La storia di una giovane di colore cresciuta nell'alta borghesia dell'Inghilterra di inizio '800, pronta a fare il primo decisivo passo verso la modernità, abolendo la schiavitù.
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Bellissimo film in costume, che tratta con delicatezza il problema della segregazione razziale dal livello della schiavitù a quello della nobiltà, in una Inghilterra del Settecento ben rappresentata nelle sue convenzioni sociali, modi di pensare e impostazioni dottrinarie e giuridiche. La storia è ben raccontata ed ha il suo centro nella figura della ragazza di colore adottata a malincuore da un'anziana e nobile coppia. Notevole la dicotomia fra lei, riconosciuta ufficialmente dal padre e quindi a parte di una lauta dote (il padre è figlio legittimo della coppia), e la cugina che, seppure "bianca", non è invece stata riconosciuta da suo padre (altro figlio della coppia) e quindi fuori da qualsiasi pretesa d'eredità. Le due ragazze vivono in modo diverso e parzialmente conflittuale questa loro "estraneità", ma la giovane protagonista mulatta (di una bellezza strepitosa, un fascino irresistibile che emana purezza ogni volta che la si guarda), trova sulla sua strada un giovane avvocato avanguardia di un nuovo modo di pensare la schiavitù e le conseguenze del mercato basato sulla tratta di uomini di colore diverso, considerati come oggetti invece che esseri umani. L'avvocato a sua volta si scontra con il padre adottivo di lei, un uomo aperto, deciso, sincero ma invecchiato nelle convenzioni sociali, delle quali si libererà per emettere, da giudice della Corte Suprema inglese, una sentenza a dir poco rivoluzionaria su un tentativo di frode assicurativa intorno alla quale ruota il senso delle vite dei protagonisti e dei comprimari. Un ottimo film quindi, da seguire con pazienza sebbene non troppo impegnativo, con eccellenti interpreti. Bei dialoghi ed un ottima fotografia di un tempo solo apparentemente lontano.
Film senza infamia e senza lode che tratta temi importanti come quello della schiavitu' e lo fa inondando la pellicola di romanticismo spicciolo. Tutto confezionato e recitato molto bene con Tom Wilkinson che riesce sempre a valorizzare i suoi personaggi. Rimane il racconto di un fatto storico Inglese importante per la futura coabitazione tra bianchi e persone di colore.
La storia è fatta di episodi, di persone e di eventi. LA RAGAZZA DEL DIPINTO affronta argomenti seri come la condizione della donna nell'alta borghesia britannica e la tratta degli schiavi, due argomenti che per un virtuosismo del regista sembrano quasi assomigliarsi (ovviamente con tanti, dovuti ed evidenti distinzioni). Basandosi su fatti realmente accaduti, Amma Asante racconta una storia d'amore e coscienza avvalendosi di un buon cast e di una evidente cura nei dettagli realizzativi come costumi e fotografia, entrambi più che discreti, che giocano un ruolo fondamentale per la riuscita anche emozionale del film. Un buon impatto visivo dunque, ma anche di grande importanza sentimentale, che consente a chi guarda di lasciarsi coinvolgere pienamente dagli eventi e dai personaggi (positivi o negativi che siano) che offrono grande intensità e convinzione, merito anche dei dialoghi ben orchestrati. Un titolo che consiglio a chiunque voglia gustare un bel film.
Lodevole come soggetto: una ragazza mulatta deve scontrarsi con le sue origini miste e l'ambiente aristocratico fatto di regole e formalità scomode. Con questa trama l'intento di Amma Asante è denunciare la xenofobia esistente da secoli raccontando la storia di Dido Belle, di cui in realtà si sa poco. Purtroppo però oltre questo intento c'è anche una banale storia d'amore, noiosetta e che sa di già visto.
Un bel film che tocca nello stesso tempo argomenti impegnativi quali l'abolizione della schiavitù ed il sentimento eterno dell'amore. Trama intuibile ma gradevole
Film che mischia romaticismo e temi importanti come quello della schiavitù, il tutto confezionato in modo impeccabile. Per certi versi è una versione soft di Amistad. Niente di esaltante, ma visione da non disdegnare.