Un operaio, Bill, ricercato per omicidio si fa assumere con la sua ragazza in una fattoria, dove si spacciano per fratelli. Il proprietario si innamora della ragazza e la chiede in sposa: la ragazza, spinta da Bill che vuole approfittare della situazione, accetta, ma il rapporto tra i tre avrà esiti tragici...
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Buon film, da vedere sopratutto per la presenza del mitico Sam Shepard. Richard Gere piuttosto anonimo ma in parte e Brooke Adams bruttissima oltre che scarsa. Forse con un altra attrice.....
Lo stile di Malick è sempre un piacere per gli occhi. Eppure già al secondo film, esce fuori in maniera invadente un tono predicatorio (e profondamente cattolico), con scelte narrative che rendono la "parabola" fin troppo esplicita.
Gli ambienti sconfinati sono suggestivi, la voce off spiega troppo sentimenti e dinamiche. E' il cinema di Malick, che guida la storia (con annessa morale) dove lui vuole. Un enorme difetto. Peccato.
Che poeta, che pittore! Malick sa cos’è il Cinema e già al suo secondo film dimostra di essere già nell’Olimpo dei grandissimi. Questo, insieme a The Thin Red Line, è in assoluto il suo capolavoro. Ma sono due film che appartengono a due diversi Malick. Days Of Heaven è un affresco, come l’avrebbe fatto il più grande Steinbeck, o Caldwell. Days of Heaven è una storia, è una delle più belle storie che il Cinema americano (e non solo) ci abbia regalato. Io ho amato i suoi protagonisti, li ho sentiti vicini come non mai (Gere è immenso), soprattutto Linda. E infatti il film ci lascia con le sue bellissime parole, parole di una disperata (come tutti i personaggi di Malick), ma stranamente protetta da un’aurea egida di purezza e spiritualità. I suoi occhi sono di un candido furore, sono di chi ha visto il colore del vento, ha galoppato libero come un cavallo per immense praterie. I personaggi di Malick sono la Libertà. Quella di Days Of Heaven è una storia senza tempo, una storia dove gli artefici del proprio destino sono solo gli alberi, il grano e il Cielo. Noi siamo sbattuti qui, con le nostre storie, storie d’amore, di odio, di violenza. Ma la Natura ha la meglio, ha sempre l’ultima parola. E per chi sa ascoltarla (Linda), è riservato un posto speciale.
Non vorrei sbagliare, ma mi sembra che questo film ebbe una gestazione produttiva tra le più complesse di sempre, che ne compromise fortemente l'esito commerciale (talmente disastroso da tenere fuori dal giro il suo regista per decenni). Eppure "I giorni del cielo", nonostante qualche brusco taglio di montaggio e una sceneggiatura che fatica a raccontare i personaggi, è una pura gioia per gli occhi, di un lirismo e di una efficacia d'atmosfera che restano indimenticabili. La regia di Malick è di una raffinatezza quasi evocativa, la colonna sonora di Morricone è di una bellezza imbarazzante, le interpretazioni degli attori di grande resa espressiva. Un film dalla forza scenica davvero rara, nonostante il suo regista fosse solo alla seconda opera.
Ammetto d'essere un tipetto alquanto timoroso. Quando per esempio commento certi film, intendo dire con una considerazione critica-pubblico altissima, m'impongo di avere l'accortezza di parlarne con un certo riguardo. Innanzitutto per non offenderne la bellezza, o i gusti di tutti quelli che mi hanno preceduto nel votarlo, ma soprattutto (cosa importantissima per uno poco audace come me) non fare la figura dell'incompetente di turno. Specialmente se la pellicola in questione non mi ha affascinato allo stesso modo con la quale me l'ero figurata prima ancora di averla vista. Ed a pensarci "affascinato" non è neppure il temine più appropriato perché, c'è d'ammetterlo, fosse un volume di fotografie questo "I giorni del cielo" sarebbe proprio una meraviglia per gli occhi. E poi con tutta la cura maniacale con cui Malick ricama i suoi film, con la morbosa dedizione con cui cerca d'elevarli a poesia, insomma non premiarlo con il massimo dei voti sarebbe proprio una vergogna. Io, che la bellezza non voglio certo offendere, di spessore ne ho, ahimè, purtroppo poco e di coraggio ancora meno, mi sono astenuto nel votarlo; ho lasciato l'incombenza a qualcun'altro, il cui nome, per discrezione, manterrò segreto (si chiama Ciumi, ve lo spiffero in un orecchio). Quindi se avete qualcosa da opinare sul voto non chiedete nulla a me, non saprei proprio cosa rispondere. Anzi, ad esso, che era inizialmente uno squallido 6, mi sono preso la briga di aggiungere mezzo voto di nascosto; se non altro per la scena dell'incendio, che ho trovato (davvero) bella. Ma non ditelo a Ciumi, se no mi mena.
Fotografie stupende, la regia non è malvagia, il metodo di narrazione è vagamente originale. Ma i dialoghi a singhiozzo, la lentezza complessiva del film, l'apologia al "povero" giovane ricco padrone, l'improbabile richard gere, un bracciante prima operaio che è sempre immacolato, mai un taglio, mai un graffio sul suo bel visino.... la narrazione della piccola, a votle ingenua, a volte epicheggiante... alcune cose improbabili
La piccola che alla fine ritrova l'amica dei campi nel collegio..... .... la visione biblica dell'invasione delle cavallette a seguito della colpa e del male che avevano arrecato ( male.. insomma... vabbè, lunga discussione in merito: è più spregievole gere che gioca la ragazza per permettere a lei prima e a sè stesso poi una vita migliore, oppure il giovane ricco che fa la proposta da grandeur alla povera senza scampo? uno induce in tentazione, l'altro imbroglia per uscire da una situazione relativamente di cacca ... per poi rendersi conto che ... bla bla bla... anche la scena delle cavallette... il padrone disperato ?????? dovrebbero essere i braccianti disperati, non avranno più il lavoro e una carestia farà aunmentare il prezzo del grano che non manderà sicuramente in rovina i ricchi latifondieri, mentre farà soffrir la fame ai poveri... é già, giustifichiamo il ricco che, onor ferito, brucia l'intero raccolto ... che è "suo"..... Poi anche la leggerezza con cui tutti prendono l'omicidio, nemmeno un brivido di inquietudine... mah... non ricordo se all'inizio gere uccide il datore di lavoro, allora sarebbe spiegato, se no mi sembra proprio manieristico imquadrare per dieci minuti fagiani e cavallette e non soffermarsi su altre cose.
IL regista sarà anche straordinario...Gere sarà sicuramente bello.... la fotografia sarà sicuramente straordinaria.... ma la storia è veramente poca cosa, racconto di una lentezza memorabile, fosse stato un documentario sulla trebbiatura del grano avrei dato 8 punti in più, ma io mi aspettavo di vedere un film.
Oddio non è che sia orrendo,però io i film di Malik proprio non riesco ad apprezzarli appieno,vuoi per l'eccessiva lentezza non saprei,un film a mio modo di vedere che gli assomiglia tantissimo ma che ritengo un capolavoro,nonostante passi quasi inosservato è vento di passioni. Il paragone è solo per mostrare che a volte alcuni film solo per il nome del regista vengono un pò sopravvalutati ,altri invece sottovalutati.
Grande film, sotto ogni punto di vista. Merito della regia: Malick ci sa fare, sia come direttore degli attori, che come assemblatore di talenti: dalla musica (scegliere Ennio Morricone nel 1978 non è come averlo nel 2006) alla fotografia; ma il suo punto forte è la capacità di prendere una storia classica e sfruttata (echeggia il postino suona sempre due volte) e darle un'anima, un'impronta inconfondibile. Anzitutto la vicenda è narrata non da uno dei protagonisti, ma dalla piccola sorella, e dunque vista con gli occhi di una bambina, partecipe ma nello stesso tempo estranea. Poi, perfettamente inserita nella storia personale ed esistenziale di tre persone, l'America dell'industria, dei vasti campi di cereali della corn belt, della miseria; poi le nuove tecnologie (dai primitivi trattori, alle trebbie; ma anche una addizionatrice meccanica, le auto, gli aeroplani, il cinema). Il tutto inserito in paesaggi straordinari, ma congeniali ad una storia d'amore struggente. Bravo Manlick! Film da vedere.
Il destino è cinico: quando the farmer (di cui non è neppure mai detto il nome) potrebbe finalmente avere tutta per sé la moglie, per il poco che gli resterebbe da vivere, viene ucciso... ma per legittima difesa, perché, altrimenti, avrebbe certo ucciso Bill. E Bill muore innocente di quell'omicidio, ma colpevole di avere pensato troppe volte di uccidere the farmer, e soprattutto di avere spinto la ragazza fra le braccia di lui. E lei ricomincia una vita di vagabondaggio e avventura e, si intuisce, verrà seguita dalla piccola sorella, che fugge dal collegio in cerca di libertà.