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Una stravagante banda di prof universitari, paleontologi e poliziotti, si avventura alla ricerca del mostruoso coccodrillo che abita il lago di Maine e che ha appena sbranato un etologo. Inizialmente vengono a scoprire che nel posto abita solo una signora anziana vedova, anche questa figura molto bizzarra, che si scoprirà poi essere allevatrice e amica dell'alligatore, tanto da portargli in pasto parte del suo bestiame.
Intanto l'equipe si cimenta nell'impresa di catturare vivo l'animale, anche a costo di rischiare la propria pelle ed usando i mezzi più strani per attirarlo (una vacca, un elicottero e dei sedativi).
Steve Miner, già regista di due episodi della saga "Venerdì 13", dirige un B-movie con caratteristiche anni 80, mischiando l'elemento horror (splatter) a quello ironico, come aveva già fatto con il film più vecchiotto "Chi è sepolto in quella casa?". Il soggetto a cui attinge però non è nuovo, anzi "Lake placid" si inserisce in un lunga catena di "beast movie", che conosce il suo inizio proprio negli anni 80, con il film "Alligator" di Tom Lewis. Non si può poi negare che Miner si rifà a pellicole recenti come "Anaconda" (1997), altro thriller ben confezionato del regista Luis Llosa. Da notare infine che l'idea di Steve Miner costituisce la base, l'incipit di una saga composta da quattro capitoli, tutti diretti da registi diversi e che la moda del "coccodrillo freak" si diffonde proprio sulla "scia" del suo successo, con film quali "Supercroc" e "Crocodile".
Senza dilungarsi sulla storia cinematografica di questo genere, che certamente ha un fascino particolare, si può dire con tranquillità che l'intento del regista, quello di intrattenere, sia stato raggiunto con voti discreti. In effetti "Lake placid" riesce a coinvolgere, a divertire e a far ridere in molte scene, riuscendo a costruire dei personaggi macchietta (l'anziana ed Eric), che - ad ogni comparsa - risultano gradevoli, spiritosi e comici.
Di momenti di vera tensione ce ne sono pochi, anche durante le immersioni in acqua, l'angoscia e la "suspense" vengono meno, pur avendo come sfondo una bellissima (ed inquietante) location (con splendide inquadrature del lago).
Il coccodrillo, realizzato da Stan Winston, è molto realistico e comunica una giusta dose di inquietudine nella parte centrale, anche se in certi frangenti si tifa proprio per lui (davanti l'insensibilità spesso di chi lo vuole catturare e rendere domestico). E' decisamente gradevole il fatto che, per la prima volta, l'animale non viene rappresentato esclusivamente come un mostro da "braccare", ma viene anche visto nell'ottica ecologistica di chi lo vuole salvare e ci tiene al suo bene. Sono interessanti poi gli approfondimenti sulla sua storia nelle varie culture, il suo valore sacrale e divino nella civiltà egizia, per esempio, che rimanda a tempi remoti e stuzzica l'attenzione dello spettatore.
Nonostante la sceneggiatura si prenda spesso eccessive libertà, costruendo una storia che ha fattezze inverosimili, si può avvertire non solo un senso profondo di piacere e soddisfazione verso la fine, che mette in scena una situazione grottesca e comica, con la stupenda colonna sonora "If is love" di Bob Marley.
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Recensione a cura di dubitas - aggiornata al 11/06/2013 16.05.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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