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In Underground, di Emir Kusturica, si narra la storia di un folkloristico gruppo di persone, che durante la seconda guerra mondiale nella ex Jugoslavia, si rifugia in un ampio sotterraneo. Ignorando poi la fine della guerra, il gruppo dei personaggi continua ad abitare i bassifondi, intrecciandosi in varie vicende umane. E' sopratutto posto l'accento sul rapporto tra due uomini (il Nero e Marko) e una donna (Natalia) legati in un rapporto di amore-odio-amicizia, in maniera singolarissima.
Il film va visto come se si guardasse una fiaba. Ce lo dice anche, quasi in fondo, un attore presente ad un banchetto nuziale, parlando a noi spettatori direttamente in macchina, una scelta narrativa questa molta rara del cinema, se non in film della nouvelle vague francese (Truffaut, Godard, ecc.. ).
La storia-fiaba, scandita dalla musica forsennata di una banda di fiati che rimarrà impressa, narra in verità la storia degli ultimi 50 anni dell'ex-Jugoslavia, il paese del regista. Diviso in tre capitoli (guerra mondiale, dopo guerra, di nuovo la guerra) o se vogliamo, in tre atti (visti i ricorsi a teatro e set cinematografici che ricorrono), il film può ricordarne per certi versi anche un altro come Forest Gump di Zemeckis, anche esso con toni surreali, anche esso cavalcando vicende storiche estremamente tangibili. Questo parallelismo tra i due, è evidente soprattutto quando Marko è messo in mezzo a scene storiche della Jugoslavia, onorificato da Tito e il suo entourage, con un sapiente montaggio, come fu ancora più sorprendentemente per Forrest Gump insignito dal presidente Johnson, ed altri personaggi storici degli States.
Underground è sicuramente un bel film, popolato di molta simbologia, molte metafore.
Per accennarne alcune: due uomini che lottano per la stessa donna, potrebbero significare il contrasto che ha portato alla divisione della Jugoslavia; un forte mescolamento uomini-animali che compare nel film (c'è una simpatica scimmia che ricorre sempre), potrebbe far rifrettere sulla condizione di uomo-bestia o viceversa; tre matrimoni che ricorrono nel film, pongono sicuramente l'accento sul nucleo familiare, a cui il regista da molta importanza ed dal quale vuol partire per affrontare altri ideali; l'isolotto che nel finale si distacca (la Jugoslavia?); un uso delle telecamera che per molti personaggi è quasi sempre leggermente bassa (underground...), ecc...
Sono secondo me degne di nota in questo film molte scene, tra cui quella in cui, dopo un bombardamento, uno dei protagonisti si aggrappa piangente ad una croce scalcinata (come dire quasi, che Dio in guerra c'è sempre, ma ne esce provato anche lui...), con una carrozzina in fiamme che gli ruota attorno. E poi la scena, riconosciuta da molti come la più singolare: quella iniziale del film, allo zoo. Riguardo a questa, ho sicuramente una curiosità: come far "recitare" una papera bianca a far punzecchiare sul muso una tigre, assai irascibile? I misteri del cinema...
Lo consiglio.
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Recensione a cura di fromlucca - aggiornata al 17/02/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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