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Gran film, scritto con estrema intelligenza: vincente la scelta di non mostrare le efferatezze ma di farne lo sfondo della vicenda, con il rumore dei mitra perennemente presente in ogni inquadratura ed i racconti di chi si trovava all'esterno dell'hotel. La sensazione di assedio claustrofobico è totale, così come l'ansia che cresce sempre di più assieme al senso di ineluttabile disperazione. Peccato che il film non si sia imposto all'attenzione con maggior forza, forse proprio ad ulteriore beffa: come dice il colonnello dell'ONU, il Ruanda per l'occidente è immondizia. Spero non lo sia però per i cinefili e per tutti gli uomini liberi: questa pellicola è assolutamente da recuperare.
film talmente girato male che il dramma raccontato sembra passare in secondo piano. Recitazioni pessime, regia e sceneggiatura ancora peggio. Una delusione totale.
Un'altro mondo a parte, il più devastante massacro di civili della storia recente dell'universo, raccontato in un film. Avrei dovuto vederlo due anni fa, questo film, e per qualche oscura ragione ne ero profondamente scettico: di solito i film sull'Africa sono lastricati di buone intenzioni, e di retorica. Tutt'altro: per quanto io non possa perdonare l'idealismo di un fronte o dell'altro (con il milite Nolte pronto a prestarsi per tutti, e a dire il vero il personaggio non ha - nonostante l'ottimo attore - una profondità interiore che sarebbe stata legittima ed espressiva), per quanto a tratti il personaggio di Paul sia calcato un pò troppo nel suo aplomb e nella sua utopia democratica e fraterna, il film è sinceramente bello, toccante, di grandissimo realismo umano e sociale. Un film che fa riflettere sulla necessità delle azioni di guerra, o delle cosiddette "missioni di pace", specialmente quando il dramma necessita anche di un simile e suggestivo apparato ideologico pronto a far fronte con il linguaggio più diretto degli eserciti. Un film che, per quanto "la gente dirà Mio Dio è orribile, e poi continuerà a cenare", come suggerisce Joaquim Phoenix, ha la rara capacità di filtrare nel dramma autentico un riflusso di coscienze nello spettatore. Sapete cosa significa vivere con il solo scopo di sopravvivere? O sperare di poter evitare la morte ancora per qualche giorno? Non è tutto a fuoco, in effetti il film di George è abbastanza carente nell'introspezione psicologica dei personaggi, un poco affettati: la coraggiosa eroina della Croce Rossa, il militare bonario e stoico, il dipendente traditore e votato ai piaceri ludici di se stesso, unicamente. Ma le pagine finali, con quell'orgia di morte che tempesta le foto dei bambini, e la predestinazione alla fine di un'incubo (un pò alla Schindler's list direi) fanno gelare il sangue e strappare un senso di indignato dolore che difficilmente si dimentica
E questo film non ha vinto neanche un oscar??? Che schifo, fossi un attore o regista mi vergognerei di ricevere quel premio. Cmq è un capolavoro nonchè un bel calcio nei co.glioni a tutti gli adulatori delle democrazie occidentali e a quelli che, citando il film, vedendo certe immagini dicono "che schifo" e continuano a cenare...
QUESTO è UN FILM CHE OGNUNO DI NOI DOVREBBE VEDERE. Non esiste solo l'olocausto...maesistono tante altre crudeltà ai giorni nostri..Come un una terra ,l'africa, dove ogni giorno la gente non muore solo di fame... Dobbiamo metterci una mano nella coscienza,perchè le colpe sono anche di noi Europei. Invece di festeggiare ogni anno IL GIORNO DELLA MEMORIA, perchè l'Occidente NON RICORDA MAI LE SUE TANTE ALTRE SCHIFEZZE?????
Mah. Questo film non mi ha convinto. Lodevole il coraggio e l'iniziativa di voler raccontare un fatto storico poco conosciuto e soprattutto sconodo, in cui l'Occidente o, se vogliamo, il mondo Civile, non ci fa proprio una bella figura ma...Ma il film, scondo me, non riesce ad andare a fondo, e rimane clamorosamente in superficie. Non affronta il tema con la dovuta complessità, ma risulta, anzi, piuttosto ingenuo e retorico, romanzando forse un po' troppo la storia vera del protagonista.
Buona la prova di Don Cheadle, irritante, invece l'attrice che interpreta la moglie: più che recitare, fa smorfie per tutto il film e invece che dispiacersi per lei a volte verrebbe voglia di prenderla a schiaffi.
In un’ Africa calda di affetti, di sorrisi e di un qualche cosa di speciale, lo spettatore viene coinvolto in una storia incredibile. Paul è un uomo intelligente, molto diplomatico, ma non sembra avere nulla di particolare, saranno gli eventi a determinarne la metamorfosi: direttore di un albergo di prima categoria, di cui ha il dovere di difendere l’immagine, convinto della solidarietà occidentale, davanti all’evidenza dei fatti, al dolore dei suoi concittadini, alla “solitudine” del proprio paese, si ritroverà a modificare convinzioni, comportamenti, ad aiutare senza sosta, senza alcun interesse personale, mettendo in secondo piano anche la propria vita. Il genocidio causato dallo scontro tra Hutu e Tutsi è un fatto storico realmente accaduto sotto lo sguardo indifferente delle “superpotenze”, si sarebbe potuto evitare, ma nessuno ha avuto interesse nel farlo e vedendo questo film non si può non provare vergogna. Terry George avvalendosi di un ottimo cast ci fa veramente un bellissimo regalo, forse in alcuni momenti risentirete di un po’di retorica e in alcune scene si avverte un po’di ingenuità, ma sono piccole imperfezioni che si perdonano volentieri.
“Tu sei un nero, neanche un negro americano, ma un nero! Per loro non conti nulla”