l'uomo che uccise liberty valance regia di John Ford USA 1962
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l'uomo che uccise liberty valance (1962)

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locandina del film L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE

Titolo Originale: THE MAN WHO SHOT LIBERTY VALANCE

RegiaJohn Ford

InterpretiJohn Wayne, James Stewart, Lee Marvin,Vera Miles, Edmond O'Brien

Durata: h 1.50
NazionalitàUSA 1962
Generewestern
Al cinema nell'Agosto 1962

•  Altri film di John Ford

Trama del film L'uomo che uccise liberty valance

Il senatore Stoddard ai funerali del vecchio Tom, in una sperduta cittadina del West, racconta a un giornalista la loro amicizia, cementata in gioventù dalla lotta al temibile fuorilegge Liberty Valance. Stoddard era allora un avvocato alle prime armi, che trovò in Tom un prezioso alleato; senza volerlo gli rubò anche la ragazza, dopo aver ucciso Valance in duello. Ora è finalmente tornato con la moglie per abitare per sempre nella regione...

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Voti e commenti su L'uomo che uccise liberty valance, 45 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  29/12/2008 21:25:33
   7½ / 10
E’ uno degli ultimi film di John Ford e “si sente”. Si avverte una sorta di aura di malinconia che avvolge i personaggi: soprattutto quello impersonato dal cinquantacinquenne John Wayne, la cui morte sembra quasi decretare la fine dell’eroe dell’epopea western del regista statunitense. Anche il lungo “flashback” ha una valenza evocativa che rimanda alle precedenti “gesta” del Wayne “fordiano”, che qui trovano il loro culmine nel sacrificio del proprio sentimento per il bene della donna amata, ma anche per quello della collettività, la comunità di Shinbone, che finalmente ha la possibilità di riporre la propria fiducia per un futuro migliore in Ransom Stoddard: l’”homo novus” depositario delle cognizioni giuridiche necessarie per il ripristino di una situazione di normalità e legalità. Ma quest’ultima non basta per vincere la brutalità e l’arroganza di chi conosce soltanto le regole della violenza. Non sono sufficienti gli ideali e i giusti principi: per porre fine agli spargimenti di sangue occorre versarne dell’altro, usando gli stessi beceri mezzi dei malfattori che si vogliono eliminare. E ciò che rimane nell’immaginario e nei ricordi della comunità non sono tanto i messaggi e i discorsi improntati all’etica, quanto quelle azioni efferate che, se da un lato sono state patite e sono state la causa di intollerabili sopraffazioni, dall’altro hanno consentito il raggiungimento dell’agognato riscatto sociale. Tutto ciò porta il segno di una intrinseca e insopprimibile tensione alla violenza, foriera sia di pene che di bassi appagamenti. Ed è la stessa violenza a porsi alla base del mito, della leggenda, nella quale non assurge a esempio l’uomo retto identificato nell’immagine di Ransom Stoddard quale propugnatore di un ideale di Giustiza fondato esclusivamente sulla forza delle leggi, bensì l’”l'uomo che uccise Liberty Valance". E se la leggenda è questa, poco importa se essa non sia rispondente alla realtà dei fatti: ciò che vuole e desidera la gente è più forte di qualsiasi verità ("qui siamo nel West, dove se la leggenda diventa realtà vince la leggenda").
I personaggi sono descritti, sotto il profilo psicologico, in maniera molto netta e –a dire il vero- anche un po’ semplicistica, ma questo è relativo se si considera che la “semplicità” è alla base della narrazione “fordiana”, nella quale rileva più il messaggio di fondo che la complessità dell’intreccio.
La pellicola è impreziosita da uno splendido bianco e nero e dalla ottima fotografia di William Clothier (memorabile la sequenza iniziale dell’arrivo del treno).

2 risposte al commento
Ultima risposta 29/12/2008 21.43.13
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  26/12/2008 12:46:31
   9½ / 10
Uno degli ultimi film di John Ford nonchè uno dei più importanti titoli western. Classico ma distaccato dai lavori precedenti come "Ombre Rosse" e "Sentieri Selvaggi", manca del tutto la componente dei grandi spazi aperti, ma sembra anticipare l' epopea di Peckinpah di un pezzo di storia che sta cambiando. Un' amarezza di fondo per quel che è forse il film più moralmente impegnato di questo regista, una dicotomia che divide il terreno di scontro tra chi segue la ragione della legge, e chi quella ancora della pistola. Amarezza perchè Toddard -che propende per la prima- si accorgerà che "non c' è ragione contro la violenza" accettando la sfida di Liberty Valance. Amarezza perchè Stoddard verrà mandato a Washington come cittadino modello nonostante si sia abbassato al livello dello stess Valance. Amarezza per la strepitosa figura del personaggio di John Wayne, un eroe in sordina. Bellissima la fotografia in B/N, il western più plumbeo della storia del cinema, con riprese in notturna dai leggerissimi accenti gotici. Forse la cosa ancora più bella è la sceneggiatura, con un inizio/fine che richiama "Sentieri Selvaggi", nel senso di apertura/chiusura, in qusto caso treno che arriva/treno che va, il racconto tramite un lunghissimo flashback narrato dal punto di vista di Stoddard, ma soprattutto il meraviglioso flashback nel flashback, con un cambio improvviso di focalizzazione; un momento di altissimo cinema. Tra le più belle di sempre Vera Miles. Credo ora sia arrivato il momento di dare una rispolveratina a Leone và.

3 risposte al commento
Ultima risposta 26/12/2008 13.37.12
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  23/04/2008 19:58:34
   7 / 10
John Ford è un altro di quei grandi autori di cinema che riescono a tirare fuori ottimi film sfruttando più o meno gli stessi temi. Anche in questo film lo scopo è quella di esaltare un’epoca chiave della storia degli Stati Uniti, cioè quella della conquista del West e della sua “civilizzazione”. L’intento è quello di richiamare e riaffermare a imperitura memoria i valori e la gente che hanno fatto grande l’America. I suoi film seguono più o meno uno schema fisso. Prima di tutto lo sfondo è quasi sempre una natura maestosa e vergine, piegata dallo strenuo lavoro di uomini coraggiosi, forti e organizzati. Con il loro lavoro riescono a far diventare lande deserte dei giardini, producono ricchezza, portano la civiltà sottomettendo gli indigeni che vivono ancora ad uno stato ferino e violento. Questa comunità di liberi cittadini viene presa come un modello sociale che riassume in sé le ideali caratteristiche fondamentali di tutta la società americana. In genere troviamo i due classici poli opposti (quello duro ma efficace – repubblicano - e quello buono e conciliatore - democratico) che interagiscono e si uniscono fra di loro, insieme a tutta una serie di persone vivaci e pittoresche viste in maniera bonaria e a volte comica. Si tratta di una visione molto idealizzata e stereotipata (il buono in genere è tutto buono e il cattivo tutto cattivo) lontana da quella che era stata la realtà del West alla fine del XIX secolo.
In questo film Ford introduce importanti varianti. Prima di tutto la storia è pervasa da un tono elegiaco, come di tempi mitici ormai trascorsi che non torneranno più. L’esaltazione si fa qui rimpianto. Altra variante è il fatto che la lotta fra il bene e il male si svolge tutta all’interno della comunità americana. Non ci sono gli indigeni, in genere identificati d’istinto con la parte cattiva. Qui la divisione è fra chi vuole instaurare una vita sociale basata sulla legge e sul diritto (i personaggi di Ransom e Tom) e fra chi vuole imporre la forza, la paura e la violenza (Liberty Valance). La divisione è nettissima. Soprattutto il carattere di Liberty Valance è rappresentato in maniera molto (troppo) negativa. Questo ha un suo scopo. Infatti all’interno del polo positivo si fronteggiano due visioni etiche antagoniste: una pacifica che aborre le armi e la violenza e si affida tutta sulla forza del diritto (Ransom/Stewart), l’altra che giustifica l’uso di mezzi estremi e violenti se è il caso (Tom/Waine). Il comportamento di Valance fa sì che anche il mite Ransom si convinca che non si debba disdegnare l’uso di mezzi estremi se necessari (chiara giustificazione della pena di morte). E’ un appoggio implicito alla parte dura, anche se Ford ci suggerisce, con l’esclusione del protagonista violento dalla felicità finale, che questo atteggiamento non deve diventare la regola.
Altra caratteristica è la descrizione minuziosa, quasi realistica dei modi di vivere del vecchio West, altro segno di rievocazione nostalgica. Si introduce poi nel finale l’idea che i bassi giochi di interesse politico siano la causa del decadere di questa “età dell’oro” (addirittura c’è chi per interessi di parte vorrebbe riabilitare il fuorilegge Valance).
Questo film è stato fatto senz’altro con un budget molto più ridotto rispetto a Sentieri Selvaggi. E’ in bianco e nero e mancano quasi totalmente gli splendidi scenari monumentali che erano la forza di SS. Si svolge soprattutto in luoghi chiusi e in fondo si sente la mancanza degli spazi aperti e dell’epopea della natura selvaggia. Questo fatto, insieme ai caratteri troppo stereotipati e quasi manierati, fa sì che il film sia nettamente inferiore a Sentieri Selvaggi. A volte sembra diventare ripetitivo e monotono. Su tutti spicca però la notevole interpretazione fatta da Lee Marvin del personaggio di Liberty Valance. Si vede chiaramente nella sua figura truce e in quella dei suoi scagnozzi, il prototipo dell’eroe dei western all’italiana di Leone. Non è quindi uno dei migliori film di Ford, ma rimane sempre qualcosa di classico e intramontabile.

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Ultima risposta 29/11/2009 14.01.50
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  30/03/2008 22:36:27
   9 / 10
E' difficile dare un giudizio a questo film senza fare inevitabilmente il confronto con almeno altri due straordinari western di John Ford: "Ombre rosse" e "Sentieri selvaggi" autentici pilastri del genere; io personalmente, perdonatemi l'audacia, lo preferisco a tutti e due, ammetto che potrebbe esserci una componente affettiva ( è stato il primo western che ho visto quando ero bambino ) ma sicuramente anche rivisto oggi lo trovo stilisticamente perfetto, ineccepibile nella sceneggiatura e nel montaggio, affascinante nel suo lungo flahback raccontato da Ramson (James Steward) e nella splendida scena in cui ne è introdotto un secondo, questa volta mostratoci dal punto di vista di Tom (John Wayne) che rivela la realtà e spezza le ali della leggenda.
Gli anni '60 rappresentano il periodo in cui il cinema western entra in quella che fu chiamata fase autunnale, segnata dalla smitizzazione di prototipi consolidati dalla tradizione con l'apparizione di personaggi sempre più stanchi, disincantati e votati alla sconfitta esistenziale; nonostante riesca a conservare momenti di elegia e di lirismo è la parabola discendente dell'eroe.
"L'uomo che uccise Liberty Valance" è quindi il tramonto del west o meglio è la rappresentazione di un west al crepuscolo, quello che vede l'arrivo delle leggi scritte che sostituiscono quelle della pistola, della ferrovia che stravolge il paesaggio e porta la civiltà, del mito del pistolero che si sgretola,
è un passaggio del testimone; la determinazione del giovane avvocato Ramson di riportare la legalità nel paese senza l'uso delle armi, di rispondere alla violenza dei banditi con i diritti civili, il suo antieroismo (nel duello con Liberty Valance indossa un grembiule da cucina) e la volontà di insegnare a leggere e scrivere agli abitanti del paese mettono in ombra la figura eroica e bonariamente spavalda di Tom, questo passaggio lo vive anche hallie, fidanzata di quest'ultimo ma fortemente attratta dal carisma di Ramson; è inutile nascondere la simpatia che subito ci si accorge di nutritre nei confronti di Tom, è lui l'eroe buono, solitario, sconfitto; è lui che con il suo provvidenziale intervento permette a Ramson di perseguire il suo obiettivo, di regalarlo al suo destino.
Il film, in un magnifico bianco e nero, rimane sui binari della pacatezza senza plateali esagerazioni, molti stereotipi e clichè tipici dei film western, esclusa qualche scena, rimangono ai margini, la stessa morte di Liberty Valance, che avrebbe dovuto costituire il fulcro della storia, avviene senza particolare enfasi, sembra essere un semplice incidente di percorso. Tom non riesce, o meglio non vuole, essere eroe fino in fondo, solido rappresentante di un far west dove è la legge del più forte a dettare le regole, accetterà di mettersi da parte, contribuendo di fatto al declino di un' epoca (quella della colt) destinata all'estinzione. Uno dei più bei western di tutti i tempi.

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Ultima risposta 30/03/2008 23.51.19
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Dick  @  17/02/2007 00:20:43
   9 / 10
Western molto bello con un Wayne che ci regala un altro bel ruolo di antieroe dopo quello di "Sentieri Selvaggi" in cui si vedono contrapposti il metodo spicciolo della violenza fai da te e quello più pacato della legge che come ha scritto già qualcuno è impersonato rispettivamente dai conservatori e dai progressisti.

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/02/2007 00.22.01
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