padre e figlio regia di Aleksandr Sokurov Russia, Germania, Italia, Olanda 2003
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padre e figlio (2003)

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locandina del film PADRE E FIGLIO

Titolo Originale: OTETS I SYN

RegiaAleksandr Sokurov

InterpretiAndrei Shchetinin, Aleksei Nejmyshev, Aleksandr Razbash

Durata: h 1.23
NazionalitàRussia, Germania, Italia, Olanda 2003
Generedrammatico
Tratto dal libro "Padre e figlio" di Sergei Potepalov
Al cinema nell'Agosto 2003

•  Altri film di Aleksandr Sokurov

Trama del film Padre e figlio

Da anni, un padre e un figlio vivono a San Pietroburgo, in un vecchio appartamento arredato in modo spartano. La madre è morta da tanto tempo. Poco a poco, i due uomini si sono costruiti un universo che li rispecchia completamente, partendo dai ricordi, dai riti e dalle abitudini. Eppure, le loro vite sono destinate a separarsi...

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Voto Visitatori:   7,64 / 10 (7 voti)7,64Grafico
Miglior fotografiaMiglior montaggio
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior fotografia, Miglior montaggio
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Voti e commenti su Padre e figlio, 7 opinioni inserite

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DarkRareMirko  @  14/05/2015 01:04:13
   7 / 10
L'ho trovato discreto ed in perfetta linea con lo stile degli altri film del regista; ammirevoli fotografia ed interpretazioni, ritmo ripetitivo, elementi ricorrenti che un pò stancano (ma la breve durata corre in aiuto), ottima regia, qualche ambiguità.

Ho trovato molto interessante la morale che, se ho ben capito (l'amore paterno crocifigge, l'amore del figlio viene crocifisso), rimanda al fatto che l'amore tra padre e figlio, comunque, non può essere equo (cosa pure un pò inquietante).

Forse più abbordabile di altre opere del regista, lo consiglio a chi vorrebbe avvicinarsene senza traumi/noie (credo faccia pure parte di una trilogia).

Ancora una volta riuscita l'atmosfera a sè stante, senza tempo/senza spazio.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  03/07/2013 18:14:02
   8 / 10
"(i critici devono) fare attenzione a non proiettare i loro complessi sul film che non mostra niente altro che una relazione tenera e calorosa che trae spunto dalla letteratura europea e russa del XIX secolo"


E' demoralizzante leggere che a catalizzare soprattutto l'attenzione di critici e addetti dopo la presentazione a Cannes fu lo scorgere una presunta maliziosità omoerotica nel rapporto padre-figlio. Questi vengono anche pagati per interpretare film in questo modo!

Certo, "Padre e figlio" ha una strana aurea morbosa che resta soffusa, ma c'è. Perché narra di un rapporto genitoriale con figlio che non vuole separarsi, fa di tutto per restare saldato. Come nel primo della trilogia non ancora compiuta, "Madre e figlio", Sokurov si focalizza su una sorta di simbiosi inscindibile ma anche ambigua- non nel senso sessuale padre/figlio, ma piuttosto pensando a chi è quell'uomo "adulto" per cui la fidanzata lascia il figlio...

Rispetto a "Madre e figlio" però questa ennesima grandissima prova d'autore del maestro russo ha una atmosfera più sognante, sospesa certo (come nella scena dell'asse tra i tetti) ma la cittadella accogliente in cui si muovono i personaggi misteriosi che spesso sembrano solo archetipi è antica ma confortevole. La luce calda non sembra essere quella della morte, padre e figlio sono entrambi giovanissimi, ma può anche risultare asfissiante.
Bellissima la scena finale.
C'è poco altro da dire, è un opera che esprime tantissimo in modo potente come solo Sokurov sa fare. Munirsi però di santa pazienza: cinema russo, meno di un'ora e mezza ma la pesantezza è palpabilissima.

Amnis  @  19/02/2012 16:29:16
   8 / 10
L'amore fra il sangue del proprio sangue dolcemente e ambiguamente morboso, l'accettazione della dolente inevitabilità della separazione affrescati nella onirica cornice di una San Pietroburgo intima e polverosa. Visivamente sublime, come ogni miglior Sokurov quest'opera si insinua lentamente sotto pelle, sino a rendersi inevitabilmente adorabile. E l'anima rende grazie ancora una volta.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  02/10/2011 01:27:42
   9 / 10
"L'amore paterno è crocifisso, l'amore del figlio crocifigge", parole che esprimono l'immenso impatto emotivo di un film che non esito a definire incantevole. La dimensione barocca di Sokurov non ha spazio, prevale la semplicità (si fa per dire) di un rapporto ai limiti dell'autolesionismo affettivo. E' una nuova opera sul Potere, davanti alla dimensione egoistica e sublimata del vincolo familiare, attraverso cui molte altre tracce arricchiscono ma senza scalfire l'essenza della storia stessa.
Prima di tutto, la recitazione, un pò teatrale ma non nel senso tradizionale del termine: Sokurov lascia agli attori una spontaneità che a volte è mimica è espressione è sguardo ma sembra appartenere ai lati più comuni della gente comune. In un certo senso è come se tutti noi facessimo "arte" davanti alla piega che prendono le nostre emozioni.
Metafora del film, oltre al sogno che ritrova il senso incompiuto di un'Edipo senza figura materna (scomparsa prematuramente) è invero il Doppio Sogno, quello del figlio nudo davanti alla natura e sotto la pioggia, e quella del padre seminudo nonostante la brusca nevicata. In entrambi i sogni l'altro (padre o figlio) chiede "ma ci sono anch'io?" - risposta "no, sono/ero solo".
Il bisogno di rompere un vincolo fa parte del pensiero di entrambi, ma entrambi sanno che sarà difficile o impossibile renderlo effettivo.
Girato ancora una volta nella Sanpietroburgo dell'Hernitage (citato per una tela del Rembrandt sul "figlio prodigo"), il film vanta una fotografia che spesso sembra appartenere a una dimensione senza tempo.
Nel corso del tempo, ci si pongono tanti interrogativi (spoiler) a cui il regista non dà risposta, come il tanto frainteso omoerotismo del film (in realtà necessario per descrivere un rapporto sia fraterno che "materno" del figlio col padre).
C'è tuttavia una solarità, quasi minimalista a tratti, che si sprigiona in diverse magnifiche sequenze (il gioco dell'asse di legno sospesa nel vuoto, il giro in tram con l'amico, la visita di Sasja alla ragazza che forse ha perduto per sempre) che costringono spesso lo spettatore a lasciarsi trasportare nell'oblio, come se la forte fisicità mentale della vicenda, e il dolore che si possa addosso, possa essere cancellato dall'illusione quotidiana

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sweetyy  @  17/08/2011 18:12:20
   6 / 10
Il cinema di Sokurov è sicuramente molto complesso, lento ..fatto di gesti e sensazioni, non riesco a coglierne purtroppo (almeno fino ad ora) in maniera completa la particolare bellezza e ovviamente non ne faccio una colpa al film.

bulldog  @  23/05/2011 09:23:46
   8½ / 10
Il cinema di Sokurov , giustamente considerato molto vicino a quello di Tarkovsky, è capace incredibilmente di trascendere le cose più semplici, dai lineamenti di un viso, a la forma di vecchie case, alla configurazione di vicoli illuminati e stretti, sino a i gesti e le movenze più comuni dell'essere umano.

Tramite un uso frequente di Piani Sequenza, questo "Padre & Figlio" riesce a tinteggiare un quadro di vita comune completamente immerso in un atmosfera onirica e fuori da qualsiasi cognizione di tempo.
Davvero difficile da spiegare a parole, di fronte a questo cinema dalla fotografia luminosa e sbiadita allo stesso tempo ci si sente davvero lontanissimi dal normale stato di veglia, provare per credere.

Tutto è così ambiguo, sognante, incompleto e altamente suggestivo....inesprimibile.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  21/02/2009 20:16:35
   7 / 10
Dopo anni Sokurov ritorna a parlare dei legami morbosi che ci sono all'interno delle mura domestiche!Questo episodio l'ho trovato migliore di "madre e figlio" soprattutto perche la vicenda non è cosi monotona come nel film del 97'...
Si tocca con mano il disagio dei due protagonisti cosi affiatati nel loro rapporto ma certi di un prossimo addio!

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