Cacciata da casa dalla matrigna, Biancaneve, trova ospitalità nella casa dei sette nani ma la matrigna invidiosa della sua bellezza, si trasforma in una vecchia strega per perseguitarla..
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In un mondo pluritollerante si può accettare anche che una ragazza aspetti qualcosa di "nuovo", il "principe azzurro"? La risposta dovrebbe essere "sì", ma per qualche ragione si preferisce il "no", come se si trattasse di un comandamento biblico o un assioma inaccettabile. La fiaba di Walt Disney, delicatamente e sapientemente aggiustata da un racconto truce dei Grimm affinché diventasse il Classico per antonomasia, parla di una bambina, o poco meno che adolescente, che vive il passaggio dall'infanzia alla maturità dopo essersi brutalmente scontrata con la realtà, dove trovi persone che ti odiano, proprio come nei social network, quasi senza ragione. Il risveglio per bocca del principe rappresenta la riapertura al mondo, la fine della bambina e l'inizio della donna, pronta ad affrontare gioie e dolori assieme a chi l'ama veramente ed agli amici trovati lungo la strada. La cosa che m'ha sempre colpito della fiaba di WD è che il percorso verso la consapevolezza inizi sì, con la conoscenza del principe, ma che poi si sviluppi in modo del tutto indipendente da lui, attraverso le esperienze vissute dalla protagonista, dal terrore nella foresta, allo scoprire che dopotutto ciò che le appariva orrendo era solo dettato dalla sua paura, dallo scoprire amici in personaggi da sempre dediti al soddisfacimento di sé, che trovavano a loro volta un riferimento nella ragazza. Il suo essere retta non l'evita però lo scontro con una visione delle cose diametralmente opposta, impersonata dalla regina-matrigna. Questa usa le stesse armi per ingannare la ragazza, un'apparenza dimessa e innocua dietro al più grande pericolo: la distinzione del bene dal male è tutt'altro che facile! E' ciò a cui i giovani vanno ripetutamente incontro a quest'età: tutto è innocuo, salvo poi perderci la vita. Così capita a Biancaneve, e solo la potenza di una superiore Volontà, quella dell'Amore, le permette di chiudere i conti con il passato (il film non ci fa nemmeno sapere se sa che la regina è morta), e andarsene altrove, lasciando per sempre la casa paterna per costruire il futuro con chi si è scelta al suo fianco. La costruzione della propria personalità è l'esempio che io trovo più rappresentativo di "Biancaneve e i sette nani".