Di ritorno dalle vacanze, Reggie scopre che il marito è stato assassinato. Un uomo affascinante conosciuto in villeggiatura, Peter, le offre il suo aiuto. Gli amici del defunto cominciano ad angosciarla con richieste di denaro poco ortodosse e anche Peter sembra ora meno amichevole di quanto aveva dato a vedere.
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[ (Come inizio commento concedetemelo) / (niente come un sito Internet conferisce tanta trasparenza e naturalezza alle pratiche dell'intertestualità) ]
Stanley Donen confeziona una riuscitissima pellicola che non ha perso nulla dello smalto originale ai tempi della sua uscita, e forse guadagna nel tempo qualche dose di fascino in più. Un film in cui gli stereotipi hollywodiani della sophisticated comedy, applicati con successo a un canovaccio (pretesto) giallo di derivazione hitchcockiana ci sono tutti, e si ringrazia per questo. Il gusto è quello tutto ludico di partecipare a un grazioso gioco in compagnia di alcuni dei più rappresentativi attori simbolo del divismo cinematografico. Grant e la Hepburn sono una coppia fintissima, e per questo perfetta, deliziosi nei loro scambi di battute svenevoli che possono funzionar solo in certo cinema, scandite a un ritmo ad orologeria. Cinema-illusione che è illusione fin dalla definizioni delle parti dei propri personaggi e dai contorni della credibilità generale, in cui niente è ciò che sembra, ed è proprio questo l'elemento (av)vincente del film. Uno spettacolo di qualità da studiare e ristudiare ancora, finché il Cinema e il grande pubblico vorrà, ma c'è da scommetterci, difficilmente si stancherà di questa tipologia di prodotti. Forever.