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Gran film di Ozu, che mi ha parecchio colpito nonostante sia stato il primo dei suoi che ho visto. So bene che i suoi titoli migliori sono altri ma credo che già da "Sono nato, ma..." si capisca di cosa è capace. Film molto ben sviluppato a livello di sceneggiatura e con una tecnica a livello di regia di altissimo livello per l'epoca. Non mi stupisce che Ozu sia uno dei registi giapponesi più celebrati di tutti i tempi.
Ozu nei suoi film crea sempre un'atmosfera di tipo leggero, comico, scherzoso (in questo caso le piccole-grandi avventure di due fratellini trasferitisi alla periferia di Tokyo, alle prese con la scuola e una banda di bulli). Questo tono lieve e tutto sommato sereno accompagna le vicende realistiche di gente comune, durante la loro vita quotidiana (belle le immagini della periferia-campagna di Tokyo degli anni '30 del 900). La peculiarità di Ozu è che su questo sfondo piacevole e divertente, intesse tutto un discorso di tipo sociale, psicologico e sentimentale. Spontaneamente e naturalmente si rappresentano i problemi del lavoro (la subordinazione al capo), familiari e psicologici (il difficile ruolo di padre e la pressione dei modelli sociali). Nascono così scene molto significative per l'espressività che hanno, nonostante l'assenza del suono e del colore. Toccanti i momenti in cui il padre riflette sulla ribellione dei figli ed esprime la speranza in un mondo migliore per loro (allora si poteva). Grande perizia tecnica di Ozu, il quale fa stare quasi sempre la mdp in basso, al punto di vista dei bambini. In generale preferisce sempre questo tipo di sguardo ribassato, il quale mette in rilievo le figure umane e i loro atteggiamenti. Diversi i virtuosismi, in cui imita il punto di vista da una bicicletta, ecc. Ottimo film che non fa assolutamente sentire la sua età.
E' un film bellissimo, ma se i capolavori di Ozu sono questi. Non credo sia così, ho visto "Viaggio a Tokyo" e raggiunge decisamente vette ben più alte. "Sono nato ma.." è comunque poesia ozuiana, influenzato dallo slapstick e dalle commedie americane, già ai tempi del parlato fresco - ma ancora muto - è permeato da una ossessività del quotidiano: l' asse ozuiano casa-ufficio-locanda (qui però non c' è) che si ripresenterà ciclicamente film dopo film; stagione dopo stagione. E anche la "comunicazione" sembra esser il pallino di questo amabile autore: i treni (ne passa uno ogni trenta secondi) della periferia di Tokyo, i tralicci dell' energia elettrica, le antenne e la televisione che comparirà in "Buon Giorno", remake proprio di questo film. La pellicola è una notevole parabola sulle rigide gerarchie della società nipponica, niente di tragico, sia chiaro, anche perché è una commedia, però qualche buon spunto di riflessione lo da sicuramente. Linguaggio non ancora depurato ma pochissimi comunque i movimenti di macchina. C' è invece il fedele treppiede basso che spesso taglia di netto il viso dell' attore che recita. Impensabile ad Hollywood.
Forse il capolavoro di Ozu, insieme a Viaggio a Tokyo. Storia di due bimbi, arrabbiati col padre per l'eccessivo servilismo... Un'ottima storia, godibile, divertente e appassionante dalla prima all'ultima scena...