Voto Visitatori: | 7,00 / 10 (9 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 6,00 / 10 | ||
Film del 1993 in lingua inglese (prima volta per il regista franco- canadese Denys Arcand), "La natura ambigua dell'amore" è tratto da una piéce teatrale di Brad Fraser, connazionale di Arcand: "Unidentified Human Remains and the True Nature of Love".
Di teatrale il film conserva la divisione in scene ed atti che vedono agire non più di tre personaggi per volta e la predominanza della parola sull'azione più tipicamente cinematografica, anche se la verbosità dei personaggi e la demarcazione netta delle varie sequenze si ritrovano spesso nella cinematografia di Arcand (si veda ad esempio "Il declino dell'impero americano").
Siamo a Montreal nei primi anni Novanta; il clima è cupo e inospitale quale potrebbe essere quello di una metropoli del Nord America. I protagonisti, giovani intorno ai trenta anni, portano tutti dentro una galleria di insoddisfazioni e ambiguità, tutti alla ricerca insensata di qualcosa, incapaci di vedere positivamente quello che effettivamente hanno.
C'è la prostituta d'alto bordo dal viso d'angelo, paradossalmente la persona più equilibrata del gruppo, sacerdotessa di riti a base di sesso e perversioni; c'è l'ex attore in bilico tra due diverse identità sessuali; c'è la maestrina lesbica innamorata e respinta; c'è l'adolescente inquieto.
Tutti questi personaggi mostrano la loro doppia natura, muovendosi in una città che inghiotte le loro aspirazioni per renderli anonime pedine; sono incapaci di cogliere il bello e sono prigionieri di un male voluto in parte da essi stessi.
Retto da una girandola di esterni e da dialoghi sapidi e veloci, il film soffre un po' per l'eccessiva lunghezza che a tratti lo rende noioso.
Eternamente in bilico tra dramma e commedia, la storia è costruita come un puzzle, con le varie sequenze in cui gli attori si ritrovano in gruppetti limitati mentre sullo sfondo si porta avanti una storia parallela, quella del serial killer di ragazze di misera estrazione sociale che finisce col coinvolgere in primo piano quasi tutti i personaggi principali.
Spiccano su tutti la figura di Benita, la dama della notte con facoltà medianiche, e quella del protagonista maschile David, il maudit cinico e ironico quanto basta.
Scopo del regista: mostrare al suo pubblico la decadenza morale del Nord America, facendo di Montreal il covo di perversioni di ogni tipo: l'ironia che lo accompagna in tutti i suoi lavori lo porta però ad uno sconcertante lieto fine aperto che stranamente lascia gli spettatori insoddisfatti, dopo aver tribolato per quasi due ore dietro ai problemi esistenziali di ciascuno dei suoi personaggi.
Pur essendo un passo indietro rispetto al precedente "Il declino dell'impero americano", "La natura ambigua dell'amore" rimane comunque un film da vedere soprattutto per gli estimatori di Arcand.
Commenta la recensione di LA NATURA AMBIGUA DELL'AMORE sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 05/09/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio