bande a part regia di Jean-Luc Godard Francia 1964
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bande a part (1964)

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locandina del film BANDE A PART

Titolo Originale: BANDE À PART

RegiaJean-Luc Godard

InterpretiAnna Karina, Claude Brasseur, Sami Frey, Jean-Luc Godard

Durata: h 1.37
NazionalitàFrancia 1964
Generenoir
Tratto dal libro "Bande à part" di Dolores Hitchens
Al cinema nel Settembre 1964

•  Altri film di Jean-Luc Godard

Trama del film Bande a part

Due poco di buono, Arthur e Frantz, convincono la bella Odile ad aiutarli a derubare il di lei vecchio zio. Ben presto, il sodalizio si tramuta in un triangolo amoroso...

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Voto Visitatori:   8,24 / 10 (21 voti)8,24Grafico
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Voti e commenti su Bande a part, 21 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  21/04/2015 17:02:39
   8 / 10
Il film che salvò la vita alla Karina, che influenzò il cinema di Tarantino, ed indubbiamente anche uno dei più riusciti esperimenti di Godard, non troppo inflazionato dal suo gusto per l'eccesso, sperimentazione centellinata, alternanza dei dialoghi con un minimo di senso costrutto, ambizioni che rasentano lo zero, lo scopo era farne un film di serie Z e come spesso accade dalle piccole botti esce il vino buono.
Persino nei cosiddetti 'momenti morti' cala l'asso di cuori, la madison dance come la definì la Karina è tanto superflua quanto magnetica, ripresa in Pulp Fiction è una delle più attraenti sequenze del cinema di Godard, fine amante della commedia musicale non disdegnava inserire degli intermezzi musicali, mi viene a mente il balletto della Karina in 'Questa è la mia vita' gli stessi Rolling Stones in studio utilizzati ne 'Sympathy for the Devil' parodia sull'estrema destra, Aznavour lanciato in un assolo nel bel mezzo de 'La donna è donna'.
Si respira un clima uggioso, fotografia in b/n, Karina provata in volto dalla depressione, dopo l'aborto e il matrimonio naufragato, la colse il mal di vivere, i tentativi di suicidio, settimane in clinica che ce la consegnano spenta, in affanno, e sembra che anche il regista per una volta serba pietà non volendo destinarla alla puntuale tragedia alla quale è sempre stata sacrificata nelle sue opere.

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/04/2015 17.06.46
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BlackNight90  @  27/03/2010 13:58:38
   9 / 10
Il miglior Godard assieme a 'Pierrot le fou'. 'Bande à part' è subito diventato un cult, citato fino alla nausea da Tarantino (che diede il nome omonimo alla sua casa di produzone) e altri registi.
Film che trova un perfetto equilibrio tra i momenti di incoscienza giovanile, spensierati e giocosi, dei protagonisti (parenti più giovani del Michel Poiccard di Fino all'ultimo respiro), e quelli tragici e cupi, culminati nel finale. Godard s'ispira come al solito ai film di serie b americani, ma lascia da parte il noir per concentrarsi soprattutto sul triangolo amoroso dei tre giovani, ognuno diverso dall'altro per la propria psicologia e il proprio carattere ma accomunati dallo stesso smarrimento e disagio: il regista ce li presenta, offre la sua voce per parlarci di loro (il 'minuto di silenzio' totale è un modo per sentirci in qualche modo partecipi delle loro sensazioni), apre parentesi descrittive e subito le richiude per lasciar parlare le immagini. Godard film dei pezzi di vita vissuta fino all'ultima goccia di energia vitale, tra situazioni così grottesche da essere reali, e viceversa.
'Bande à part' è un ottimo esempio dell'estro di Godard, di un regista così innovativo e importante da poter quasi essere definito geniale.

2 risposte al commento
Ultima risposta 29/03/2010 00.37.35
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Mr.619  @  09/07/2009 15:18:52
   9½ / 10
Dopo aver visionato e compiuto una minuta autopsia di questo drammaturgico ed afflatante affresco romanzesco, sono giunto alla conclusione ( già pensata e dibattuta all'interno della mia anima vegetativa ed intuistico-intellettuale) che Godard non è un regista, nè un cineasta che dirige pellicole, scrive sceneggiature e parla agli attori: egli è un artista, il dipingitore amanuense ed elegante di una galleria indescrivibile nelle sue annotazioni uniche e principali di quadri letterari e (non) cinematografici, che portano al limite estremo la loro cognizione e memoria assoluta."Bande a part" ( nella mia esegesi interpretativa, una vera e propria "banda oscillativa a parte", muove il cardine aulico della sua stessa "weltanschauung" intorno alla bellissima "ancilla" Odile, che, nell'enigmatico gioco fisico-matematico propinato dal regista, è una metempsicosi (illusoria) litotica della patente "kineseos noesis" illuscente la sua luccicanza egoista nella superficie di riflessione ed inflessione del cineasta-poeta.Conseguentemente, la prima scena in cui ella compare è ambientata in una lezione d'inglese, dove lo "xenos", dis-comprensione elegitiva obstante l'area cinesensitiva dello sguardo opico ed opale, si fonde in reazionario matrimonio psicocollettivo con le sensazioni attrattive ed agenti avvertite dalla protagonista ( rapporto uomo/donna, cinema/realtà, che troverà maggiore esplanazione altrove).Ma, naturalmente, quando si assiste ad un'opera proveniente dal "bonum ingenium" del francese Godard, tutto il resto, compresa la stessa storia, subisce una dissoluzione invertita, quasi che soltanto nella sua accezione di spontanea conclusione ad un ragionamento eccellente artistico-realistico si potesse vedere la sua vera natura plottistica.Difatti, ho scorto nella segmentizzazione delle parti storiche della trama una sorta di concezione "climaxista discendente" del cinema: in un primo momento, come "sciarada" apartativa, che, quantunque dolce ed ontologicamente concepibile, non può essere inserita sul contesto nominato, ma sub-inerito; poi, l'(im)possibilità biocinecratica di sintropocronizzazione "adversus secum" ( esempio manifesto è il delirante fotogramma al bar durante un minuto di silenzio dinamico); infine, la dolevole filonesesi accipibile della vita, la quale, essendovi l'amore, può rendersi con un'opportuna metamorfosi semplicemente "filìa".Perchè un tassello della verità archetipica può essere mutuale al concetto originante feconde suggestioni compienti e strutturanti innati legami inter(con)testuali dalle nebulose luminiscenze telenergiche.

5 risposte al commento
Ultima risposta 11/11/2014 21.08.42
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  06/02/2008 20:01:34
   9 / 10
Tutto si svolge (così come in "Fino all'ultimo respiro") con un ritmo vorticoso e incalzante, iniziando con un tono scanzonato e giocoso per poi terminare in tragedia, e sempre sospeso in un clima surreale. Oggetto della trama è la concertazione di un piano di rapina e la sua messa in opera. I compilci di questa macchinazione sono tre "individui": Frantz, Arthur e Odile. Durante la narrazione delle loro azioni, Godard sembra soffermarsi e porre l'accento sulla mutevolezza e sulla caducità dei sentimenti umani, sull'instabilità e precarietà dell'andamento delle cose in virtù sia di un Fato imprevedibile sia della imperscrutabilità della natura dell'uomo. Anche lo stesso concetto di complicità viene messo in discussione attraverso lo sguardo del regista che indaga e scandaglia l'animo dei tre protagonisti, disvelandone un drammatica distanza: emblematica, a tal riguardo, è la frase con cui Frantz spiega a Odile come tutte le persone non sembrano "amalgamate" tra di loro, ma al contrario procedono per direzioni divergenti.
Si tratta di un grandissimo esempio di nouvelle vague, della quale il film in questione contiene tutti gli elementi più tipici. A questo proposito va segnalato il momento strepitoso del balletto dei tre protagonisti, interrotto dalla voce narrante che ne illustra i pensieri, dando l'idea di come gli stessi, pur impegnati insieme nell'atto della danza, siano mentalmente distanti gli uni dagli altri. O ancora la scena del silenzio in cui improvvisamente la musica del juke-box cessa di risuonare, sentendosi soltanto il brusio di sottofondo del bar ("un minuto di silenzio può durare un'eternità, se ben fatto" ). Non mancano neanche le situazioni paradossali tanto care a Godard (e che in "Week-end: un uomo e una donna da sabato a domenica" trovano il loro culmine): quali la lunga sparatoria, la finta morte della padrona di casa, Odile che dà da mangiare ad una tigre.
Memorabile è la sequenza della metropolitana: Odile che guarda il passeggero assorto chiedendosi perchè sembra così infelice, e Frantz che le risponde spiegandole che il modo in cui noi giudichiamo una persona non dipende da come essa è effettivamente bensì dalla nostra rappresentazione di essa, dal modo in cui ce la figuriamo: concetto pirandelliano che viene illustrato con un esempio eccezionale (quello della scatola da regalo). Sempre nella stessa sequenza, mentre Odile intona una canzone, salta agli occhi il contrasto tra la scritta gigantesca LIBERTE' di un manifesto affisso sul muro della metropolitana e il barbone dormiente per terra: di qui la critica alla società capitalista e borghese, che verrà poi ripresa e meglio enucleata in "Week-end: un uomo e una donna da sabato a domenica".
Gli amanti della nouvelle vague, e in particolare di Godard, non possono assolutamente perdersi questa pellicola.

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Ultima risposta 06/02/2008 20.03.20
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Crimson  @  13/01/2008 15:44:21
   10 / 10
Bande a part, comunella: quando l'ingenuità di una ragazza e la sfrontatezza maldestra di due ragazzi scanzonati si uniscono in un quadro di bellezza rara, paradossale e grottesco.
Godard ha saputo stravolgere il genere noir quasi privandolo dei contenuti efferati, e arricchendolo con un singolare senso di 'fatalità' e dei personaggi che sembrano delle parodie di ciò che vorrebbero fare o sembrare. Non c'è austerità, quasi nulla è da prendere sul serio.
E così come il Michel di 'A bout de souffle' ecco tre personaggi maldestri e grotteschi, che più o meno consapevolmente vanno incontro ad una inevitabile resa dei conti col proprio destino. E' la mia triade cinematografica preferita questa che compone, tra l'altro, il mio film francese preferito.
La trama noir quindi anche in questo film è un 'di più', non il determinante.
Poi a mio modo di vedere pur nei loro punti d'incontro, i tre ragazzi sono assai differenti tra di loro circa l'attitudine e i sentimenti: se Odile mostra una genuina quanto debole spontaneità, i due approfittatori pur essendo accomunati dallo stesso desiderio (il denaro) provano comunque della reale attrazione per lei: ma se quella di Arthur è squisitamente fisica, per Franz non è esattamente la stessa cosa. Si tratta del personaggio più misterioso, si rivela man mano, e mostra un altro modo di vivere il sentimento.
Tuttavia anche se nella sequenza della rapina Arthur non si comporta esattamente da gentiluomo mettendo a nudo come il suo reale proposito passi al di sopra di tutto, anche di Odile, non riesco mai a valutare negativamente i due ragazzi.
A far sì che ciò accada sono tutti i momenti del film, e sottolineo la parola 'momenti'. Tutti estasianti, brillanti, cult o non cult non m'interessa poi molto, per me il film è davvero un capolavoro nella sua interezza.
Franz cerca di spiegare a Odile come alla fine l'amalgama non sia riuscita, come i personaggi di un gruppo finiscano sempre per andare ognuno per conto proprio. E Odile taglia corto, forse non ha davvero capito, e forse ha imparato davvero qualcosa da tutto il fattaccio, senza aver perso però la sua spontaneità e spensieratezza.
Sono umani e reali Franz e Odile, che provano dolore per ciò che è accaduto, un dolore trasmesso allo spettatore in modo dannatamente efficace, ma lenito dalla straordinaria pulsante vita che specialmente Odile sà trasmettere e in cui ti lascia trasportare. Con leggerezza, quella trasparenza che ha pochi eguali tra tutte le esperienze cinematografiche che ho mai fatto.
Le sequenze più famose sono la visita più veloce della storia al Louvre e il balletto, che Tarantino ha riproposto in 'Pulp Fiction' (cambiano alcuni movimenti ma il balletto è quello), così come tantissimi altri aspetti legati al film (da l'auto che compare in una scena di 'Kill Bill vol.2' al nome della propria compagnia).
La scena in cui Odile canta la canzone sull'autobus poi è qualcosa di veramente magico.
Grazie Zoe.

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Ultima risposta 13/01/2008 15.50.18
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G.D.S.  @  03/03/2007 11:53:41
   10 / 10
Uno dei miei film preferiti in assouto!

il Godard del suo periodo d'oro riesce a trasformare un romanzetto pulp
in qualcosa che (sempre + raramente nel cinema) può essere considerata arte assoluta...

1 risposta al commento
Ultima risposta 08/06/2007 14.01.13
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