donne in attesa regia di Ingmar Bergman Svezia 1952
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donne in attesa (1952)

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locandina del film DONNE IN ATTESA

Titolo Originale: KVINNORS VÄNTAN

RegiaIngmar Bergman

InterpretiAnita Björk, Eva Dahlbeck, Maj-Britt Nilsson, Gunnar Björnstrand

Durata: h 1.20
NazionalitàSvezia 1952
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1952

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Trama del film Donne in attesa

Le mogli di quattro fratelli si trovano insieme nella villa di campagna della famiglia, in attesa dei rispettivi mariti, momentaneamente lontani. L'occasione si presta a confidenze e confessioni che le quattro donne si fanno parlando naturalmente soprattutto della loro vita coniugale. Emergono così tradimenti, incomprensioni, ipocrisie, ma anche qualche sprazzo di felicità. Nella villa c'è anche la sorella minore di una delle quattro, innamorata del figlio della più anziana.

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Voto Visitatori:   6,79 / 10 (7 voti)6,79Grafico
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Voti e commenti su Donne in attesa, 7 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  14/09/2020 02:11:58
   7 / 10
Tutti gli indizi che un film come KVINNORS VÄNTAN (Donne in Attesa) porta con sé, dalla narrazione atemporale, alla scelta di inquadrature pure ed evocative fino alla potente scrittura tragi-comica di semplici momenti umani, indicano un talento appena sbocciato, quello di Ingmar Bergman, anche se già da tempo stava cimentandosi con la psicologia e i turbamenti femminili e sicuramente riuscirà solo successivamente a creare personaggi veramente profondi e scene indimenticabili.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  09/11/2012 12:21:04
   6½ / 10
Ancora una volta Bergmann analizza i rapporti uomo-donna dal punto di vista femminile.
Quattro Donne attendono i loro mariti per passare un periodo di vacanza insieme.
Ma quella iniziale attesa gioiosa viene coperta dai racconti delle quattro protagoniste che si aprono tra di loro sviscerando i segreti della loro unione...
Tra tradimenti (Con il futuro Don Giovanni dell' "occhio del diavolo") e incomprensioni il regista sembra dirci che non esistono unioni felici che possano durare nel tempo.
Uno sguardo sicuramente pessimista ma con la solita classe del maestro.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  26/06/2011 00:24:06
   7 / 10
come sempre Bergman usa il mezzo cinematografico come voce dei suoi tormentati pensieri. Questa volta, non che ci stupisca, parla del matrimonio e della filosofia che racchiude. Bergman in tanti altri suoi film decide di parlare del matrimonio, ma questa volta lo fa tramite il lato interamente femminile. Decide di porre lo spettatore dalla parte delle protagoniste che hanno ognuna un'età diversa, ognuna con le proprie esperienze da raccontare (ed é qui che subentrano i Flashback). La morale che Bergman sceglie di lasciarci questa volta é che il tempo fa crescere ma se lo si lascia scorrere da se finirà tutto in un baratro di noia (ecco il perché della scelta statica delle donne sedute al tavolo di sera) e che solo quando si é giovani, inconsapevoli, ingenui, ancora con la forte voglia di vivere si é pronti a credere ancora nell'amore (incarnato dalla ragazza).

BlackNight90  @  02/05/2011 01:05:22
   6 / 10
Bergman veste qui i panni femminili ma sembra che non siano della sua misura, troppo ingombranti, troppo pesanti, non gli si addicono, o meglio, la pesantezza gli si addice, fa parte di lui, ma il colore è solo il rosa, non gli sta tanto bene, del resto lui le donne non le ha mai capite, ma chi puo dire di aver avuto questa (s)fortuna?
Il presente di queste donne è un'attesa che fa a pugni coi ricordi del passato, ma si ferma lì: malinconia borghese, frustrazione repressa, speranze, dolore e insicurezza sono alcuni aspetti della donne che emergono dalla superficie dei loro bei volti scandinavi, ma rimangono lì, Bergman prova tirarli fuori ma sono troppo frammentari, non hanno la forza dell'unità per restare a galla e si perdono tra gli sbadigli.
Frammentaria è anche la composizione del film e delle sue tonalità, c'è il ricordo in chiaroscuro, muto e quasi onirico, c'è il ricordo comico, buffo perché divertente e con una traccia profonda di amarezza, c'è infine il presente che appartiene alla giovinezza ed è il tempo per ripetere gli errori fatti dai grandi, in un ciclo di illusioni che dura da quando c'è l'uomo.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  11/09/2010 11:29:29
   6½ / 10
I primi film di Bergman si assomigliano un po' tutti. Si tratta comunque di film di buon livello, sia dal punto di vista della storia che viene raccontata (mai superficiale) e soprattutto dal punto di vista tecnico (fotografia, scenografia, messa in scena molto curate).
Il tema cardine è la natura dell'amore fra un uomo e una donna e il sua difficoltà ad "adattarsi" alla convenzione del matrimonio e alla pretesa di durare in eterno. L'ambiente sociale è quello solito della media borghesia illuminata e il periodo in cui si svolge la storia è sempre la limpida e fresca estate scandinava. Il punto di vista è come al solito quello femminile.
Quattro donne, mentre attendono l'arrivo dei loro consorti (quattro fratelli), si confidano fra di loro e raccontano episodi cruciali del loro rapporto affettivo. Ne viene fuori un quadro molto scettico e disincantato del rapporto amoroso. Le routine borghesi finiscono presto per soffocare il calore e l'entusiasmo dei primi tempi. Entra la noia, l'abitudine, la perdita di confidenza reciproca, la mancanza di intesa sessuale. Si affaccia l'esca delle avventure extraconiugali.
Come reagiscono? C'è chi si rassegna e trasforma il proprio rapporto in un accudirsi a vicenda, come padre e figlio o fratello e sorella, oppure chi in maniera ironica e disincantata va buon viso a cattivo gioco e accetta il corso delle cose per quello che sono, lasciando al(la) consorte libertà per eventuali "distrazioni", fermo restando la saldezza e il grande valore del rapporto di cura e confidenza reciproca.
In un altri casi invece è la sventatezza, la superficialità, l'egoismo, l'incompresione, la facilità in cui si creano equivoci, sanabili con grande sforzo, che compromettono l'intesa e l'armonia dei rapporti amorosi.
Disincanto, ironia, solidarietà reciproca, tolleranza, benevolenza sono questi i sentimenti che alla fine emergono e vengono proposti come "soluzione". Tanto più che il ciclo non fa altro che ripetersi. I giovani ripercorrono la stessa strada, s'infiammano di passione e di idee di amore eterno. I vecchi guardano con nostalgia e scetticismo. Sanno che non durerà a lungo.
L'arte di Bergman ha raggiunto già molta maestria e sicurezza e fa sfoggio di sé nelle splendide riprese in cui vengono coinvolti degli specchi. Per il resto è tutto molto pulito e molto classico. Ottima la maestria nel gestire i tanti flashback di cui è composta la storia.
L'unico grosso difetto è la sensazione di noia e ripetizione che può tranquillamente venire fuori. La nostra epoca non è quella di questi film. Tante cose però queste coppie borghesi degli anni '50 ce le possono ancora insegnare ….

Invia una mail all'autore del commento wega  @  23/07/2008 21:33:25
   7½ / 10
"Donne in attesa" è decisamente un buonissimo film. Storie di donne mature raccontate con una struttura a flashback, senza tralasciare, da parte del regista, il punto di vista, e l'opinione della giovane ragazza sorella di una delle quattro. L'ho trovata interessante questa pellicola, drammatica, ma con l'ultimo episodio -in ascensore- decisamente piacevole e divertente. Ha una sceneggiatura forse dai tempi a volte un pò troppo dilatati, ma sono stato colpito molto dalla seconda storia, quasi priva di dialoghi. Una fotografia tra le più particolari e belle di Bergman, a parere personale, la migliore di Gunnar Fischer. Sempre più bella, trovo, Eva Dahlbeck.

Crimson  @  10/08/2005 10:50:16
   7 / 10
Buon film che a partire da una situazione collocata nel presente si sviluppa negli episodi via via ricordati, che fanno riferimento al passato.
Il regista analizza le difficoltà coniugali sotto sfumature diverse: a volte con una vena drammatica, altre con un piglio decisamente comico (e a tal proposito ricordo la scena dell'ascensore, decisamente divertente). In sostanza anticipa "Sorrisi di una notte d'estate" anche se quest'ultimo è più maturo, più elaborato e decisamente più grottesco.

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