stop the pounding heart – trilogia del texas, atto iii regia di Roberto Minervini Belgio, Italia, USA 2013
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stop the pounding heart – trilogia del texas, atto iii (2013)

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locandina del film STOP THE POUNDING HEART – TRILOGIA DEL TEXAS, ATTO III

Titolo Originale: STOP THE POUNDING HEART – TRILOGIA DEL TEXAS, ATTO III

RegiaRoberto Minervini

InterpretiSara Carlson, Colby Trichell, Tim Carlson, LeeAnne Carlson, Katarina Carlson, Christin Carlson

Durata: h 1.38
NazionalitàBelgio, Italia, USA 2013
Generedrammatico
Al cinema nel Dicembre 2013

•  Altri film di Roberto Minervini

Trama del film Stop the pounding heart – trilogia del texas, atto iii

Sara ha pochi anni e tanti fratelli, vive in una fattoria del Texas insieme ai genitori, allevatori di capre che educano tutti i figli secondo i rigidi precetti della bibbia. La sua è una vita serena e devota, passata ad accudire gli animali della fattoria, e a mantenere corpo e mente puri in attesa di un uomo che la prenda in moglie. L'incontro con Colby, allevatore di tori e cowboy da rodeo, turba la quotidianità di Sara precipitandola in una crisi profonda.

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Voto Visitatori:   7,33 / 10 (3 voti)7,33Grafico
Miglior documentario di un lungometraggio
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior documentario di un lungometraggio
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Voti e commenti su Stop the pounding heart – trilogia del texas, atto iii, 3 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  21/01/2019 11:25:24
   7 / 10
Bell'esperimento di Minervini, che ci mostra l'arretramento del Texas rurale forgiato dal timore di Dio. Protagonista una ragazzina bionda che si smuove nei dubbi della vita, e viene rimessa in pista dai genitori e specialmente la madre. Succede poco, e non si capisce quanto in parte sia inscenato, comunque apprezzabile lo sperimentalismo e mostrare un mondo di cui non si sa più di tanto. Lo consiglio.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  23/03/2014 00:26:53
   8 / 10
Qualche spoiler

Sono giorni ormai che macchino su questo film, cercando di definire e recingere ciò che mi ha disturbato. Si è trattato forse dello stridere di alcune demarcazioni moleste. In particolare, l ' insistenza sulla coltre di cristianità che avvolge le "vicende". Il corpo di Sara è stato marchiato a fuoco dall' educazione religiosa, per usare una metafora banalmente attinente al contesto. Ma anche chi ha la libertà di confermare e rinnegare una qualsiasi fede, soffre, nel pieno della giovinezza, della stessa strana tachicardia. "Stop the pounding hearth" è una struggente comune preghiera, una semplice richiesta di quiete. L' appello di una madre tenera e incolpevolmente meschina, nel racconto. L' abbraccio tra lei e la figlia, nel finale dischiuso, corona un momento di forte trepidazione. Riconosco, nelle mani smaniose di Sara, nel rossore del viso, nel non saper dire, nel non capire, tutto un vissuto. L' involucro di carne che si modella e diventa essenza, la vergogna di pulsare troppo agli occhi di Dio, o dell' altro che osserva. Splendida la scena in cui Sara fa il bagno al mare, concedendo a noi, e alle onde vive che le vanno incontro, la nudità delle gambe.
Dall' altra parte, d' obbligo, un ragazzo: sorta di cowboy che timidamente ammicca, accalorato di un calore confuso che gli mozza il fiato, e lo costringe, con simbolica ironia, ad (ab)usare (del)l' antiasmatico. Una bella delicatezza, quella con cui viene tratteggiata la carnalità irrisolta fra Lui, pelle scura e chioma arruffata, e Lei, pelle tersa e trecce ordinate.
C' è un costante senso di minaccia, in tutto il film, mescolato al candore esteriore o solo intimo dei volti acerbi, alla presenza tutelare delle famiglie, al ravvivante chiarore estivo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  17/01/2014 21:48:40
   7 / 10
Il fatto è che questo tipo di cinema mica esiste più, quello dei documentari che si prendono il loro tempo,
stanno lì e raccontano senza sceneggiar nulla, che pensano che se quello che mostrano è interessante bene, se farà scappare la gente dalla sala bene lo stesso.
Anacronistico sì, con un anacronismo dell'anacronismo.
Il primo anacronismo è l'idea stessa che sta alla base del film-documentario (o documentario tout court? mica l'ho capito), quella appunto di un doc statico girato nel 2013, ma stiamo scherzando? noi andiamo di fretta, noi già il documentario ci sta sulle palle, se non ce lo filmizzi più che puoi, no dico, ma sei scemo?
Il secondo anacronismo è la stessa materia del film, il racconto di una famiglia texana che vive in un ranch sotto gli occhi di una sola persona, Dio. Che poi persona non è, a parte quando mandò suo Figlio qua da noi.
Una famiglia di millanta figli che alleva le capre e ci fa il latte, alleva le capre e ci fa il latte, spara a due barili e poi alleva le capre e ci fa il latte, poi legge due tre sermoni della Bibbia e poi alleva le capre e ci fa il latte.
Vicino a loro un altro ranch con due ragazzi che si allenano per il rodeo, poi si allenano per il rodeo e poi ogni tanto, ma solo ogni tanto, si allenano per il rodeo.
Minervini, regista di Casa Nostra trasferito negli States gira un documentario fuori dal tempo, in una famiglia timorata di Dio che va avanti da centinaia di anni allo stesso modo. E ogni giorno uguale all'altro.
I figli vengono indottrinati dalle parole della Bibbia, imparati del mestiere, impauriti del potere dell'amore e delle pulsioni, che quelle si sa , solo dopo sposati.
Che se il cuore pulsa troppo va fermato, va controllato, stop the pounding heart, mantieni il controllo, cerca la serenità interiore, affronta le tue battaglie e resta sempre con il Signore.
E servi l'Uomo (anzi, l'uomo, quello con la lettera minuscola, fatto di ossa e vene varicose) perchè è più facile essere sue serve che trovare la forza di farcela da soli.
Sì, o.k, ma Sara all'altro ranch ci è andata, l'ha visto quel bel ragazzo che si allena per il rodeo (fanno solo quello) e lei forse pensa che allevare le capre (fa solo quello) potrebbe anche non essere solo quello.
A Sara dei dubbi se l'unica vita e la felicità in terra siano solo quelle gli vengono. E' bruttina ma mica scema.
Film pieno di pregi e difetti, l'esaltazione della vita semplice ma anche l'ingiustizia di trovarsi isolati fuori dal mondo, l'importanza delle parole e degli insegnamenti ma anche quanto c'è di sbagliato in quelle parole e in quegli insegnamenti, la bellezza di due bimbi che saltano non sopra ma dentro delle pozzanghere e il sapere che forse faranno poco più di quello in vita loro.
E a livello cinematografico i due problemi principali sono il suo ripetersi continuamente, perchè se è vero che il ciclo della vita là è sempre lo stesso, nel cinema qualcosa deve pur succedere e l'altro problema è un'occasione mancata, una scena madre o un gesto padre tra Sara e quel ragazzo. Serviva una scintilla in più, una scintilla visibile anche da noi che avrebbe reso ancora più bella quella scena finale, di Sara in lacrime davanti ai suoi dubbi su cosa sia la vita mentre la mamma in un gesto insieme magnifico e terribile continua a indottrinarla di Verità.
Intanto poco prima era nato un altro bambino, rimasto in pancia tutto il film come ne L'uomo che verrà.
Ma questo uomo che verrà non troverà un cambiamento.
Troverà l'eternità della ripetizione.

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