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questo film mi ricorda un altro che vidi tempo fa, praticamente identico in quanto a trama e ad ambientazione. Non parlo di distretto 13 le brigate della morte né dell'angelo sterminatore. Pietre miliari del genere ambientato in una stazione di polizia. In ogni caso è un film che si lascia vedere. Ci sono diversi momenti splatter e uno sviluppo interessante. Gli darei anche un voto più alto se non fosse che ho già visto un film praticamente identico, non più di 5 anni fa di cui questo mi pare un remake. Lo consiglio a chi piace il genere splatter e l'horror di tipo paranormale.
Per vedere un buon film di genere bisogna cercarlo il lingua originale con i sottotioli italiani.......veramente una bella sorpresa, niente di nuovo ma indubbiamente un prodotto che intrattiene e da non perdere per gli amanti del genere...Promosso!
Let Us Prey ha un titolo interessante, costruito sull'assonanza tra Let Us Pray, "lasciaci pregare", e "lasciaci predare". Il film parte molto bene, la sigla iniziale è lugubremente onirica ma esagera un po' con gli effetti speciali. La tematica comunque è interessante: uno strano soggetto, abbastanza inquietante, si presenta presso una stazione di polizia. Egli non è una persona comune, sembra nascondere molte cose e che sia lì con uno scopo ben preciso e non propriamente positivo… Il film ricorda un horror minore (e goffo), "The Traveler", da noi reso con "Mister Vendetta", un film del 2010 con Val Kilmer. Anche in quel caso, un certo misterioso e non identificato Mister Nobody arrivava in una stazione di polizia con scopi tutt'altro che pacifici. Il livello di Let Us Prey è comunque superiore, così come il protagonista è di maggior spessore. La stazione di polizia è un concentrato di gente della peggior specie: tra detenuti e poliziotti c'è una serie di individui talmente infimi che a metterli insieme tutti nello stesso posto ci vorrebbe proprio una rarissima congiunzione astrale, per non dire infernale. E' la parte centrale quella che rende maggiormente, soprattutto le parti ambientate nel corridoio delle prigioni, che a me hanno tanto ricordato Il Miglio Verde – se non per una differenza tutt'altro che marginale, perché se là avevamo un tenero gigante buono che assorbiva i mali del mondo, qui abbiamo uno sconosciuto, per niente buono, che i mali li vuole far pagare ai peccatori. Con queste basi si poteva ottenere un buonissimo film, ma tutto il bello che c'era viene sprecato in un finale che a dire in stile Twilight gli si fa un complimento.
Manca solo la scritta in sovraimpressione "e vissero felici e contenti". Una, la protagonista, uccide i cattivi e l'altro li brucia all'inferno. Poi festeggiano limonando. "l'Inferno è un luogo freddo da quando sei andata via". Ma povero Diavolo innamorato. Che sciocchezza.
A parte quanto detto in spoiler, il film è complessivamente su un livello di sufficienza politica.
Non esaltante ma neanche da buttare quest'horror d'esordio di Brian O'Malley che ispirandosi a Distretto 13 del grande John Carpenter costruisce un horror ambientato quasi del tutto all'interno di una stazione di polizia,riesce a creare un clima di tensione e di assedio niente male e sfrutta al meglio i pochi attori protagonisti............. e poi manda tutto (o quasi) a puttanè con un finale che non si rivela al altezza di ciò che era stato mostrato in precedenza. Come ha già fatto notare qualcuno anche io ho trovato un po troppo caricati ed esagerati alcuni personaggi......... Un film che per buona parte della sua durata funziona,non deludendo neanche dal punto di vista splatter,intrattiene senza problemi ma non convince del tutto.
tra accento scozzese, paesino deserto scogliera barbe e splatterate a caso, O'Malley al di là di riferimenti carpenteriani vari (tra cui spicca la colonna sonora fatta a ca.zzo con ableton midi pare) fa il suo dovere e intavola un film bello stereotipato e grezzo che ricorda un po' certi fumetti horror riempitivi, tipo alcune storie minori di hellblazer, chessò. pienamente sufficiente,
A O'Malley piace Carpenter e non poco fin dai titoli di testa, non solo per la location della stazione di polizia che può ricordare Distretto 13 o la buona colonna sonora, ma quel clima irreale della città deserta dove lo stormo di corvi rappresenta l'avanguardia, come in Fog, che annuncia la venuta di un essere soprannaturale venuto a riscuotere le anime perdute dei personaggi che la popolano, personaggi che non possono essere redenti bensì in attesa di una condanna che pende sulle loro teste. In un contesto da anticamera dell'inferno la buona regia di O'Malley e la presenza carismatica di Cunningham portano sulle loro spalle un film non privo di difetti, leggermente eccessivo nel caricare il sergente Macready alle prese con sermoni biblici a profusione che rendono grottesco ed involontariamente comica parte del finale. Da sufficienza piena se non altro per la confezione tecnica di buon pregio.
Probabilmente il film non vale il voto che gli do, ma diciamo che lo premio perché, a modo suo, riesce a discostarsi dal panorama orrorifico odierno e regalare alcuni momenti piuttosto inquietanti. Certo, con un finale curato meglio e qualche scelta diversa durante lo svolgimento gli avrei affibbiato tranquillamente un punto in più.
Rachel è al suo primo giorno nella stazione di polizia di uno sperduto paesino credo irlandese. Si troverà a fare i conto con dei colleghi tutt'altro che accondiscendenti e, soprattutto, un uomo da poco arrestato.
La premessa non contiene nulla di elaborato, eppure la storia poteva funzionare benissimo... e in parte funziona. La centrale di polizia del tutto isolata, i pochi scorci riservati al paese che la circonda, il grigiore della fotografia e l'opprimenza di certe atmosfere funzionano alla grande. La tensione è palpabile già fuori, quando l'attenzione si sposta poi all'interno dell'edificio (a dir la verità quasi subito) diventa ancor più insostenibile. Ogni personaggio sembra avere qualcosa da nascondere, ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio; Rachel compresa. E proprio i rapporti tra i vari agenti e i pochi detenuti sono un altro punto a favore. L'astio che serpeggia tra le celle e le postazioni dei poliziotti, la diffidenza verso la nuova arrivata: senza tralasciare l'inquietudine che provoca l'ultimo arrivato, un uomo misterioso e poco incline alle chiacchiere. Sarà proprio il suo arrivo a far deviare il film verso una componente prettamente orrorifica... e paradossalmente a fargli perdere punti. Se da una parte lo scoprire i peccati di cui si sono macchiati i vari protagonisti aiuta, dall'altra ci pensa una sceneggiatura non proprio di ferro e alcune spiegazioni raffazzonate a privare la pellicola della giusta chiarezza. Alcuni concetti paiono un po' confusi, molto è lasciato all'interpretazione dello spettatore (ma questo per quanto mi riguarda non è affatto un difetto) e il finale, tra le pieghe di uno splatter sempre maggiore ma mai esagerato, perde del tutto la trebisonda risultando troppo confusionario. Proprio quest'ultimo credo debba essere il maggior rimpianto di un film altrimenti buono.
Anche il cast presenta alti e bassi, e tra gli alti ci finiscono un pacato quanto inquietante Cunningham e la McIntosh, l'indimenticabile protagonista di "The Woman"; conferma la sua bravura! E pensare che il suo personaggio avrebbe potuto essere approfondito ancor più di quanto non è stato fatto, in particolare l'interessante passato trascorso da ragazza.
In sostanza direi film più che sufficiente ma con parecchie pecche che, però, non riescono a convincermi a penalizzarlo ulteriormente.
Trovo difficile giudicare questo film poiché la storia in se mi ha colpito molto, il messaggio che vuole presentarci è molto profondo, il fatto che ogni nostro peccato deve essere pagato con il nostro sangue, i peccatori presenti nella pellicola vanno dai violenti, che usano il loro "potere" sugli altri per farsi giustizia da se, adulteri , da chi attua violenza domestica, chi perde la testa ed uccide la propria famiglia ed infine chi, cristiano come lo sceriffo, uccide il proprio uomo e il suo amante da quanto ho capito e impazzisce coprendosi di filo spinato, come una sorta di martire, volendo compiere il lavoro dell'uomo misterioso ovvero porre fine all'esistenza di tutti.
Insomma come potete vedere c'è molta carne al fuoco, in mezzo a tutto questo vi è il primo giorno di rachel interpretata da pollyanna mcintosh, gia apprezzata in the woman ed in offspring nel ruolo della cannibale, che nel film ha alle spalle un passato oscuro, condito da violenze subite in giovane età da parte di un pedofilo assassino penso.
Onestamente, rimane tutto confusionario, alcune scene sono incomprensibili, ma in fondo ha una dose di originalità che sopperisce a qualche buco nella sceneggiatura.
La figura dell'uomo misterioso, non spiegata qui in modo sapiente, può raffigurare il diavolo stesso che reclama le sue anime, visto che verso la fine ammette lui stesso abituato alle fiamme, o ad un'angelo caduto che con il cosiddetto lavoro sporco cerca di riguadagnarsi le chiavi del paradiso.
Insomma un lavoro difficile da realizzare, un po confusionario, con qualche buco nella sceneggiatura ma con un'idea di fondo pregevole, condita da un'atmosfera cupa e malsana che si percepisce sin dall'inizio, quindi proprio per questo voglio premiarlo con un bel voto.