mishima regia di Paul Schrader USA, Giappone 1985
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mishima (1985)

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locandina del film MISHIMA

Titolo Originale: MISHIMA

RegiaPaul Schrader

InterpretiKen Ogata, Kenji Sawada, Yasosuke Brando, Koichi Sato

Durata: h 2.00
NazionalitàUSA, Giappone 1985
Generebiografico
Al cinema nell'Aprile 1985

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Trama del film Mishima

Diviso in quattro capitoli (“La bellezza”, “L'arte”, “L'azione”, “L'armonia della pena e della spada”), comincia nel giorno del suicidio dello scrittore giapponese Yukio Mishima (1925-70) al culmine della sua fama letteraria; con una serie di ritorni all'indietro rievoca le tappe della sua vita, intersecandola con i raffinati compendi di tre romanzi, quelli che, secondo il regista e suo fratello Leonard sceneggiatore, si prestano meglio a visualizzare i problemi psicologici, le ossessioni erotiche, il narcisismo, la schizofrenia, l'ideologia dello scrittore: Il padiglione d'oro (1956), La casa di Kyoko (1959) e Cavalli fuggiti (1969).

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Voto Visitatori:   7,44 / 10 (8 voti)7,44Grafico
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Voti e commenti su Mishima, 8 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  20/03/2025 14:48:13
   8 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Operazione parecchio inusuale quella di Schrader, ovvero quella di realizzare un film sulla vita di una delle figure giapponesi più note del secolo, però con una produzione quasi del tutto americana, addirittura prodotto dalla American Zoetrope, la casa di produzione di Coppola.

Detto questo, mi è piaciuto parecchio come film, specialmente per la sua narrazione inusuale, un montaggio difficilmente definibile che alterna sia le linee narrative che le dimensioni di realtà e fantasia, mostrando in due linee temporali diverse il presente e il passato di Mishima e allo stesso tempo intervallando il tutto con momenti onirici provenienti dai suoi romanzi più famosi che mostrano la crescita dell'autore, l'evoluzione delle ideologie, i temi cardine e l'approccio ad essi, una splendida fusione tra arte e realtà, tenendole collegate con un filo invisibile e rendendole dipendenti l'una dall'altra, dividendo il film in questi quattro capitoli, dagli inizi di natura più poetica ed esistenzialista de "Il padiglione d'oro", in cui la bellezza, l'amore e l'arte diventano il fardello del giovane protagonista che sembrano renderlo inerme alla riflessione sull'immagine e il corpo di "La casa di Kyoko" in cui il protagonista sembra ossessionato dalla sua figura e dalla forma fisica al punto da raggiungere un radicalismo che lo porterà alla morte nel momento in cui il corpo inizierà inevitabilmente a decadere, ponendo interessanti riflessioni sul ricordo - morire al culmine della bellezza per farsi ricordare così e non deturpati dal tempo che passa -, sull'ego e sugli standard estetici imposti, un radicalismo che inevitabilmente si ricollega alle ultime due opere che tratta il film che prendono un connotato estremamente politico ed ideologico e si ricollegano alla famosa irruzione nella base militare dove compie il celebre seppuku, suicidandosi come un samurai in nome dell'ideologia che difende, a favore della ristabilizzazione dell'impero giapponese e contro il capitalismo invadente, ma quello che il film vuole mostrare più di tutto è l'estrema unione di arte e vita, con una morte che diventa un vero e proprio concept, la sua opera definitiva che dalla scrittura sfocia all'arte performativa, una fusione totale in cui l'artista aderisce così tanto ai suoi valori da compiere l'estremo sacrificio.

Stilisticamente è strepitoso, estremamente eterogeneo, si passa dai vividi colori del tempio dorato, tra fiori di loto rosa, colonne d'oro e via dicendo che creano uno splendido contrasto cromatico, alle luci al neon della casa di Kyoko tipiche dei locali notturni che frequenta il protagonista, non rinunciando anche a diverse inquadrature con la luce spot che mostrano i personaggi e i luoghi come sospesi nel vuoto, altra grandissima intuizione per rendere concettualmente questi episodi ancora distaccati dalla realtà, fino ad arrivare ai flashback in bianco e nero della traumatica gioventù di Mishima, con una nonna dispotica che lo ha portato via dalla madre, ma insomma, tutto il film è pervaso da grandi trovate fotografiche e registiche, Schrader sembra prediligere inquadrature estremamente simmetriche, come quadri in movimento, che si sposano benissimo con i colori saturi della fotografia di Bailey e le musiche di un mito come Philip Glass.

Film molto, molto bello.

Filman  @  03/11/2023 11:43:15
   8½ / 10
In mezzo a tutte queste linee temporali e dimensionali diverse fra loro, difficilmente si può dire di cosa parli realmente il film, aldilà del tributo a questo artista. Probabilmente è questo il motivo per cui viene tanto facile etichettarlo come un esercizio di stile. Eppure un esercizio di stile si focalizza sulla creazione e non ha certo bisogno di raccontare anche il creatore.
MISHIMA, insomma, non riesce a parlare in maniera alternativa di un singolo argomento (in questo caso, palesemente, l'argomento è il Giappone) per eccesso di elementi e non riesce neanche a fare un racconto "a episodi", come vorrebbe in realtà la premessa del film, una premessa ignorata ma che, probabilmente, andava perseguita fino in fondo per poter raggiungere la perfezione.
Paul Schrader dimostra tuttavia un talento visivo per l'artigianato scenografico di stampo teatrale, in parte quasi anticipando i tempi del modernismo concettuale nel cinema, e ogni sequenza è una piccola opera d'arte, sia che si parli di guerra, sia che si parli di sesso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  27/01/2011 17:28:15
   8 / 10
Molto complessa la strada scelta da Schrader per raccontare un personaggio controverso come Mishima, ma va dato atto del coraggio nel descrivere la maturazione di un uomo attraverso le sue opere più importanti, specchio dell'evoluzione del suo pensiero e della sua presa di coscienza. L'alternarsi delle diverse strutture narrative non consente una facile visione, ma tutto sommato il film mi è sembrato compatto e visivamente valido.

DarkRareMirko  @  26/10/2009 00:03:47
   7½ / 10
Buon film di Shrader, ambizioso e complesso, di difficile realizzazione, su cui troneggiano due importantissimi nomi come quelli di Lucas e Coppola, qui in produzione.

Fà piacere notare come, per stessa ammissione del regista, Bertolucci ed il suo Il conformista, capolavoro italiano, sian stati presi come punto di riferimento per la cura registica e visiva del film in questione che, manco a dirlo, sotto questo punto di vista è ottimo.

Purtroppo però in certi momenti esso è anche pesante, un pò prolisso, e al termine dei suoi 120 minuti si è davvero sazi; ad ogni modo un'agiografia originale, coraggiosa (sia come temi trattati sia per il poco probabile successo del film al botteghino) dove tutto l'impegno del grande regista si può avvertire davvero in modo palesissimo.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  21/07/2009 18:46:56
   7 / 10
Attraverso i più importanti romanzi di Mishima, Schrader si cimenta nell'arduo compito di descrivere la vita e l'arte del grande autore nipponico fino al suo, ultimo, gesto estremo.
Il compito, seppure discontinuo, risulta apprezzabile

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  21/07/2009 18:40:35
   7½ / 10
Momenti di cinema immenso (probabilmente tra i migliori in assoluto della carriera di Schrader) alternati ad altri di stanca, o comunque del tentativo troppo aristocratico di "occidentalizzare" una figura complessa come quella di Mishima, che era già in vita il piu' occidentale degli scrittori orientali.
Tuttavia il film di Schrader è un'opera di ottimo livello, certamente incompiuta o irrisolta, ma recitata magistralmente e i riferimenti alla morte tipici dell'autore nipponico

carriebess  @  21/07/2009 14:14:11
   6½ / 10
come ha detto bulldog, era difficile rappresentare l'ideologia di mishima.

bulldog  @  20/07/2009 16:11:38
   6½ / 10
Non era semplice portare Mishima sul grande schermo.
Ci ha provato Schrader in un opera molto ambiziosa ma poco convincente.
Coraggioso.

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