato tra due genitori che rifiutano di crescere e una sorella presa dalle sue pulsioni adolescenziali, un figlio che è nutrito, ha libri e corsi di nuoto pagati ma manca di quell'affetto e di quelle guide fondamentali per andare avanti e deve farcela da solo.
Kim Rossi Stuart porta avanti la storia con piglio sicuro pur non mancando di qualche ingenuità e sicuramente riuscirà a crescere come regista nelle successive prove.
L'intreccio, pur interessante, con dei bei ritratti umani, pecca però di originalità perché i riferimenti lontani e più recenti (da De Sica, al Comencini dello strappalacrime Incompreso fino a Voltati Eugenio del 1980) sono lampanti.
Da ribadire l'ottima interpretazione del piccolo Morace e del valido Rossi Stuart sceso dal cavallo di principe azzurro tanto tempo fa per imparare a mostrare il lato vero della vita alle sue ex adoratrici.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 04/01/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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