Voto Visitatori: | 7,99 / 10 (121 voti) | Grafico | |
Quando nel 1955, Vladmir Nabokov descrive Lolita come "la più bella ninfetta che Priapo potesse escogitare", così "infantile ed infinitamente adescante" emerge sottile nella sua luminosità, il sublime ritratto di una creatura quasi immortale, capace con un suo gesto di catturare il desiderio degli uomini, di invadere la loro mente con la possessione erotica, ma ben lontana dal più vago accento di volgarità: "vorrei descrivere il suo viso, il suo modo di fare... e non posso, perché quando mi è vicina il desiderio mi acceca...". Niente a che vedere con la moralità corrotta, con la perversione, con il solo sesso. E' la storia di un uomo che si innamora del suo desiderio, e di una bambina che lotta combattuta tra la propria sensualità travolgente, un'infantile curiosità per il gioco erotico e il proprio complesso edipico, la cui normalizzazione è stata lasciata scoperta dalla morte del padre.
Sette anni più tardi, lo stesso desiderio, lo stesso proibito amore per il bello, lo stesso commovente pathos, la stessa purezza di sentimento, viene potentemente sprigionata dalla pellicola di Kubrick.
Humbert Humbert, interpretato da un passionale James Mason, lo stesso fascino europeo che traspare nel libro, lo stesso pacato modo di guardare e di camminare, lo stesso celato tumulto interiore, quasi per caso posa gli occhi sulla stessa ninfetta, la stessa Lolita che Nabokov aveva tratteggiato così superbamente, la giovanissima e straordinariamente brava Sue Lyon, che solleva uno sguardo consapevolmente sensuale ed intrigante verso colui che sta in quel momento struggendosi di desiderio per quelle sopracciglia appena inarcate.
La vicenda è ormai leggenda: l'intellettuale cinquantenne Humbert Humbert bussa alla porta di casa Haze, nella cittadina di Ramsdale, New Hampshire; a riceverlo la fastidiosa e lacrimosa Charlotte, interpretata da una credibilissima Shelly Winters. Lui vorrebbe un appartamento, lei un nuovo marito. Lei ha una deliziosa, aizzante, meravigliosa figlia, sdraiata nel giardino; lui, da quel momento, per starle vicino farebbe qualunque cosa, anche sposarne l'insopportabile madre...
Kubrick avvolge lo sviluppo della trama attraverso un'istrionica commedia nera, sorretta anche dalla mirabile recitazione di un giovane Peter Sellers, nella parte di Clare Quilty.
Lolita rappresenta l'amore fuori dal tempo, non si tratta di un film erotico, così come non lo fu il libro, benché ne dicano generazioni di puritani che vi leggono corruzione e perversione, ossessione sessuale, scandalo o ancor peggio ottimo modello da ricreare e rivendere a ventenni davanti alla televisione. Non c'è niente di sporco, al di sotto dell'immediata evidenza. Il cinquantenne non è corruttore, ma paradossalmente vittima, tormentato dal senso di colpa, e dal desiderio di veder ricambiato il suo struggente amore, non è in realtà, in questo, diverso da un padre innamorato della propria figlia, terrorizzato all'idea che lei lo lasci, mentre questa è a sua volta a lui legata da un moboso, ma naturalmente edipico desiderio di seduzione, ovviamente non profondo, e soprattutto non eterno. La dodicenne è adescatrice troppo consapevole per esserlo davvero, troppo bella e sensuale per capirne le conseguenze, troppo sola per scappare da un gioco che ha smesso di divertirla.
Commenta la recensione di LOLITA sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di Baba o'Riley - aggiornata al 26/11/2003
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio