Voto Visitatori: | 6,38 / 10 (8 voti) | Grafico | |
Anni Sessanta: il discusso sex symbol Rock Hudson fino ad allora interprete di film di genere drammatico- sentimentale, giunto alla fatidica boa dei quarant'anni si ricicla nel genere commedia rosa accanto a una quasi coetanea fino ad allora definita "fidanzata d'America": la bionda Doris Day, vergine di ferro alla cui virtù attenta il playboy finendo inevitabilmente con l'impalmarla.
"Non mandarmi fiori", firmato da Norman Jewison, è il terzo film della premiata coppia.
Stavolta Hudson non è il solito dongiovanni incallito ma il marito fedele di Doris, affetto da ipocondria. Una diagnosi sbagliata gli fa pensare di essere in fin di vita dando la stura a una serie di equivoci senza fine.
Ai due protagonisti si aggiunge Tony Randall, brillante caratterista degli anni Sessanta-Settanta abbastanza onnipresente nelle commedie del periodo, più un manipolo di attori che per loro caratteristiche fisiche o interpretative risultano intercambiabili nelle pellicole girate all'epoca.
La commedia ironizza sulla diffusione eccessiva dei farmaci da banco e sulle manie della media borghesia, con un livello di vita sicuramente elevato, ma stressata a causa dei ritmi imposti dalla vita moderna. Si prende in giro anche il maschio americano o vitellone senza cervello, come il ricco petroliere scelto da Hudson come eventuale futuro marito di sua moglie.
La donna, ovviamente casalinga, è moglie fedele ma un po' capricciosa, brava donna di casa coadiuvata dagli amici elettrodomestici e sempre truccata, pettinata e vestita a puntino.
Non manca l'amico di famiglia, spiritoso e un po' sfigato, il medico professionale un po' buffo e il datore di lavoro burbero.
Di origine teatrale, tratto da un soggetto del 1960, il film ha una partenza vivace come tutte le pellicole del genere rosa che furoreggiavano nei primi anni Sessanta e si apprezza per la carica di autoironia dimostrata da Hudson il quale, pur nascosto in un fisico possente, gioca con le manie tipiche dell'ipocondriaco sconfessando il ruolo di macho che gli era stato attribuito (piccolo tentativo di outing?).
La Day, da par suo, è semplicemente se stessa: in tutte le pellicole che la vedono protagonista il ruolo è più o meno simile eppure con la sua bravura riesce a fare di ogni film una storia a parte. Deliziosa anche la canzone che da' il titolo al film, "Send me no flowers", cantata dall'attrice protagonista.
Sicuramente datato, è raccomandato per la brillante recitazione dei vari interpreti. Imperdibile se si ama il genere.
Commenta la recensione di NON MANDARMI FIORI! sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 19/01/2012 17.20.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio