L'epica avventura segue il viaggio di un robot - l'unità ROZZUM 7134, abbreviato "Roz" - che dopo un naufragio si ritrova su un'isola disabitata dove dovrà imparare ad adattarsi all’ostile ambiente circostante, costruendo gradualmente relazioni con gli altri animali dell’isola e adottando un'ochetta orfana.
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Alla conclusione de Il robot selvaggio, un appassionato di animazione può solo dire: bentornata Dreamworks! Soprattutto bentornata a una casa di produzione che un tempo sapeva fare il suo mestiere con diversi prodotti, per poi finire mangiata dalla sua stessa forza: Shrek e i suoi spin off, Madagascar e i suoi pinguini maledetti (in senso ironico). Nel mezzo ricordo Megamind che mi piacque tantissimo, e ho voluto dribblare il sequel(credo), uscito qualche tempo fa perchè mi dicono non sia riuscito a convincere. Con il Robot selvaggio, tratto da una serie di romanzi di cui ignoravo l'esistenza, si vuole parlare ad un pubblico di grandi e piccini tornando a sfidare la Pixar con una grande resa visiva, mescolata a piccoli tratti anche da un disegno classico. il senso di trovarsi in una società che non è la tua, il bullismo, la discriminazione verso la protagonista, i suoi comprimari tutti simpatici e divertenti, a iniziare dalla volpina, forse le gag migliori le offre proprio lei. Un film che mantiene incollati allo schermo anche grazie dialoghi profondi e significativi, che riescono a emozionare. I film devono anche riuscire a fare questo, e il robot selvaggio ci riesce benissimo. E ben vengano i sequel annunciati, almeno non vedremo solo Shrek per i prossimi dieci anni. Forse se devo trovare qualche limite, il doppiaggio italiano non è poi cosi granchè.