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Tsotsi è un giovane teppista e fa parte di una delle bande che controllano i ghetti di Johannesburg, accetta la violenza che lo circonda come qualcosa di naturale. Un giorno però incontrerà l'opportunità di salvarsi e redimersi nelle spoglie di un bambino che vede sul sedile posteriore dell'auto che ha rubato.
E' la storia della povertà, della disillusione e della sofferenza ma una storia in cui attraverso la speranza e la ricerca di un motivo per vivere è possibile avere un futuro migliore.
Possiamo paragonare questo film al "Cidade de Deus" di Meirelles per la sua tematica: difatti ci porta in una delle zone più povere e miserabili della città sudafricana, popolata da bande prive di coscienza e gremite di crudeltà.
Tsotsi (che significa gangster nello slang dei ghetti), interpretato da un bravissimo esordiente Presley Chweneyagae, è cresciuto da solo dopo essere scappato da casa lasciando una madre malata ed un padre crudele per entrare a far parte del gruppo di bambini senzatetto e senza regole che crescono nelle strade, bambini nascosti agli occhi del mondo, bambini senza legami con il passato o piani per il futuro.
Il protagonista diventa un leader marcato dall'istinto, non sente compassione per nessuno; è un giovane criminale simile ad una bomba pronta a scoppiare alla minima provocazione.
La sua vita cambierà completamente quando una notte, dopo aver rubato un'auto e sparato ad una donna, sequestra senza volere un bambino, abbandona l'auto e senza sapere cosa fare del neonato lo porta a casa sua e lo nasconde.
Confuso inizialmente e senza sapere cosa fare, Tsotsi inizia a sviluppare un affetto per il piccolo che lo fa sentire al tempo stesso felice e vulnerabile, cosa non ben vista nel suo ambiente delittuoso.
Cerca di prendersi cura, nel limite del possibile, del bimbo e obbliga una ragazza madre ad allattarlo, e sarà lei che gli insegnerà che essere padre è più complicato che rimanere semplicemente con un bambino.
Inizia così una lotta interna tra rifiutare il suo istinto criminale e la voglia di fare qualcosa di giusto per la prima volta in vita sua, ma una serie di fatidici eventi porteranno la storia ad una drammatica conclusione, senza tralasciare il messaggio positivo di salvezza e speranza attraverso la trasformazione del protagonista.
Johannesburg è una città molto dura dove non è facile sopravvivere, è una città delineata dalla violenza e povertà. Gavin Hood ha deciso di mostrare la faccia meno piacevole dei sobborghi sudafricani. E' una storia cruda e brutale che si sviluppa a ritmo della musica "kwaito", l'hip hop delle periferie sudafricane, mostrando la vita estrema di un ragazzo durante sei giorni nella patria di Nelson Mandela.
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Recensione a cura di Gabriela - aggiornata al 29/06/2006
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