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Quando si parla di horror, è impossibile non imbattersi nella figura di Stephen King.
King è notoriamente un prolifico autore che deve la sua notorietà per moltissimi romanzi, i quali hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo.
King non ha introdotto variazioni o grandi novità all'interno di questo genere, ma è riuscito ad offrire una sua particolare qualità che spesso manca nelle storie d'orrore: lo spessore psicologico dei personaggi che si muovono nella vicenda. L'autore riesce a dare vita ai suoi protagonisti; sono caratterizzati in maniera così sopraffina e realistica che potrebbero benissimo esistere.
Questo fattore non è da trascurare o da sottovalutare, e non a caso King è uno scrittore di successo.
L'autore del Maine delinea personalità praticamente perfette, ed attraverso queste riesce spesso a far passare anche interessanti approfondimenti su temi notoriamente difficili da trattare (per esempio: infanzia, violenza sui bambini, schizofrenia, sesso, morte).
Proprio sull'ultimo tema "Pet sematary" trova il suo cardine principale e riesce a proporre anche alcune idee molto interessanti.
L'incipit iniziale è molto semplice:
Louis Creed, un medico, si trasferisce nel Maine perché ha accettato un'offerta di lavoro in una scuola. Con lui ci sono la moglie Rachel, ed i figlioletti Ellie e Gage.
La casa non ha nessun tipo di infestazioni e/o maledizioni particolari, come si potrebbe erroneamente pensare. Conosceranno Jude Mitchell, un simpatico anziano che abita a cinquanta metri da loro e con cui instaureranno una solida e genuina amicizia.
Eppure in questo luogo c'è un elemento disturbante, c'è un qualcosa di inquietante che ambisce la morte dei vivi e che non tarderà a manifestarsi. Quando Victor Pascow (uno studente della scuola) morirà tragicamente per un incidente, Louis sarà costretto a confrontarsi con una realtà più grande di lui. E sarà Jude il portavoce di questo oscuro segreto: dietro la loro casa, ad un paio di chilometri di distanza, risiede un cimitero, "Pet sematary" viene chiamato, e gli abitanti del villaggio seppellivano i loro animali quando questi incontravano la morte.
Ma secondo una leggenda, un'indefinita e pericolosa entità (il Wendigo, mitica creatura dei nativi americani) ha donato al cimitero il potere di resuscitare i morti quando questi sono seppelliti nel luogo maledetto. Per Louis è molto difficile credere ad una leggenda di questo genere, ma molto presto dovrà ricredersi.
Da questo momento in poi verranno chiamate in causa alcune scene che potrebbero spoilerare lo sviluppo della vicenda.
La prima vittima sarà Church, il gatto della famiglia Creed. Avvicinandosi in maniera fatale alla strada, verrà investito da un camion ed ucciso sul colpo. Louis, anche a causa di difficoltà evidenti nello spiegare il tragico evento, cerca inizialmente di sbarazzarsi del corpo dell'animale. Jude, impietosito dalla situazione, farà proprio quella rivelazione che è stata scritta poco sopra.
L'iniziale scetticismo di Louis lascia immediatamente spazio alla disperazione ed al desiderio di rimediare alla morte dell'adorato gatto. Jude e Louis raggiungeranno il cimitero e seppelliranno il gatto. Church effettivamente resuscita, ma pare cambiato: ora è più aggressivo e si porta dietro una puzza cadaverica di terra e decomposizione.
La famiglia si accorge dell'evidente cambiamento del gatto, ma non danno troppo peso al tutto (essendo tutti ignari della morte dell'animale).
La situazione precipita quando è Gage (il bambino) ad essere ucciso da un camion mentre giocava con un aquilone. Il drammatico evento scuote gli animi di Louis, di Rachel e di Ellie, che adesso comprendono da vicino la cattiveria del destino e l'ingiustizia che spesso colpisce chi ha meno colpe di tutti.
Ognuno di loro reagirà in modo differente, ma le azioni (probabilmente avventate ed irrazionali) da parte dei protagonisti condurranno la vicenda ad un tragico epilogo.
Ciò che spaventa maggiormente in questo film non è tanto la presenza di figure spettrali o di classiche scene da sobbalzo, ma è il tema della morte, il quale viene trattato con impressionante cinismo.
Come nel romanzo, anche qui si cerca (seppur con qualche difficoltà) di esplicare la paura che i protagonisti hanno verso la morte e verso l'inesorabile.
Louis è un medico, perciò lui più di tutti deve adottare un pensiero razionale e concreto, lui più di tutti non può concedersi paure o esitazioni sul timore della morte; è un medico, ne è sempre a strettissimo contatto, perciò ha dovuto razionalizzare il concetto.
Nonostante ciò, qualunque cosa è sempre relativa: Louis ha una visione precisa della morte, ma tutto cambia quando ad essere coinvolto è un caro (in questo caso il figlio).
Rachel nell'infanzia ha dovuto accudire sua sorella Zelda, colpita da un male che l'ha consumata giorno per giorno. Un paziente, quando è malato, tende a modificare il suo comportamento: diventa odioso, cattivo, paranoico e non facilita per niente le cose di chi gli sta intorno. Rachel ha dovuto vedere sua sorella morire, pure nell'età adulta lei è angosciata dalla morte e cerca in ogni modo di evitare il tema con i propri figli.
Nel romanzo c'era stato un violentissimo scontro verbale tra i due coniugi, dato che il padre si era " azzardato" a spiegare ad Ellie il significato della morte. Nel film invece il dialogo risulta molto più pacato e costruttivo, seppur venga rimarcata la differenza di idee tra i due.
Con la morte di Gage, Rachel piano piano se ne fa una ragione ed apparentemente cerca di tornare alla vita di tutti i giorni. Louis non vuole capacitarsene, non accetta lo spietato verdetto, e medita di cambiare il destino attraverso mezzi non convenzionali. Il cimitero degli animali diventa una tentazione fortissima, a cui è impossibile sfuggire.
La Lambert, come King, pone delle semplici e difficilissime domande: "Fin dove potresti arrivare pur di riportare indietro i tuoi cari scomparsi ?", "Saresti disposto ad accettare dei compromessi, pur di riaverli e riabbracciarli ?".
Louis è un personaggio fondamentalmente drammatico, che diventa portatore di un sentimento condiviso dalla maggioranza di noi. Quasi nessuno di noi accetta la fatale inesorabilità, ma in qualche modo bisogna superare il dolore e farsene una ragione.
La morte è un qualcosa che ci spaventa, che ci impedisce di ragionare lucidamente, ma sarebbe ancora peggiore arrendersi alla disperazione e non andare avanti.
Il film, attraverso una chiave orrorifica, cerca di trasmettere un monito di primaria importanza: bisogna accettare un qualcosa che è più grande di noi, perché il perseguire sterili disperazioni o avventate azioni arrecano soltanto più dolore a te e chi ti circonda.
Tale prezzo da pagare nel film si concretizza nel mutamento della personalità da parte dei defunti.
Sia Church che Gage "tornano indietro", ma il ritorno prevede il "compromesso" citato nelle domande: Gage è un involucro vuoto, è il contenitore di un malvagio spirito. E' però importante sottolineare che il Wendigo, come anche Victor, che la stessa Zelda (impressionanti le sequenze con lei protagonista) sono relegati in secondo piano rispetto a quello che è veramente l'elemento spaventoso: l'idea di perdere chi amiamo.
Questo è l'elemento vincente del film, che si fa carico di un messaggio a tratti macabro, ma che riguarda ognuno di noi da vicino.
La regista riesce a gestire bene tutta la vicenda, effettuando tagli di sceneggiatura che risultano logici, dato che il materiale scritto da King era effettivamente abbondante e praticamente impossibile da inserire in pellicola.
Sono degni di nota alcuni momenti della pellicola, che meritano dei commenti a parte.
La figura di Zelda, seppur appaia pochissimo in tutto il film, riesce a dare una carica di inquietudine veramente notevole. Non si dimentica facilmente la sua esile figura mentre si contorce nel letto e chiede aiuto a Rachel.
Cinematograficamente parlando, la sequenza dell'incidente di Gage risulta perfetta.
Lo spettatore, durante la visione della scena, spera con tutte le sue forze che ciò non avvenga, seppur è perfettamente consapevole di come si chiuderà tale sequenza.
Infine non si può dimenticare il momento in cui Jude si aggira nella casa, finalmente consapevole che il "pet sematary" ha agito di nuovo, e che il resuscitato si sta muovendo proprio nella sua abitazione.
RIsulta invece meno efficace la gestione del personaggio di Pascow.
Lo sventurato studente è l'unico personaggio che cerca di opporsi in maniera efficace all'inesorabile concatenazione di eventi che il Wendigo ha scatenato, ma spesso le sue apparizioni risultano un po' banali rispetto alla sua controparte letteraria.
I pochi effetti splatter, quando chiamati in causa, non sfigurano e contribuiscono a valorizzare la qualità della pellicola.
Anche gli attori non demeritano, e perfino Miko Hughes riesce ad essere convincente nella parte del tenero Gage.
"Pet Sematary - Cimitero vivente" risulta essere una buona pellicola nel panorama horror.
Vanta un materiale di partenza assolutamente solido e lo stesso film è "convalidato" da King, il quale si regala un cameo nei panni di un prete durante un funerale.
La tensione in alcuni punti è assolutamente altissima e nel complesso il film non risente di cali di attenzione.
La presenza di ottimi elementi (Zelda e Gage su tutti) permettono al film di non sfigurare rispetto al romanzo, che rimane comunque nettamente superiore per approfondimento psicologico e per la minuziosa descrizione di alcuni momenti altamente drammatici.
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Recensione a cura di carsit - aggiornata al 03/12/2013 16.51.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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