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Tratto da una commedia di Aldo De Benedetti, il film ispirò nel 1980 la pellicola "Non ti conosco più amore" interpretata da Monica Vitti e Johnny Dorelli.
"Non ti conosco più" esce nelle sale nel 1934 con la regia di Nunzio Malasomma, abbastanza noto all'epoca, e vede come interpreti principali una giovane Elsa Merlini, affiancata da Enrico Viarisio e da un giovanissimo e non ancora all'apice della popolarità Vittorio De Sica. La durata della pellicola è di poco più di un'ora, secondo il costume dell'epoca, ma anche perché riprende in toto il testo teatrale dell'autore De Benedetti.
Pieno stile "telefoni bianchi" con protagonisti appartenenti all'alta borghesia che vivono in ville maestose e sono circondati da una servitù efficiente ma al tempo stesso pettegola e solidale.
La protagonista Luisa, pur appena venticinquenne, è sposata già da cinque anni a un uomo che sembra molto più anziano di lei ma, sia fisicamente che nel modo di essere, agli occhi di uno spettatore di oggi potrebbe tranquillamente passare per ultraquarantenne. Luisa è una donna bisbetica e insoddisfatta (secondo l'ideologia "misogina" del regime fascista) mentre il consorte, che non manca di concedersi qualche spasso con la disponibile segretaria, sembra una vittima predestinata.
Commedia degli equivoci alla francese basata sulla presunta amnesia di Luisa, che improvvisamente non riconosce più il legittimo consorte e pretende al contrario di essere maritata al giovane clinico che suo marito ha chiamato per determinarne la patologia.
Tutto si gioca (come in molte commedie) nel giro di una giornata in una girandola di fraintendimenti (la zia della "smemorata" che non conosceva il marito della nipote vorrebbe che questi impalmasse sua figlia) che vedono giganteggiare la Merlini mentre i due attori protagonisti hanno un po' il fiato corto per stare al passo.
Film da riscoprire che da un lato mantiene ben saldi i canoni fascisti (donna sposata giovanissima, di cattivo carattere perché ricca e quindi nullafacente; uomini fragili perché appartenenti all'alta borghesia; servitù vivace), ma al contempo è brioso e, malgrado la recitazione d'antan, risulta di una spassosità intelligente.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 16/07/2013 15.34.00
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