l'amore sospetto regia di Emmanuel Carrère Francia 2005
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l'amore sospetto (2005)

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locandina del film L'AMORE SOSPETTO

Titolo Originale: LA MOUSTACHE

RegiaEmmanuel Carrère

InterpretiVincent Lindon, Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric, Hippolyte Girardot, Cylia Malki, Macha Polikarpova, Fantine Camus

Durata: h 1.26
NazionalitàFrancia 2005
Generedrammatico
Tratto dal libro "L'amore sospetto" di Emmanuel Carrère
Al cinema nel Giugno 2006

•  Altri film di Emmanuel Carrère

•  Link al sito di L'AMORE SOSPETTO

Trama del film L'amore sospetto

Convinto di fare una sorpresa alla moglie ed ai suoi amici, Marc, un giorno decide di tagliarsi i baffi che porta ormai da dieci anni. L'allegria ed il sorriso dovuti all'idea dello scherzo, però, svaniscono velocemente perchè nessuno si accorge del cambiamento, anzi, tutti quanti affermano che lui i baffi non li ha mai portati... Marc cade così nello sconforto, cosa sta succedendo? Sta forse impazzendo?

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Voto Visitatori:   6,28 / 10 (16 voti)6,28Grafico
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Voti e commenti su L'amore sospetto, 16 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  28/04/2014 15:55:11
   6 / 10
Dopo aver portato i baffi per anni un (brutto) giorno Marc decide di tagliarseli; della cosa sembra non accorgersi nessuno, non solo i colleghi di lavoro o gli amici, ma addirittura la premurosa moglie. Sembra che quei baffi non abbiano mai caratterizzato il suo viso, nonostante parecchi indizi testimonino il contrario.
Un fatto così normale, quasi banale nell'economia di una giornata qualunque, partorisce un incubo di portata kafkiana, in cui il protagonista perde ogni sicurezza incominciando a dubitare della propria sanità mentale, ed allo stesso tempo stesso sospettando un complotto nei suoi confronti ordito - non si sa bene a quale scopo -da tutte le persone a lui più care.
Ottima la prima parte durante la quale si avverte una certa tensione e il mistero incuriosisce a dismisura. La narrazione però assume ben presto connotati poco convincenti, anzichè districare qualche punto oscuro si procede per accumulo di fatti misteriosi, per di più non solo limitati alla famigerata rasatura.
A questo punto è inevitabile il calo dell'interesse, se si voleva spingere sulla superficialità di (alcuni) rapporti di coppia tramite un' intrigante metafora l'intento alla lunga naufraga.
Totalmente irrisolta la parte conclusiva, solo un lungo vagabondaggio con tiepido colpo di scena ad aumentare il carico di indissipabili enigmi. Pellicola intrigante nelle premesse, poi molto fastidiosa nel voler mantenere a tutti i costi un certo ermetismo sofisticato. Giusto l'ultima immagine rivela, tra l'altro in modo poco sorprendente, un possibile chiarimento inerente la parte meno interessante, quella ambientata nel sud-est asiatico.
La pellicola è tratta dal romanzo "La Moustache", scritto dallo stesso regista. Molto positivi Vincent Lindon e Emmanuelle Devos.

Ciaby  @  23/06/2012 20:17:43
   7 / 10
Visto tempo fa: gran bel film, con un soggetto iniziale pirandelliano che colpisce per la sua originalità. Si smoscia sul finale, ma resta ben oltre la media.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  22/06/2012 23:47:37
   7 / 10
Paradosso pirandelliano non privo di angoscioso fascino, resta imbrigliato in un finale indecifrabile.
Letteralmente fantastico Vincent Lindon, tormentoso il concerto per violino e orchestra di Philip Glass che intensifica una storia piena di suggestioni sulla vita, sulla percezione che l'uomo ha di sé e che di sé hanno gli altri.
Non male l'esordio del romanziere Carrere (che adatta il suo "Baffi"), sebbene spesso appaia sin troppo compiaciuto nel rincorrere uno stilema autoriale che, francamente, sa di intellettualismo fine a sé stesso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  08/04/2009 11:41:53
   6 / 10
"La moustache", questo il più esplicativo titolo originale di "L'amore sospetto", è stato il vincitore del Premio Label Europa al Festival di Cannes del 2005, dove fu presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs.
La sceneggiatura del film muove da un romanzo scritto dallo stesso regista Emmanuel Carrère, uno dei più amati letterati francesi, e racconta delle vicissitudini di Marc (Vincent Lindon) il quale, una sera, decide di tagliarsi i baffi dopo averli portati per più di 10 anni. Ma nessuno sembra accorgersi della differenza, né la moglie Agnés (Emmanuelle Devos), né gli amici e neppure i colleghi di lavoro. Marc è vittima di una presa in giro o di un incubo?

Il primo film del regista francese mira molto in alto, aspira a uno stile irreale, quasi Pirandelliano, e lo fa in modo non troppo singolare. I movimenti di macchina lineari non sono altrettanto chiarificatori dei contenuti che la vicenda racconta e non fanno altro che mostrare alcune incrinature nella sceneggiatura, tanto attraente ed eccitante all'inizio quanto a rischio "masturbatorio" da metà in poi.

E' vero che veniamo trainati dall'atmosfera misteriosa voluta da Carrère, che siamo disorientati al pari di Marc e in soggezione grazie anche alle musiche azzeccate di Philip Glass ma il risultato è troppo oscillante tra realtà e immaginazione; si sarebbe potuto scrivere e rappresentare di tutto e questo, a mio giudizio, è un limite non trascurabile. Nessun azzardo nel compararlo a "Mulholland Drive", per esempio.
Quella di Carrère rimane un'idea di cinema che va premiata per i suoi toni volutamente sfumati e per il suo incoraggiarci a ragionare su un qualche cosa di vago e indefinito ma il tutto è estremamente incorporeo, filosofico e si perde l'interesse nel cercare di renderlo in qualche modo decifrabile.

Di indubitabile certezza rimane l'eccellente interpretazione di Vincent Lindon, il cui volto "normale" e allo stesso tempo volubile, agitato e stupito ben trasmette un senso di affanno e oppressione.

marfsime  @  03/12/2007 13:24:44
   6 / 10
Diciamo che l'idea di base c'è...ma non m'è piaciuta l'eccessiva confusione della pellicola e soprattutto il tentativo di semi imitazione di una trama "lynchiana". Va comunque premiato per l'interpretazione di Lindon veramente molto buona.

Voto:6

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  29/11/2007 10:46:51
   7½ / 10
Carrere firma un film davvero interessante.
La storia ed il modo in cui viene raccontata riesce davvero a trasmettere la sensazione di ritrovarsi in uno di quegli incubi kafkiani che sono sempre molto complicati da rappresentare. L'ansia inizia dalla seconda scena e non abbandona mai lo spettatore sino alla fine del film.
Magnifica la colonna sonora e straordinaria interpretazione di Vincent Lindon.

sonhador  @  27/10/2007 14:58:05
   6½ / 10
discreto..si lascia guardare ma nulla più..

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  05/05/2007 00:00:11
   7 / 10
Tralasciando il fatto che il titolo in italiano sia ridicolo (ma non è la prima nè sarà l'ultima volta, purtroppo), non ho affatto disprezzato questo film, anche se nella seconda parte mostra un po' troppo la corda e fa la fine del cane si morde la coda. Ma la prima parte è veramente bella, con Vincent Lindon (ottima interpretazione) convincente nel suo smarrimento iniziale e la sua progressiva discesa nella paranoia più completa. Veramente bravo.

francuccio  @  24/08/2006 15:48:03
   7 / 10
trama pirandelliana per un film esistenzialista ed angoscioso. un uomo che sfiora la pazzia quando si accorge di non essere per gli altri ciò è per se stesso. il film dopo un inizio brillante diventa un viaggio nella coscienza del protagonista finendo a volte con l'appesantirsi, ma tutto sommato il film riesce bene. un uno, nessuno e centomila in chiave cinematografica

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  13/07/2006 22:53:51
   8 / 10
Il film vuole destabilizzare le normali attese di spettacolo dello spettatore.
Lo fa suscitando emozioni lungo un rafinanto movimento recitativo.
Emozioni che non giungono mai a uno sviluppo decisivo per intendere con chiarezza il senso dei vari blocchi visivi narrativi. Ricordate Mhulloland drive di Linch?
Follia, crisi di identità, delirio di complotto, delirio di interpretazione, gelosia, allo spettatore non resta che calarsi nell'inconscio del protagonista dando spazio a meccanismi proiettivi e identificativi che portano a un altro tipo di coinvolgimento emotivo, lontano dal banale piacere di trovare il filo di una trama.
Meglio la chiarezza di un intreccio o lasciare libero lo spettatore di cercare da solo ipotesi di sviluppo interpretativo delle azioni e pensieri del film?

2 risposte al commento
Ultima risposta 21/07/2006 12.57.36
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  08/07/2006 17:59:57
   6 / 10
Buono se si considera che riesce a trasmettere una certa angoscia, che pervade costantemente il protagonista, smarrito senza più il riconoscimento da parte delle persone a lui più care e più vicine; per l'idea che la normalità quotidiana possa essere sconvolta dalla perdita d'identità, ecc.
Ma troppo sfilacciato nella costruzione dell'intreccio, che accenna a incastri spazio-temporali differenti che non combaciano cronologicamente nella vita del protagonista. Un po' dispersivo e in certi snodi essenziali, laddove il realismo imporrebbe che il protagonista, per farsi riconoscere, faccia leva sulle vecchie fotografie, ma non lo fa, risulta anche un po' inverosimile, lasciando passare la sensazione che il film sia stato debolmente costruito (e che l'applicazione di una logica banalissima lo risolverebbe dopo nemmeno 10 minuti).

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