Voto Visitatori: | 6,45 / 10 (84 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,00 / 10 | ||
"Edge of Darkness" è la riduzione cinematografica di una pluripremiata serie televisiva di sole sei puntate, che fece furore in Inghilterra nel 1985.
Martin Campbell, già regista della citata serie, dirige questa pellicola con mano sicura e con uno stile personale, raffinato ed intelligentemente asciutto, servendosi di un adattamento scritto da William Monahan, già premio oscar per la sceneggiatura non originale di "The Departed" (2006).
La vicenda narrata è elementare quanto efficace. Thomas Craven (Mel Gibson) è un detective della squadra omicidi di Boston, cui viene assassinata la figlia (Bojana Novakovic), proprio sulla soglia di casa, mentre sta uscendo insieme col padre. Il killer grida soltanto il cognome della vittima prima di premere il grilletto del fucile. Per questa ragione gli inquirenti reputano che la vittima designata fosse Thomas Craven e non la figlia. Questa ipotesi, però, non convince Craven che incomincia a condurre un'indagine privata che lo trascinerà all'interno di una spirale di cospirazioni, accordi economici e collusioni politiche.
Il ritorno di Mel Gibson davanti alla macchina da presa è assolutamente convincente. La sua interpretazione di un uomo che è libero di agire come meglio crede, perché ormai non ha più niente da perdere, è perfetta.
Ottimo anche tutto il resto del cast artistico, ma negli Stati Uniti, ormai è noto, c'è un sottobosco di attori, di figuranti e persino di comparse che non hanno niente da invidiare ai più acclamati attori europei.
Eccellente Danny Huston nel ruolo dell'abietto e vigliacco Jack Bennett. Caratterizzazione che però rischia di cucirglisi addosso dopo un film come "The Constant Gardener" (2005).
Ottimo anche il versatile e raffinato attore britannico Ray Winstone nel ruolo di Jedburgh, epigono Joubert sorretto da ideali differenti dal denaro.
Le tematiche affrontate sono di impianto classico e volutamente politicizzato. Il film rappresenta l'attuale orientamento politico del governo degli Stati Uniti in perfetta antitesi con le scelte, economiche, energetiche, sociali e belliche compiute dalla precedente amministrazione.
Benché la storia non presenti nessun elemento di novità e scarsissime sorprese, il ritmo narrativo è incalzante e assolutamente dedicato alla rappresentazione della violenza tipica dei film di Campbell, così già limpida e ialina nel suo "Casino Royale" (2006). Si tratta di una violenza asciutta, mai fine a se stessa e rigorosamente teleologica. Fra tutti gli espedienti mortiferi cui la cinematografia ha abituato il pubblico, quello più audace, almeno secondo Torin Thatcher, è "quello della macchina" ossia dell'investimento automobilistico. In questa rapidissima sequenza, la regia di Campbell si scatena in tutta la propria potenza. Visto la maestria e la fantasia visiva di cui è dotato questo bravo regista ci si rallegra che sia stata affidata a lui la direzione di "36", remake americano dell'ottimo "36, Quai des Orfèvres" di Olivier Marchal.
I dialoghi sono funzionali allo svolgimento dell'azione ed arricchiti di numerosi frasi ad effetto e di facile presa sul pubblico. Perfettamente integrate alla trama, esse non sono mai un inutile orpello.
"Edge of Darkness", nonostante le pretese sociali e politiche che vanta, è un film di puro intrattenimento, in cui i momenti di azione sono concentrati in pochi singoli istanti che si alternano a lunghe pause di riflessione.
L'escamotage narrativo attraverso cui si trasmettono al pubblico i dialoghi fra Craven e la figlia deceduta è eccellente e presenta quella sottile tristezza che permea l'intera pellicola.
Il trauma che segue ad una grave perdita, il senso di abbandono, la rabbia e la sete di giustizia che si sfoga in una nemesi mai consolatoria, lasciano presto posto ad una struggente malinconia che accompagna lo spettatore in un lungo tunnel che sfocia in quella stessa luce salvifica ed assolutoria in cui si dissolve anche il ricordo di Thomas Craven.
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Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli - aggiornata al 24/03/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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