Voto Visitatori: | 6,00 / 10 (4 voti) | Grafico | |
Tratto dal romanzo omonimo di Francesca Muci e opera prima cinematografica della medesima autrice, il film ruota intorno ad un assioma banale: non esiste l'Amore assoluto, ma esistono gli amori che prescindono da ogni romantica fantasticheria. A questa conclusione giunge la protagonista della storia, la trentacinquenne Elena, una donna nevrotica e spigolosa, tutta presa dalla sua solitudine e dal suo sia pur appagante lavoro.
Un incidente la porrà davanti a due incontri: quello con una diciottenne petulante, invadente, trasgressiva e altrettanto sola e la contemporanea conoscenza con un francese ormai maturo, brizzolato, glaciale, fermo e apparentemente paziente. Insieme a loro Elena sperimenterà sensazioni e situazioni fino ad allora impensate e finalmente saprà rimarginare la ferita di una storia passata e dolorosa.
In bilico continuo tra passato e presente, con uso di flashback non sempre di immediata comprensione, il film è girato dall'esordiente regista con compìta sicurezza, anche se in maniera estremamente didattica: abbondano i primi piani, i passaggi tra una scena e l'altra risultano a volte troppo rapidi e (ma questo dovrebbe essere sicuramente voluto) c'è un indulgere eccessivo su alcuni momenti ambiguamente tentennanti tra sensualità e voyeurismo.
La scena lesbo tra Elena e Adriana, mai volgare e al tempo stesso lunga e ravvicinata, a cui si aggiunge la scena d'amore omosex tra l'ex di Elena e il suo partner, più sfumata perché più immaginata che reale, e gli altri momenti forti della vicenda, danno alla pellicola una connotazione di patinato romanzo con sfumature di soffuso erotismo. Elena, donna in cerca, confusa e infelice, tenta di risolvere il suo vissuto irrisolto, dedicandosi con forse troppa disinvoltura alle novità che i nuovi incontri le prospettano. L'aura fittizia della pellicola si mantiene anche con la relazione del tutto estemporanea che i protagonisti hanno con la loro città, Bari, inquadrata con precisione quasi documentaristica, ma del tutto passiva.
I personaggi della vicenda non hanno un accento (o meglio parlano pesantemente con l'accento dei loro luoghi d'origine) e abitano a Bari per sbaglio (anzi per molti aspetti sembrano del tutto fuori luogo).
Probabilmente la regista e autrice, più che all'interazione tra luogo e personaggi, si è soffermata sulla psicologia e sulla crescita spirituale delle sue creature, tradendo però una superficialità di base perché la sua Elena e il suo percorso non sono delineati efficacemente, lasciando lo spettatore freddo e perplesso sull' evoluzione e sulle scelte della protagonista.
Nonostante i limiti evidenti della trama, gli interpreti hanno fatto del loro meglio per entrare in parte. Anna Foglietta, protagonista assoluta della storia, risulta credibile soprattutto nei toni un po' sopra le righe che da' alla sua Elena perennemente in ansia e con una pena interiore ben celata. Altrettanto validi gli altri attori, compreso Giulio Berruti, nel ruolo del bel fotografo Marco, intrigante uomo oggetto. Una nota di merito va anche a Camilla Filippi, la strampalata amica Roberta affettuosa e leale secondo il classico canone dei romanzi rosa.
Da vedere se non c'è di meglio in giro o se si amano le storie da fotoromanzo.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 04/12/2012 17.44.00
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