Una sceneggiatrice televisiva dal carattere alquanto schivo e riservato, vive solo per il suo lavoro e per la sua grande ossessione: l'opera del celebre compositore Ludwig Van Beethoven.
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Un film discreto, originale, che molta importanza da ai punti di vista ed allo sguardo (non a caso, le scene odierne son girate in modo volutamente blando, mentre quelle nel passato son più fini e ricercate).
Mega cast (Rezza lo si vede poco, ma comunque colpisce, la Bergamasco la trovo sexy e Gifuni lo adoro), tanta passione, tanta ambizione, in un film misconosciuto e personale.
Ha ragione chi ha scritto che tanto vale andare a riferirsi sempre ai migliori nella storia, più che ai mediocri attuali; il film può magari esser discutibile sul piano formale, ma i contenuti ci sono.
Tutt'altro che mainstream, può contare pure su di un Jodorowsky attore.
Non capisco i voti precedenti... A me il film è sembrato bello e ricco di contenuti interessanti... Forse il lato puramente tecnico della realizzazione può avere qualche problema, ma questo aspetto passa in secondo piano se si considera quali sono le (nobili) motivazioni che hanno spinto Battiato... In questo paese non c'è nessuna considerazione per la bellezza artistica, la musica classica non l'ascolta nessuno e per sopravvivere ha bisogno di cospicue sovvenzioni statali, mentre il Tiziano Ferro di turno riempie gli stadi: a me solo questo fatto riempie di tristezza. Probabilmente era la stessa tristezza e disillusione che Battiato voleva dipingere sulla protagonista... Forse pecca di ingenuità un simile affresco della nostra società (e di quella di Beethoven), ma mi fa molto piacere che ci sia ancora qualcuno in questo pianeta che prenda a modello Beethoven e non Laura Pausini, e se il mondo continua a girare per questo verso fra poco se per la strada chiederai a caso chi è Beethoven, la risposta prevalente sarà: "chi? il cane?" E la responsabilità a mio avviso è anche di chi dà voti alti ad americanate senza costrutto (tipo transformers per fare un esempio).
Nonostante sia un fan di Battiato, avrei impostato questo film in modo totalmente diverso! La parte narrativa della vita di Beethoven è bella, con delle belle ambientazioni, ma la parte dell'ipnosi regressiva, la produttrice, il regista e compagnia briscola, quantomai poco chiara! Non è così che si fa un film! La sufficienza è solo x la parte storica!
I film per Battiato non devono raccontare storie, non devono esprimere le psicologie dei personaggi e non devono contenere scene di violenza e sesso. Sono immagini che procedono e arrivano allo spettatore così come il suono della musica arriva alle orecchie di un ascoltatore. Una volta chiarito questa sorta di "dogma", si può cercare di interpretare Musikanten. A me è sembrato il tentativo di tradurre, in immagini, i versi di Povera patria: l'idea di riportare rigore ed etica in una società che invece sta prendendo tutt'altra direzione. Beethoven dovrebbe essere uno dei modelli di riferimento. In realtà, anche se il personaggio è davvero piacevolissimo, assomiglia più al Freud del Sogni d'oro morettiano che ad un'autorità morale da prendere ad esempio. In tutto il film cogliamo spunti del classico Battiato: cosmogonia, misticismo, fisica quantistica. Entra tutto, ma in maniera accessoria. E alla fine non si capisce perchè fare un film, anzichè un libro o un altra forma d'arte per esprimere tutto ciò: visto che non vi alcun utilizzo, estetico o funzionale, dell'immagine. A questo punto valeva la pena essere ancor più coraggiosi e spingersi verso una nuova forma di film anche dal punto di vista estetico. Sicuramente ci riproverà. Sgalambro oramai può tranquillamente condurre il festival di Sanremo: factotum!