Voto Visitatori: | 7,65 / 10 (31 voti) | Grafico | |
La pellicola, tratta dall'omonimo grande successo editoriale di Luciano De Crescenzo, esce nel 1984. Galvanizzato dall'insperata fama, De Crescenzo in questo film se la canta e se la suona facendo un po' di tutto: interprete principale, sceneggiatore, regista.
Avvalendosi di uno stuolo di caratteristi partenopei in auge all'epoca il regista confeziona un bozzetto di napoletanità con stereotipi positivi e negativi. Prendendo spunto dal suo romanzo ne approfitta per parlare della Napoli buona del passato e di quella feroce del presente (il tono si fa improvvisamente meno faceto nella sequenza riguardante la Camorra e il "pizzo").
De Crescenzo, con quell'aspetto da goffo Giove, si confeziona un ruolo che gli calza a pennello: l'autore-attore interpreta Bellavista, uno stravagante professore di filosofia dalla vita alquanto parsimoniosa e ritirata, circondato da amici umili ma fidati: o' scupatore, o' portiere, il poèta, la domestica a mezzo servizio Rachelina, la burbera moglie, la figlia Aspasia detta Patrizia che combina il "guaio" malgrado gli studi universitari e il fidanzato architetto di professione disoccupato.
Nella vita, a suo modo perfetta, del professore capita però un incidente di percorso: l'arrivo di Cazzaniga, vicedirettore dell'Alfa Romeo e "lumbard". Ma dopo alcuni screzi Bellavista inserirà a pieno titolo il meneghino tra gli "uomini d'amore" (persone di cuore secondo una sua personale teoria).
Diviso in scenette collegate tra loro il film è un prodotto godibile, grazie anche alla professionalità e all'innata bravura recitativa che da sempre contraddistingue la scuola attoriale napoletana.
Memorabili tra le tante: la scenetta del cavalluccio interpretata da Riccardo Pazzaglia, a simboleggiare la mania di fare capannello e di ingigantire degli episodi tipica dei napoletani e di molti meridionali; quella del lotto interpretata dalle sorelle Fumo (all'epoca della pellicola già anziane, ma a suo tempo apprezzate interpreti di molte commedie eduardiane); quella dell'assistente alla fotografia (un poveraccio si inventa assistente alla macchinetta dell'autoscatto per raggranellare qualche lira) e quella del pregiudicato esperto degli uffici giudiziari che da' indicazioni tra due carabinieri, rigorosamente ammanettato.
Ancora attuale, è consigliato a nordisti e sudisti per passare un paio d'ore in allegria.
Messaggio finale altamente buonista: non farsi condizionare dai pregiudizi e imparare a comprendere i singoli individui prima di ogni cosa.
Commenta la recensione di COSI' PARLO' BELLAVISTA sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 25/10/2010 16.04.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio