Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirā a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.
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Indiscusso personale capolavoro cinematografico del compianto e grandissimo Bergman (forse oggi però inteso eccessivamente come fautore di cinema d'elite, di cinema di alto livello; chi, insomma, decide a tutti i costi di voler vedere film di una certa qualità ripone la sua scelta verso qualli fatti da Bergman, cosa anche giusta, però posta troppo in modo superbo, troppo in modo snob).
Ad ogni modo, sequenze indimenticabili di questo gran lavoro verran anche riproposti da altre opere di qualità (come il fumetto Dylan Dog per esempio, che in una storia cita palesemente la partita ascacchi con la morte).
Inquadrature molto studiate, molto ricercate (anche sotto il profilo geometrico), ottima fotografia, nobili intenti riguardo alla trama, grandi attori (l'attore feticcio di Bergman, Von Sydow, qui ci regala un'altra grande recitazione) per un grandissimo capolavoro, simbolico e metaforico, realizzato in brevi tempi.
Con la sua partita già persa in partenza, il cavaliere (spoiler)