il bandito delle 11 regia di Jean-Luc Godard Francia 1965
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il bandito delle 11 (1965)

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locandina del film IL BANDITO DELLE 11

Titolo Originale: PIERROT LE FOU

RegiaJean-Luc Godard

InterpretiJean-Paul Belmondo, Anna Karina, Dirk Sanders

Durata: h 1.52
NazionalitàFrancia 1965
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 1965

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Trama del film Il bandito delle 11

Ferdinand e Marianne si ritrovano dopo cinque anni da che si sono lasciati e durante i quali lei è stata in una banda di criminali. Si isolano dal mondo, si amano, ma comunicare non è facile. Finiti i soldi, bisogna pur vivere: Ferdinand segue Marianne che torna nella banda...

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Voto Visitatori:   7,61 / 10 (14 voti)7,61Grafico
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Voti e commenti su Il bandito delle 11, 14 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Crimson  @  13/01/2008 15:24:14
   10 / 10
Penso sia il film di Godard più difficile da commentare secondo un filo logico. Forse il più sperimentale della sua produzione presessantottina. Sicuramente il mio preferito (unitamente a 'bande a part').
La trama noir non è che un surplus di una ossatura variegatissima costituita da citazioni letterarie e pittoriche, di suoni frammentati, di immagini che si configurano come spazio vitale che inghiotte quello personale.
Un film sull'idealizzazione del sentimento che si realizza e dematerializza in un quadro complesso che comprende sia vita che morte.
Ferdinand e Marianne, il primo stanco della vita borghese di sua moglie, la seconda invischiata nel traffico d'armi.
"La vita dovrebbe essere come un romanzo, in cui tutto ha una logica, ma non è così", sentenzia Marianne. E allora fuga da tutto e da tutti. La fuga come mezzo tramite il quale alimentare l'idealizzazione.
Inizialmente per Ferdinand è fuga dal mondo borghese della propria ricca moglie italiana e la sua famiglia: forse una delle scene più belle quella del 'party', tra esperimenti di colore che amplificano l'incomunicabilità totale che versa tra il protagonista e gli altri. Beninteso che non è dipinta in modo serio, in realtà, tutt'altro. Finirà a torte in faccia.
Appare anche un imbambolato Samuel Fuller.
Poi si articola il tema del doppio, espresso dallo stesso Ferdinand. Pierrot (come viene chiamato da Marianne) le fou (il folle) e Pierrot l'innamorato, il che è equivalente. La diversità totale tra i due prende forma sotto tutti i punti di vista: musica e letteratura, desideri, descrizione dell'immediato futuro (uno degli artifici meglio riusciti del film).
Vietnam, borghesia, guerra fredda: non sono approfonditi come in diversi film del periodo seguente, in cui divengono dei veri e propri temi predominanti. Qui fanno solo da contorno.
Splendida la fotografia e strepitoso il duo Belmondo-Karina.
E il pazzo sulla barca nel prefinale è uno dei personaggi più pittoreschi del cinema di Godard.
Alla fine rimane quel senso di inappagamento e di incompiutezza terrena fatta di tradimento e ritorno alla cruda realtà (che comunque si realizza attraverso la vendetta). Ma il desiderio è talmente pervasivo da resistere anche a questo, prende altra forma, si spersonalizza, si realizza con la morte come mezzo (ma assolutamente non con un'accezione religiosa), si concilia con l'eternità nell'ultimo splendido fotogramma.

2 risposte al commento
Ultima risposta 12/10/2009 20.20.56
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Diames  @  20/09/2006 03:13:37
   6½ / 10
Godard ha fatto di meglio. Lento, didascalico, datato... insomma, non si tratta di un filmone come molti vorrebbero farci credere. Abbastanza piatto nel complesso. Certo, l'influenza di questa pellicola è innegabile, ma non sufficiente. Se proprio si vuol vedere un Godard simile, ma che perlomeno osa di più, si guardi "Weekend" (il quale però, a sua volta, non è certo esente da difetti). "Pierrot" non decolla mai, non riesce a suscitare vero e proprio interesse, scivola via, con lentezza... un film troppo legato al suo tempo e alla "psiche" dell'autore. Certo, non è da buttare, non mi si fraintenda, ma da un grande nome ci si aspetta di più, molto di più.

2 risposte al commento
Ultima risposta 08/02/2007 14.43.45
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