Trama del film Assassinio sull'orient express (2017)
Il baffuto detective belga, creato da Agatha Christie, riflessivo e ironico, ha la capacità di rendere rassicuranti racconti di delitti, tradimenti e varie nefandezze del genere umano. Nelle ricostruzioni di Poirot tutto diviene astrazione, una dolente riflessione sulla natura umana, una maniera unica di inquadrare vizi e virtù della borghesia.
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Bistrattare i remake è ideologia, ma non è un'ideologia folle o campata in aria, perché i tempi che corrono ci dicono che i remake sono praticamente sempre delle involuzioni dell'opera originali, generate da una politica "zero rischio" che impedisce di offrire nuove interpretazioni e nuove versioni, ad eccezione della più banale e della più dimenticabile. E questo discorso esula dall'intoccabilità dell'opera originaria o da quanto Kenneth Branagh continui ad essere inopportuno nel toccare continuamente il patrimonio letterario, non solo britannico ma mondiale. MURDER ON THE ORIENT EXPRESS fa svanire l'atmosfera esotica della prima parte e la sensazione di "custodia" che accompagna il resto del film. In più non da la soddisfazione di farci vedere gli indizi da vicino e partecipare all'investigazione nella sua lenta e contemplativa analisi: per quanto possa essere una soluzione, queste riprese dall'alto sembrano più il frutto dell'incapacità del regista di lavorare negli spazi angusti. C'è qualcosa che non va anche col timing giallistico: sembra che il caso venga risolto subito. Sì, questo film è una delle dimostrazioni dell'inutilità dei remake.