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Una seconda possibilità: chi almeno una volta nella sua vita non l'ha desiderata, cercata, patita. Quella possibilità che può cambiare un'esistenza, che non fa parte di quel destino, di quella realtà che ci è stata concessa.
"Solaris" è tutto questo. Due grandi del cinema come James Cameron (Titanic, Terminator II, Point Break) e Steven Soderbergh (Traffic, Erin Brockovich, Ocean's Eleven, Full Frontal) insieme in un progetto ambizioso, particolare.
Protagonista è George Clooney nei panni di uno psichiatra che, rompendo la falsa monotonia, corre in aiuto di un suo amico: parte per lo spazio per raggiungere un'astronave in orbita su un nuovo pianeta Solaris. Ma in quel paesaggio futuristico, metallico troverà solo confusione, sorpresa e morte. Di fronte ad un pianeta psichedelico George Clooney cercherà una soluzione a quello scenario fuori dal comune, combattendo contro un capitano che ha già sofferto e lottato con il suo io e contro il suo passato che ancora non è riuscito a perdonarsi. Quale sarà la sua scelta, quale la sua verità?
Solaris prima ancora di uscire nelle sale ha fatto scandalo per il nudo del protagonista maschile sex symbol e questo è un peccato perché conoscere un prodotto cinematografico solo per questo particolare non gli dà onore.
E' un film difficile da gestire, certe volte anche da seguire, lento, in alcuni punti pesante, ma in tutti quei momenti si riconosce la regia di Soderbergh che già con Full Frontal (una sorta di remake di Sesso, bugie e videotape, con personaggi come Julia Roberts, Brad Pitt e David Duchovny) aveva fatto discutere. Lunghe pause, interminabili e immobili silenzi che permettono allo spettatore di riflettere su cosa sta accadendo, di aspettare un balzo, un'azione, uno scontro che forse non avverrà mai.
Brava anche Natasha McElhone, un nome che può sembrare sconosciuto, in realtà l'abbiamo apprezzata in The Truman Show (interpretava il primo e forse unico grande amore mai dimenticato di Truman), Ronin e Killing Me Softly".
Solaris rappresenta ciò che siamo dentro, nel più profondo, disegna il nostro animo, i nostri pensieri, ci regala quella seconda possibilità a cui alla fine forse molti rinuncerebbero: ci rivela la brutale faccia della realtà.
Rientra in quel gruppo di film come Full Frontal, e un po' meno The Hours, che non tutti sono disposti ad accettare ed a gustarsi senza uscire dal cinema pensando di aver buttato all'aria i soldi del biglietto. Rientra in quei film d'autore da conservare e rivedersi perché molti sono gli interrogativi che vengono lasciati in sospeso, pochissime sono le spiegazioni che si è capaci di dare e resta un'unica domanda 'cosa avrei fatto io?'.
Un film da vedere, ma sconsigliato agli amanti del cinema più tradizionale e commerciale.
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Recensione a cura di Speedy - aggiornata al 23/12/2003
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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