Nel villaggio di Anarene, Texas, tra le effervescenze sessuali dei più giovani, le frustrazioni dei quarantenni e le nostalgie degli anziani, il confine tra noia e dramma è sempre più labile. Siamo nel 1951 e l'educazione alla vita del giovane Sonny è tutt'altro che facile.
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La piccola provincia americana in tutte le sue sfacettature, le sue frustrazioni e i suoi segreti. Non ho molto da riflettere al riguardo: a mio parere, il potenziale c'era, ma come dire, le storie sono inconcludenti, gli sviluppi lasciano indifferenti (tanto quanto i suoi protagonisti) e i personaggi sono poco approfonditi. C'è un alone di tristezza e drammaticità che avvolge il tutto, ma stringi stringi non si arriva mai al nocciolo della questione. Solo un gruppo di persone vuote che si muovono in una vicenda vuota. Il che va bene, alla fine questa è la realtà che circonda le anime della pellicola... ma da spettatore, in un film drammatico di due ore abbondanti, mi aspetterei come minimo di essere proiettato in quella dimensione, e non di assistere agli intrecci indifferente e straniato. Che dire del bianco e nero? Per me, non ha avuto nessun peso o significato.
Lo stesso, il film non mi è dispiaciuto e l'ho seguito dall'inizio alla fine senza problemi. Il fatto è che, a visione terminata, non mi è rimasto nulla. L'unica sensazione che mi ha lasciato, è che non mi sono emozionato come mi sarei aspettato. Ho letto che il regista analizza con sguardo disincantato temi come amore, amicizia, sesso e tradimenti: forse è vero... ma sinceramente, mi sono sembrati argomenti appena appena abbozzati, e basta.
Magari non l'ho capito del tutto, può essere, ma di una cosa sono certo: mi ha deluso molto. Più ci penso, e più me ne rendo conto.