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Il grande successo del precedente film "La principessa Sissi" indusse Mariscka e la produzione a girare immediatamente un sequel, del resto già auspicato e largamente annunciato nella colossale scena finale del matrimonio imperiale. "Squadra che vince non si cambia" e così, con un cast pressoché identico, nel 1956 esce "Sissi, la giovane imperatrice".
Stavolta la location è per gran parte in Austria, negli interni del palazzo imperiale, ma non mancano gli splendidi paesaggi e in particolare i panorami montani esaltati dal colore.
La giovane Schneider inizia a volare da sola rubando la scena a tutti e relegando a poche comparsate sua madre Magda, molto più presente nella prima pellicola, mentre il coprotagonista Bohm continua a recitare rigidamente come da protocollo, destinato – ahimè - a un poco luminoso avvenire cinematografico. I personaggi comici che tanto avevano divertito nel primo film hanno sempre i loro siparietti, dal padre dell'imperatore simpatico finto sordo al colonnello delle guardie imperiali goffo e sfortunato dongiovanni, che qui vive praticamente una storia a parte incastonata in quella principale.
La storia inquadra i primi anni di matrimonio di Sissi, la prima gravidanza e il difficile rapporto con la suocera, dipinta come un'autentica villain nel racconto.
E' paradossale come questa storia, parlando della giovane imperatrice austriaca, anticipi per analogie la vicenda umana vissuta cento anni dopo dalla principessa inglese Diana Spencer, anche lei oppressa dalla suocera, la regina Elisabetta II d'Inghilterra. Il film infatti dipinge la giovane donna come una outcast, un'aliena nella Corte, quest'ultima rigidamente legata al cerimoniale spagnolo e poco propensa alle ribellioni e alla voglia di libertà mostrate da Sissi.
Ovviamente, appoggiando in toto le ragioni di Elisabetta di Baviera, si crea una divisione netta tra l'imperatrice Sofia, rea di non aver cuore, e Sissi - che è invece buona, gentile e piena di vita - mentre ancora una volta Francesco Giuseppe ne esce con le ossa rotte, succube di sua madre, innamorato di sua moglie ma prigioniero di quella ragion di Stato di cui è simbolo proprio l'augusta imperatrice Sofia.
A differenza del primo film, più glicemico di una torta glassata, il secondo episodio del ciclo dedicato a Sissi è più malinconico. Non mancano le tristi considerazioni, dirette o indirette, su quanto sia complicata la vita dei potenti, sempre stretti tra le ragioni degli altri e i cerimoniali, impossibilitati a una vita normale e rilassata pur tra agi e comodità impossibili per chiunque all'epoca.
Proprio questa considerazione dovrebbe scacciare l'accostamento tra Sissi e l'ideale romantico poiché il film, pur mostrando incantevoli scenari e abiti magnifici, sottolinea ed evidenzia l'infelicità a cui i potenti sono destinati esaltando invece le gioie della vita borghese o proletaria (l'agricola pius di virgiliana memoria e il mito arcadico sono un buon esempio).
Di grande successo in Europa ma non distribuito nei paesi di lingua inglese, forse a causa dei – allora recenti - dissapori bellici, "Sissi, la giovane imperatrice" può essere letto, tralasciando le mille licenze che regista e sceneggiatore si sono presi, come un documento della vita imperiale e ha contribuito a creare due miti: quello dell'imperatrice infelice e quello della sua bella e brava ma altrettanto inquieta interprete. Da vedere quindi ma con un dovuto giudizio critico.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 03/03/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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