Nel 1916 Rosy, la figlia di Tom Ryan, l'uomo più ricco di Kirrary, un misero villaggio irlandese, tradisce il marito con un ufficiale inglese. Una notte nel villaggio sbarca un peschereccio tedesco che trasporta un carico d'armi. Destinatario delle armi è Tom O'Leary, eroe della rivoluzione irlandese, ma...
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Se ne "Il dottor Zivago" non aveva inciso più di tanto la scelta di dare maggior peso alla parte melodrammatica del film, lo stesso non si può dire per "La figlia di Ryan". Infatti, la scelta di abbandonare quasi totalmente l'analisi del contesto storico impoverisce il racconto e i suoi protagonisti, rende il film prolisso, o, nelle poche volte in cui è presente, non aggiunge nulla al racconto se non qualche sequenza paesaggisticamente suggestiva. Alla luce di questo le quasi 3 ore di durata si fanno sentire maggiormente rispetto agli altri colossal di Lean; tuttavia in numerose scene eccessivamente dilatate giunge in soccorso una fotografia strepitosa che lascia senza fiato e che rende il film più digeribile di quello che sarebbe in realtà. Anche qui al centro della vicenda c'è un tradimento e i personaggi che lo consumano assomigliano molto a Yurij e Lara. Gli attori offrono una buona prova, solo Robert Mitchum mi lascia qualche dubbio (scegliere un "freddo" per la parte di un "freddo" forse è troppo) Tirando le somme, è un film poco più che sufficiente che la fotografia e l'inconfondibile stile registico di Lean rendono discreto; queste, però, non riescono a stemperare del tutto quella sensazione di "occasione mancata" che si ha alla fine della visione.