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Nella stranamente angusta e semivuota sala di un grande cinema romano, ciò che colpiva di più all'abbassarsi delle luci era l'enorme contrasto con l'accoglienza emozionata, onorata ed ossequiosa che Venezia ha riservato all'ultima opera del guru del cinema e dell'humour Woody Allen, degno inauguratore della mostra. Nonostante il clamore provocato da questo riconoscimento, infatti, la sua ultima esilarante commedia, "Anything Else", a fronte della sua freschezza e delle importanti novità che la caratterizzano, sembra quasi essere passata inosservata e frustrata dalla frettolosa etichetta di "appuntamento annuale con Woody Allen", come se il manifestarsi della genialità possa essere inflazionato dalla sua ricorrenza. "Anything Else", invece, è una commedia moderatamente sofisticata ed estremamente raggiante che, in particolare, ha il merito di rappresentare l'evoluzione dello stile, delle tematiche e del personaggio dell'ormai mitico regista americano, il quale fa avvertire la sua maturità decentrando il suo ruolo all'interno della storia.
Nonostante la colonna portante del film resti il suo modo inconfondibile di guardare alla vita con caustica, brillante e terribilmente loquace ironia, Woody cede il testimone da protagonista per trasformarsi nel personaggio di un eccentrico mentore in bilico tra saggezza e pura follia, che come "un orologio rotto, almeno due volte al giorno segna l'ora esatta". Saranno i suoi consigli, a tratti esperti e maniacali, ad aiutare il giovane alter ego Jason Biggs a districarsi dal complesso intreccio di nevrosi, fobie e piccole sfide che costituiscono la sua vita quotidiana, ulteriormente complicata dall'egoismo e dalle psicosi della fidanzata complessata (Christina Ricci) e dall'invadenza del manager incapace (Danny Devito) e della scombinata "suocera".
Attraverso situazioni paradossali, al limite del verosimile ma sempre realistiche, "Anything Else" non solo passa in rassegna problematiche esistenziali fondamentali a cui pochi riescono a sottrarsi, come l'insicurezza, la paura del cambiamento, l'incapacità di legarsi e quella opposta di restare soli; ma arriva anche a toccare delicati temi sociali come la violenza, la diffusione delle armi e l'odio religioso. Si tratta, quindi, di un eccentrico viaggio nell'esistenza umana, che percorre con leggerezza solo apparente le strade dell'anima, mettendone in evidenza le debolezze grottesche ed intrinsecamente comiche, per approdare ad una soluzione infinitamente semplice e naturale, proferita dalla più umile ed impensabile delle fonti. "Anything Else" sembra prendersi gioco di ogni pretesa intellettualistica e, al di là di ogni giudizio morale, evidenzia semplicemente la vulnerabilità insita nell'animo umano ed il suo modo insistente, e quasi sempre eccentrico, di emergere al di sopra delle apparenze attraverso le piccole manie che si impossessano della vita quotidiana delle persone.
Questa commedia, gradevolmente irriverente nei confronti dei turbamenti della psiche, è ulteriormente valorizzata non solo dalla magica atmosfera di una New York avvolta dalle note dello swing e del jazz, ma soprattutto dalla impeccabile interpretazione di Biggs e Ricci che riescono a maneggiare alla perfezione un ruolo per loro così inconsueto, dipingendo dei personaggi che riportano immediatamente allo stile delle prime commedie di Allen.
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Recensione a cura di Noxia - aggiornata al 09/02/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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