betty (1992)

L'argomento è ostico, le situazioni strazianti, il personaggio della protagonista lo si può tranquillamente definire dannato: tutti elementi che donano all'opera di Chabrol un taglio a dir poco morboso, finanche pruriginoso quando scandaglia alcuni comportamenti di una donna che coi suoi difetti cerca semplicemente un posto nel mondo. Ma anche se la Trintignant è eccezionale nel farci vivere il suo malessere interiore la pellicola resta ancora abbastanza in superficie nella sua critica alle convenzioni borghesi, aggrappandosi tra l'altro a troppi flashback per spiegare i traumi passati della protagonista. L'ennesima grande direzione d'attori non deve ingannarci; resta un film non completamente riuscito.

Non mi ha preso come altri Chabrol

Come sempre un finale un po' spiazzante, oramai mi ci sono abituato con questi francesi old style di classe. Il film non è malaccio, anche se a ritmo piuttosto pacato, racconta le vicende dell'alcolizzata Betty. Piuttosto lineare nell'andamento, con continui flashback, brava la Trintignant e come detto un bel finale, che lascia riflettere. Come sempre Chabrol non stecca, anche se mi ha preso meno di altri.

Chabrol/Simenon. Non ho letto il romanzo ma non fatico a credere che Chabrol ne abbia colto in pieno l'essenza.
è un film complesso, difficilissimo da girare visto che racconta l'universo Betty (e un intero universo femminile) mettendo i flashback in secondo piano e usandoli in modo anticonvenzionale. Superbo il montaggio della parte finale, ottimi gli interpreti su cui spicca, inevitabilmente, la sfortunata Marie Trintignant.
Quasi un saggio di regia cinematografica.
Ma troppo pesante, ricercato, seppur affascinante nell'esposizione di un carattere cannibale come quello di Betty: che non a caso, sul finale, fagocita la vita di chi ascolta e ha visto la sua storia. Giustissimo, no?

Buon film, consigliato.

La disperazione e il fallimento di una donna inadatta ai dettami comportamentali borghesi.

Interessante opera di Chabrol, un dramma femminile analizzato in maniera efficace, personaggi ben caratterizzati, specie la protagonista.

Tratto da un romanzo di Simenon, uno dei più grandi scrittori francesi contemporanei, Chabrol trova l'occasione di rituffarsi ancora una volta nel mondo infetto della classe borghese, da cui l' irrequieta protagonista della storia viene letteralmente sbattuta fuori. Pur se inizialmente stordita e senza prospettive, una volta ripresasi non rimpiangerà poi molto ciò che è accaduto.
Ma fino a qui siamo solo al prologo del film, perchè dopo la vicenda diventa più personale ed è tutta incentrata sul rapporto tra Betty ( impersonata da una rimpianta Trintignant ) e la filantropica donna ( la Audran ) che la tira fuori dal dramma che l'ha colpita e che ascolta e comprende il suo infelice passato. Ingiustamente ritenuto da molti un minore del Maestro francese, io l'ho invece trovato notevole e in certe scene pure impeccabile.

Film molto coerente e attuale. Un grande Chabrol psicanalista.