il grande dittatore regia di Charles Chaplin USA 1940
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il grande dittatore (1940)

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locandina del film IL GRANDE DITTATORE

Titolo Originale: THE GREAT DICTATOR

RegiaCharles Chaplin

InterpretiCharles Chaplin, Paulette Goddard, Jack Oakie, Reginald Gardiner, Henry Daniell, Billy Gilbert, Grace Hayle, Carter De Haven

Durata: h 2.04
NazionalitàUSA 1940
Generecommedia
Al cinema nel Dicembre 2002

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Trama del film Il grande dittatore

Un barbiere ebreo, reduce dalla Prima Guerra Mondiale, torna in Germania.La ritrova sotto la dittatura di Adenoid Hynkel. Il barbiere viene imprigionato in un lager, ma, grazie alla somiglianza con Heinkel, riesce a sostituirsi al dittatore. E il discorso alla nazione, al posto della dichiarazione di guerra all'Ostria, avrà come oggetto un invito alla pace nel mondo.

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Voto Visitatori:   8,99 / 10 (222 voti)8,99Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su Il grande dittatore, 222 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  11/12/2006 19:48:39
   10 / 10
Chaplin ci ha regalato con questo film un’altra opera che ci fa rimanere a bocca aperta. Un Chaplin molto diverso dai primi film, cosciente della potenza del mezzo cinematografico e intenzionato a tutti i costi a lanciare un messaggio ben preciso all’opinione pubblica, rinunciando pure al personaggio e ai modi cinematografici che lo hanno reso popolare e famoso.
Infatti il film non usa più la comicità da macchietta, le gag episodiche per rivelare la vera struttura sociale e l’animo delle persone, ma fa affidamento alla satira diretta, con agganci ben precisi a personaggi e a circostanze storiche. Il risultato è una feroce parodia dei modi in cui appaiono e agiscono i dittatori. Qualcosa che ha fatto scuola. Ne viene fuori però una comicità agro-dolce. Spesso non ce la fa a far ridere in certe situazioni e l’impressione che si ha vedendo il film è che qualcosa di agghiacciante abbia letteralmente frenato la comicità di Chaplin.
Comunque non ha voluto del tutto rinunciare al suo vecchio modo di fare film, sviluppando la storia su due piani paralleli: quello di chi subisce e quello di chi comanda. Nella parte degli oppressi stavolta ci sono dei piccolo-borghesi, la cui unica colpa è quella di avere una religione e una cultura diversa (quella ebraica). Chaplin ha un atteggiamento un po’ambiguo e non risparmia la satira anche a questa categoria, soprattutto per quanto riguarda il loro atteggiamento troppo rinunciatario e gretto, a volte contraddittorio. Quei pochi che vogliono fare resistenza agiscono da isolati e finiscono facile preda di una polizia in cui il velo comico non riesce a nascondere l’estrema brutalità, arbitrio e durezza.
Chaplin si esprime al meglio nella satira del Grande Dittatore. Un misto di vanità, durezza, tronfiaggine, meschinità purtroppo assecondata da consiglieri forse peggiori del dittatore. Chaplin inserisce sempre qualche elemento “basso” (si rompe una sedia, gli viene la tosse …) come contrasto e particolare rivelatore. Le scene con lo pseudo-Mussolini sono di una comicità esilarante ma soprattutto rivelano la vera pasta dei due “statisti”. La meraviglia simbolica è raggiunta nella scena del mappamondo che da sola vale l’intero film. Rappresenta anche una parodia dei film alla Riefenstahl. Mai avrebbe potuto immaginare Chaplin che la realtà sarebbe andata anche al di là della sua satira. Infatti mette in bocca al grande dittatore frasi come “stermineremo la razza ebraica, cancelleremo quelle bestie, faremo della razza ariana la dominatrice del mondo” con intento esagerativo. Infatti nel film i campi di contramento sono rappresentati come semplici caserme da cui si può evadere. Allora, nel 1940, l’opinione pubblica non era stata portata a conoscenza dell’Olocausto, eppure Chaplin nella sua fantasia aveva colto la vera natura di Hitler.
Un film così non poteva finire che con un intervento diretto. Ormai la situazione mondiale era sentita così critica, il momento così cruciale che non si poteva più alludere al messaggio con simboli, ma si doveva esprimere direttamente, in faccia al pubblico, il messaggio del film. Così rispolverando lo stile dell’arringa di Antonio in Giulio Cesare di Shakespeare, Chaplin ci ha lasciato il più netto messaggio di difesa dei valori di democrazia, libertà, tolleranza di tutto il cinema.
Visto tutto quello che è riuscito a combinare Hitler non si può che ringraziare Chaplin della fermezza e del coraggio per avere portato l’arte in difesa dell’Umanità, anche se poi purtroppo non siamo ancora riusciti a realizzare tutto quello che aveva sperato potesse essere fatto in un “radioso” futuro.

6 risposte al commento
Ultima risposta 25/09/2007 18.20.11
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