l'assoluzione (1981)

Se dovessi dire di cosa parla questo film, sinceramente sarei in difficoltà. Dovrebbe essere un thriller con implicazioni famigliari tra senso di colpa e legami di sangue, ma la trama è confusa e il ritmo sonnolento. La forma è curatissima, la sostanza si perde nella verbosità dell'intreccio. In ogni caso grande incontro recitativo tra Duvall e De Niro, circondati da un cast di contorno all'altezza, Tutto sommato un'occasione sprecata.

Sceneggiatura intricata e contorta, e ritmo non proprio dei migliori, con conseguente calo di interesse e coinvolgimento man mano che i minuti passano. Il tutto viene tenuto a galla solo dalle performance degli attori, sorprendentemente più funzionali nelle parti di supporto (Meredith, McMillan e Durning) che da quelle protagoniste (Duvall nella norma, De Niro un pò spento).
Peccato, il potenziale drammatico risente troppo dello svolgimento generale, piuttosto confuso, e la storia non riesce a prendere in modo alcuno.

Stento a credere che sia dallo stesso Grosbard che ha messo la firma su un vero capolavoro anni 70 quale "Vigilato Speciale".

Una confezione ottima che racchiude delle altrettanto impeccabili interpretazioni, Duvall in primis ma sono anche gli attori non protagonisti a calarsi bene nella parte. Anche i dialoghi sono ben fatti, peccato davvero per una trama che non è sviluppata a dovere, il tema e alcune scene sono molto interessanti, ma il tutto si svolge in maniera poco chiara e confusa.

Merita sicuramente una visione come completamento alla filmografia di De Niro e Duvall, anche se è un film che purtroppo lascia ben poco.

Film che intreccia intelligentemente la detection, relativa ad un caso simil Dalia nera, con intrecci tra chiesa/politica/affaristi senza scrupoli ed eventuali conflitti con la fede. Forse troppa carne al fuoco e non tutto è sviluppato come dovrebbe o potrebbe. Nonostante tutto è un film che può affascinare, grazie ad un tono dolente, ad un'atmosfera noir e, soprattutto, ad una eccellente prova di attori. Già solo De Niro e Duvall varrebbero la visione, se poi ci aggiungiamo un cast di supporter che schiera Durning, Cusak e Meredith, c'è veramente poco da dire sotto questo profilo.

Confuso e lento, è comunque discreto (come dramma/thriller) grazie all'atmosfera ed alle interpretazioni (ottimo il cast, con De Niro e Duvall ambivalenti e cinici e c'è anche il Meredith di Rocky); il tutto è comunque in parte debitore all'Hardcore di 2 anni prima, del quale recupera l'angoscia e parte del soggetto.

Grosbard (Innamorarsi) ha fatto bene ad impostare la durata a 100 minuti riguardo un film altrimenti pesantissimo, con buone potenzialità alcune delle quali inespresse.

Quoto comunque chi, in rete, afferma che ad ogni modo trama e conclusione non apportano granchè (la struttura a flashback forse è un pò fuorviante), riguardo un'opera intimista e riflessiva che vale più per atmosfere e dialoghi che per il narrato di per sè.

Più che discreto, ha i suoi estimatori.

Sullo sfondo c'è il celeberrimo caso della Dalia Nera ma anche la rappresentazione di un ambiente malsano e corrotto che fa da cassa di risonanza per le personalità spigolose dei due fratelli protagonisti. Arrivista e spregiudicato il Monsignore di DeNiro, irruente e con qualche scheletro nell'armadio di troppo il poliziotto Duvall, i loro duelli verbali sono la cosa migliore del film. Una gara di bravura che termina in parità.

Due grandiosi protagonisti con due ruoli impegnativi. Un arcivescovo e un poliziotto, due fratelli che si ritrovano a confrontarsi su un caso scomodo che li mette faccia a faccia. Buon film, ritmo intenso.

Pescare nel torbido, intrallazzare con personaggi dai molti scheletri nell'armadio. Troppo anche per un prete, a meno che non si chiami Marcinkus tanto per fare un esempio. Difficile per il personaggio di De Niro conciliare l'aspetto della vocazione di prete con quello che si può definire un uomo d'affari della Chiesa.
Il film di Grosbard possiede delle ottime potenzialità, la maggior parte rimaste inespresse. Inizialmente tende quasi al noir, ma è solo un impressione, la trama poliziesca è troppo spezzettata. Rimane il rapporto fra i due fratelli, la cosa migliore, ma ti rimane la netta sensazione di un film rimasto in mezzo al guado.

Intriga non poco questo lavoro di Ulu Grosbard, che ha saputo ben ricreare un’atmosfera di mistero che avvolge gli ambienti ecclesiastici e quelli del potere economico, legandoli alla morbosità di un efferato e cruento assassinio. Si fa strada, quindi, la denuncia dei rapporti esecrabili che riguardano gli esponenti della Chiesa, la quale viene messa in luce nella sua dimensione reale e antitetica a quella puramente cristiana. Collateralmente all’invettiva contro il sistema, il regista sviluppa la tematica della redenzione quale atto riveniente dal “basso” e non dall’”alto”. Durante le indagini volte a risolvere il caso di omicidio, lo svolgersi del rapporto tra il poliziotto e il fratello prete, marginalmente implicato nel misfatto, va infatti nel senso di una salvazione “a contrario”: per cui non è il credente che va incontro alla pecorella smarrita aiutandola a ritrovarsi, bensì il laico. Il finale, all’insegna della riconciliazione, è poi il suggello all’insegnamento morale su cui poggia il film. Bellissima, infine, l’immagine di sobrietà e solitudine, con la quale viene colto il prete nei suoi ultimi gironi di vita.
Grosbard è abile nel generare un aura di sospensione e di ambiguità attorno a tutta la vicenda, anche se a volte si ha la sensazione che ciò sia più un’espediente per sopperire a taluni vuoti narrativi.

Gradevole film con un grande Robert De Niro nelle vesti di un prete! Ho trovato ottima la sceneggiatura e la trama, ha sorpreso le mie aspettative.
Da vedere!

Un bel film introspettivo, con un ottimo duetto d'attori.
Da vedere