scandalo regia di Akira Kurosawa Giappone 1950
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scandalo (1950)

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locandina del film SCANDALO

Titolo Originale: SHUBUN

RegiaAkira Kurosawa

InterpretiToshiro Mifune, Yoshiko Yamaguchi, Yôko Katsuragi, Noriko Sengoku

Durata: h 1.44
NazionalitàGiappone 1950
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1950

•  Altri film di Akira Kurosawa

Trama del film Scandalo

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Voto Visitatori:   6,83 / 10 (6 voti)6,83Grafico
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Voti e commenti su Scandalo, 6 opinioni inserite

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Filman  @  22/09/2016 21:09:51
   7 / 10
Probabilmente la natura in parte smodata di SHUBUN (titolo ufficiale giapponese "Sukyandaru", tradotto in "Scandal"), che impedisce al film di essere un bel pezzo di cinema di genere, è dovuta ad un senso di denuncia verso quel tipo di stampa scandalistica, speculatrice a scapito della diffamazione personale, che si stava affermando in quegli anni, presa troppo sul personale da Akira Kurosawa, come si può notare dal veloce inquadramento, poco studioso e volendo anche poco neutrale, di questo mondo gossipparo, dai personaggi, troppo poco sottili per una sceneggiatura dello stesso Kurosawa, e del dramma di fondo che si va ampliando, usato a convenienza e con poca naturalezza. Per il resto, risulta sorprendente come uno dei lavori medi del regista sia in grado di identificare uno status categorico, nello specifico quello del legal dramma tipo, formato da critiche ai media manipolanti l'opinione pubblica e concludente con l'atto giuridico vero e proprio.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  08/06/2013 10:11:53
   6½ / 10
Attraverso lo sfondo di una critica verso un certo tipo di stampa gossippara, Kurosawa mostra come la verità o presunta tale possa essere distorta a proprio piacimento o per puro tornaconto personale. Ciò che conta quindi è solo l'apparenza del visibile assunta a verità assoluta che in qualche modo anticipa le tematiche di Rashomon.
Da affresco corale della prima parte, in maniera fin troppo repentina, Scandalo diventa un racconto intimo non appena la figura dell'avvocato Hiruta, intepretato da uno Shimura non sempre misurato, irrompe nel film. Se da un lato Kurosawa è coerente nel descrivere il percorso umano di quest'uomo caratteristica comune di molte sue pellicole, dall'altro perde il contesto iniziale, sacrificando sull'altare gli altri personaggi che vengono tralasciati. Pur essendo un minore della filmografia del regista giapponese rimane comunque un film interessante e purtroppo fin troppo attuale.

deralte  @  27/04/2011 12:18:10
   6½ / 10
Idea interessante e molto attuale ma dà la sensazione di non coinvolgere pienamente come altri film di Kurosawa di quello stesso periodo.. Anche la coppia Mifune\Shimura sembra viaggiare al minimo, causa una caratteriazzazione dei loro personaggi che non mi ha molto convinto.. In definitiva uno dei film di Kurosawa che mi ha preso meno.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  16/05/2010 09:32:31
   7½ / 10
Dal lontano e misterioso Giappone arrivava per la prima volta un film sul potere infamante del gossip ancora oggi attualissimo,considerato uno dei minori di Kurosawa e nonostante questo bello e con alcune scene emozionanti.
C'è una teoria accreditata che dice che questo Scandalo sia stato la vendetta del regista verso una stampa populista (gossippara si direbbe oggi) che aveva messo anche lui nella rete di infamanti menzogne. Probabile che sia così,in ogni caso Kurosawa dipinge benissimo la realtà del tempo e il processo "libertà di stampa-privacy" che ancora oggi è sulle bocche di tutti.
Inoltre è ben distinto in due parti: la prima,ben riuscita,è una sorta di commedia che non tralascia attimi di riflessione, la seconda è più un melodramma forse troppo pesante in un film che era partito con una caratteristica diversa.
Bravissimi tutti gli attori,anche se lo stesso Kurosawa ammise anni dopo di aver "calcato troppo la mano con la storia dell'avvocato". In effetti questa è la prima cosa che balza all'occhio e nonostante la seconda parte del film non abbia niente di eccessivo che non vada,alla lunga tutto il patetismo che si respira dà leggermente fastidio.
Va dato merito al regista giapponese di avere fornito,per l'ennesima volta,un ritratto intriso di pietà e comprensione verso un personaggio cosi particolare come quello dell'avvocato,un "verme" per sua stessa ammissione ma tutt'altro che una persona cattiva.
Purtroppo non ci sono sfumature nel personaggio del cattivo (quello che verrà citato in giudizio) anche se le parole più vere del film escono proprio dalla sua bocca.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  21/02/2010 22:35:52
   7 / 10
Scandalo è considerato un film minore di Kurosawa, nonostante ciò io l’ho trovato gradevole, divertente, ancora interessante e attuale. Il tema del film è legato a eventi di interesse pubblico nell’epoca e nella nazione di uscita del film (Giappone 1950 – l’insorgere di un’invadente e tendenziosa stampa scandalistica), Kurosawa però riesce a tirare fuori da questo argomento aspetti e risvolti di significato sempre attuale come pure a evocare figure umane dal pathos molto intenso e che rimangono profondamente impresse.
La storia è congegnata abbastanza bene per tenere sempre desta l’attenzione dello spettatore. Come in un film di Hitchcock lo spettatore sa come si sono svolti realmente i fatti e quindi si appassiona nel vedere come la verità venga messa in dubbio e in pericolo dall’interesse privato e cerca di tifare e incoraggiare il protagonista ad andare fino in fondo e a non arrendersi. Ovviamente lo spettatore alla fine ha la sua “meritata” soddisfazione, seguendo le regole non scritte del cinema dell’epoca che prevedono l’invariabile e certa vittoria del buono e del giusto. Eppure basteranno pochi mesi e Kurosawa sarà uno dei primi a mettere in crisi questa convenzione grazie a Rashomon.
In qualche maniera questo “dubbio” viene espresso anche in Scandalo, grazie alle parole ciniche e realistiche del direttore del giornale scandalistico, il quale afferma senza mezzi termini che la realtà è nelle mani di chi “informa”, in quanto il ricettore non ha alcuna possibilità o sufficienti mezzi per verificare o negare un’apparente evidenza. Sono frasi di una sconcertante attualità, che bruciano ancora sulla nostra pelle di cittadini italiani del XXI secolo.
La parte più bella e profonda del film ce la regala il particolare personaggio dell’avvocato, interpretato dal grande Takashi Shimura. In lui vive un contrasto fortissimo fra bassi istinti (pigrizia, sciatteria, ubriachezza, sperpero al gioco, vigliaccheria, pusillanimità) da una parte e coscienza e rimorso (le aspettative di rettitudine, forza, altruismo, onestà da parte di sua figlia gravemente malata) dall’altra. Shimura dà a questo personaggio l’atteggiamento vile e strisciante del Watanabe di Vivere, come pure tutto il suo immenso dolore e la disperazione nel vedere l’incapacità di vincere e dominare la propria indole negativa. E’ una recitazione a tratti grottesca (il personaggio lo prevede) e a tratti tragica. Kurosawa/Shimura riescono a tratteggiare un personaggio che sembra uscito dai racconti di Gogol e di Dostojevskij. Certo forse patisce a tratti di una certa esagerazione e anche il personaggio della figlia malata sfiora un po’ troppo il patetismo, il risultato in termini di effetto è però notevole. L’avvocato è anche il mezzo con il quale Kurosawa ci porta di nuovo nei bassifondi di Tokyo, con la loro triste e povera ma genuina umanità, sullo sfondo del solito stagno maleodorante e infettante.
Per il resto il film ha un inizio con una fotografia folgorante: una corsa in moto ripresa al reale (a Hollywood avrebbero impiegato uno sfondo) e una splendida scena en plein air di un ritratto di splendido paesaggio montagnoso.
Da segnalare la splendida performance di Toshiro Mifune che in questo film comincia a mostrare tutto il suo charme, la semplice e affascinante bellezza di un giovane sicuro di se, allo zenith della propria vita. E’ il primo film in cui trovo la recitazione di Mifune forse superiore a quella di Shimura.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  02/07/2008 22:18:24
   6½ / 10
Sono rimasto un pò deluso da questo film che credevo fosse "L'asso nella manica" Kurosawiano. Si è svelato nient'altro che un melodrammone che sfrutta l'espediente del quarto potere per tracciare un percorso narrativo dalla lacrima facile, un avvocato pronto a tutto per la figlia malata.
Melodrammone appunto, niente di epico in stile Kurosawa, situazioni spesso troppo eccessive anche per l'interpretazione, esagerata, di Shimura, l'avvocato.
Per quanto sia difficile, personalmente, seguire una pellicola giapponese sottotitolata, il film è oggettivamente poco incisivo nella critica alla stampa con svolgimenti drammaturgici a volte banali, a volte poco probabili.
Alla sceneggiatura non manca comunque la saggezza di un autore che poco dopo firmerà un film come "Rashomon", o "I 7 samurai", ma non manca nemmeno qualche sforata in retorica melensa.
Grande come sempre la presenza scenica di TOSHIRO MIFUNE, nel ruolo di un pittore bizzarro, sempre con la mascherina da motocicletta.

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