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La quotidianeità del male, metodica e fredda di un rapporto che rimanda a vicende austriache reali (Natascha Kampusch e il caso Fritzl), dove l'orco si mostra con l'aspetto banale di una normalità noiosa e costellata dalla solitudine. Michael è disturbante per chè tratta di un tema, la pedofilia che è disturbante quasi a prescindere. Ciò che non mi ha convinto in pieno è l'enorme distacco fra spettatore e protagonista, una barriera insormontabile che non offre giudizi morali su Michael, ma offre solo una coazione a ripetere di un rapporto malato senza motivazione di un perchè dietro tale comportamento. La regia ha fin troppi debiti nei confronti di Haneke, ma non ha la potenza del cineasta austriaco, nè tantomeno una narrazione coinvolgente o che riesce ad evolvere.