storia di fantasmi cinesi regia di Ching Siu-tung Hong Kong 1987
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storia di fantasmi cinesi (1987)

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locandina del film STORIA DI FANTASMI CINESI

Titolo Originale: SINNUI YAUMAN

RegiaChing Siu-tung

InterpretiLeslie Cheung, Wong Tsu-hsien, Lau Shi-ming, Wu Ma

Durata: h 1.41
NazionalitàHong Kong 1987
Generefantasy
Al cinema nel Gennaio 1987

•  Altri film di Ching Siu-tung

Trama del film Storia di fantasmi cinesi

Giunto in una cittadina per svolgere il proprio ingrato compito, l'esattore Ning Tsai-shen non trova nessuno disposto ad accoglierlo per la notte ed è costretto a rifugiarsi nel tempio di Lan Ro, infestato dagli spiriti: qui incontra Yen Che-hsia, monaco taoista e guerriero, e la bella Nieh Hsiao-tsing, della quale si innamora. La ragazza è però a sua volta un fantasma, legato per l'eternità a uno spaventoso albero capace di succhiare l'essenza vitale dalle malcapitate vittime: l'impresa è immane, ma Ning tenta ugualmente di spezzare l'incantesimo...

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 •  STORIA DI FANTASMI CINESI 2, 1990
 •  STORIA DI FANTASMI CINESI 3, 1991

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Voti e commenti su Storia di fantasmi cinesi, 22 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Boromir  @  07/05/2023 18:07:10
   8 / 10
Ching Siu-Tung che decide di lasciare il segno non solo come coreografo di lusso, ma anche dietro la macchina da presa (con la benedizione produttiva di Tsui Hark). Parliamo senza ombra di dubbio di una delle vette della cinematografia hongkonghese, dal ritmo perfetto e brillante nella mistura di generi che passano dal fantasy, al slapstick, per arrivare alle note di erotismo (chi non vorrebbe essere il primo della fila per essere sedotto da Joey Wong?) e all'horror folkloristico.
Il cast è meraviglioso: Wu Ma nei panni dello spadaccino taoista regala un memorabile e delirantissimo numero musicale, mulinando la spada in un bosco di notte; Joey Wong è divina come seduttrice fantasma dal cuore d'oro e Leslie Cheung interpreta un esattore pasticcione con una vivacità che commuove. Esterni silvani e sulfurei, effetti speciali artigianali dal sapore vintage e l'abilità di Siu-Tung nella gestione delle sequenze wuxia rendono il risultato finale godurioso oltre misura. Un gioiellino che diverte, emoziona, inquieta e strugge come mai ci si potrebbe aspettare.

kafka62  @  11/03/2018 12:15:35
   7½ / 10
La cosa che colpisce di più in "Storia di fantasmi cinesi" è la sua straordinaria ambiguità. Il film di Ching è infatti un prodotto dichiaratamente popolare, che si rivolge a una fascia vastissima di pubblico, e al tempo stesso è un sofisticato coacervo di riferimenti culturali. E' un film di genere e nel contempo un'opera che, per mezzo dell'umorismo e della smitizzazione parodistica, trascende e reinventa il genere. E' profondamente orientale e insieme pieno di influenze, se non addirittura di citazioni, del cinema occidentale. E' ambientato in un passato "fantastico" eppure possiede per molti versi connotazioni futuribili e post-moderne. Anche dal punto di vista stilistico "Storia di fantasmi cinesi" appare difficilmente definibile: a inquadrature armoniose, di un gusto quasi pittorico, si succedono spesso movimenti frenetici e convulsi della macchina da presa, così come le tonalità delicate e soffuse di molte scene trascolorano con subitanea facilità in violenti giochi cromatici. Da qualsiasi parte lo si guardi, "Storia di fantasmi cinesi" mostra la sua doppia natura di sbalorditivo giocattolo spettacolare e tecnologico e di raffinato capolavoro in cui è possibile ritrovare l'intero armamentario retorico del cinema contemporaneo. Forse solo lo spielberghiano "I predatori dell'Arca perduta" era riuscito, prima di lui, a coniugare altrettanto bene la storia del cinema con l'immaginario collettivo degli anni disimpegnati della fine del secolo scorso.
Come nella saga di Indiana Jones, anche in "Storia di fantasmi cinesi" il cinema dell'orrore si mescola con il cinema d'avventura, la favola, il melodramma sentimentale e le storie di spettri, il tutto con uno sguardo divertito e ironico che non risparmia niente e nessuno. A partire dallo stesso protagonista. Lin Choi Sin, il giovane esattore che attraversa l'immensa Cina portandosi appresso un librone nel quale sono annotate le tasse da riscuotere, è l'anti-eroe per eccellenza, debole, goffo, maldestro e fifone. Per riprendere il velo sfuggito a Li Siu Seen, ad esempio, finisce per ben due volte nelle acque del lago, è incapace di sollevare da terra, prendendolo tra le braccia, il corpo della ragazza svenuta, ad ogni rumore insolito che rompe il silenzio della notte il cuore gli balza in gola, e così via. Nella divertente sequenza iniziale, la natura sembra farsi beffe di lui, rivelando la sua patetica inadeguatezza ad affrontare la vita: il pane nella saccoccia si dimostra più duro delle pietre, l'ago della bussola gira vorticosamente, come impazzito, e quando, senza preavviso, scoppia un forte temporale, a far da riparo al giovane c'è solo un ombrello pieno di buchi. Lin Choi Sin ha la stessa scalcagnata trasandatezza di uno Charlot e la stralunata inettitudine di un Buster Keaton, eppure nonostante questo (o forse proprio grazie a ciò) è capace di muoversi in un ambiente pericoloso e tremendo, dominato da forze soverchianti, senza mai soccombere, con quella grazia speciale e quella magica invulnerabilità che solo gli ingenui e i puri di spirito hanno. Al suo fianco Ching Siu Tung ha messo un personaggio che partecipa in tutto e per tutto dell'ambiguità di cui si è detto dinanzi. Yin Chek Hsia, un guerriero forte e invincibile che, scambiato inizialmente da Lin Choi per un feroce assassino (con tutte le conseguenze in termini di gag ed equivoci che si possono immaginare), si rivela alla fine l'alleato più fedele del ragazzo. Quello del guerriero taoista è il personaggio più bello del film, irresistibilmente esuberante e sanguigno ma con un fondo nascosto di insopprimibile tristezza.
A far scattare la molla del film è però l'amore di Lin Choi per la fanciulla-spirito. Anche nei suoi confronti il nostro eroe passa attraverso alterne fasi, dall'infatuazione al sospetto e al ripudio, prima di rendersi definitivamente conto che la ragazza è schiava delle forze del male e che da sola non riesce a trovare la forza per affrancarsi. E' il vecchissimo, eppure sempre avvincente, tema che sta al centro della favolistica popolare e della letteratura cavalleresca e romantica: quello dell'amore per la bella principessa che, per poter essere coronato da successo, deve obbligatoriamente passare attraverso prove e tribolazioni di ogni genere, aventi una funzione catartica e di iniziazione. Qui però Ching trasforma questo tema in una storia che cela in sé un profondo e invincibile senso di tristezza. Restituire la ragazza al mondo degli umani significa infatti per il protagonista perderla per sempre, e questa consapevolezza vena fin dall'inizio di nostalgia il rapporto tra i due amanti. La storia d'amore tra Lin Choi Sin e Li Siu Seen è così vissuta in maniera precaria e fugace, tra falsi addii e illusori ricongiungimenti; e quando il regista, durante la prima notte d'amore, alterna le scene del presente con quelle delle avventure vissute insieme nei giorni precedenti, sembra con questo stratagemma formale sancire l'irripetibilità degli istanti di felicità, in una sorta di singolare esaltazione del carpe diem oraziano. L'estatico autocompiacimento che Ching lascia qui intravedere per le stupende immagini realizzate, ciascuna delle quali, presa a sé stante, è in grado di assurgere a un'autonoma perfezione (come si può vedere anche nel suggestivo collage finale), mi ricorda lontanamente il modo in cui Peter Weir in "Picnic ad Hanging Rock" usa le inquadrature (un viso, un gesto al ralenti, un particolare), fino a farle diventare dei veri e propri leit-motiv, e persino dei simboli capaci, con la loro bellezza, di trascendere il film stesso.
La mancanza dell'happy end sperato ribalta inaspettatamente in elegia quel che inizialmente si presentava come una goliardica parodia delle goticheggianti ghost stories. Si considerino ad esempio le significative scene degli zombi che infestano il tempio maledetto: queste creature squittenti e inoffensive che il protagonista, senza neanche accorgersene, sbatacchia di qua e di là, calpesta e infine annienta, rappresentano una divertente (e divertita) presa di distanza dai seriosi luoghi comuni del genere, vale a dire dagli innumerevoli morti viventi dalla forza terribile e dal volto decomposto che hanno riempito tante pellicole da Romero in avanti. I topoi dell'horror film sono presenti in abbondanza, a partire dagli elementi più triviali e scontati del gore: schizzi di sangue, teste tagliate, teschi e tombe (una lapide cimiteriale è non a caso la prima immagine del film) si susseguono in un tripudio grandguignolesco, da manuale dell'orrore in celluloide, sempre però descritto con quella distanziazione che, lo si è ormai capito, costituisce la vera costante di "Storia di fantasmi cinesi". E' sufficiente pensare all'abbraccio che, dopo la lunga ed estenuante battaglia con la lingua gigantesca, il ragazzo e il taoista si scambiano, entrambi con il viso orribilmente sporco di schifosi liquami, per comprendere l'anticlimax che si respira in continuazione nel film.
Altrove il gioco finemente ironico dei rimandi e delle citazioni è ancor più compenetrato nella struttura narrativa, la quale segue con una fedeltà volutamente esagerata (e quindi dissacratoria e grottesca) tutti gli stereotipi del genere. Anzitutto, l'arrivo dell'eroe ignaro in una comunità a lui estranea e rinserrata a protezione del "mistero" della zona è il luogo comune per eccellenza del cinema horror, presente fin nei primi film di Dracula (il villaggio dei gitani che accoglie il protagonista) e ripreso, con intenzioni più o meno parodistiche, dai film di Polanski, Landis e Dante. In secondo luogo, il bosco notturno, irto di pericoli e popolato di animali feroci, il cui attraversamento equivale (Cappuccetto Rosso insegna) a un'esperienza iniziatica. In terzo luogo, il tempio infestato dagli spiriti, che nel cinema orientale (vedi ad esempio "I racconti della luna pallida di agosto") ha la stessa funzione della casa maledetta della tradizione orrorifica occidentale. All'interno dell'edificio in apparenza rassicurante, gli ambienti deputati al pericolo e alla paura sono, ovviamente, la soffitta e la cantina: è lì, dove l'oscurità e l'assenza di una facile via di fuga lasciano il protagonista ancor più in balia dell'imprevedibile, che si annidano le misteriose presenze notturne. La dimensione "notturna" del terrore è un altro topos classico, comune a quasi tutta la letteratura e la cinematografia del genere: è di notte che normalmente si scatenano le forze del male e l'arrivo dell'alba interviene quasi sempre in funzione di alleggerimento della tensione, quando essa ha raggiunto livelli spasmodici e insopportabili. In "Storia di fantasmi cinesi" le scene diurne sono in netta minoranza rispetto a quelle notturne, e a volte sono dei semplici intermezzi utili per accumulare nuovo materiale narrativo o per scandire il trascorrere del tempo. Un altro degli incubi contemporanei più comuni (basta pensare al sogno di "Sweetie" o, in chiave goliardica, a "La piccola bottega degli orrori") è rappresentato dalla demoniaca vitalità della natura inanimata: rami e radici degli alberi diventano mostruosi tentacoli, nugoli di braccia spuntano inopinatamente dalle rocce, le lingue si allungano a dismisura, e così via. Infine, l'incredibile facilità con cui le due dimensioni (l'aldiqua e l'aldilà) vengono perforate in entrambe le direzioni ricorda la letteratura bretone di Chrétien de Troyes, dove il regno dei morti era magari situato appena al di là di un fiume.
In "Storia di fantasmi cinesi" c'è ancora un elemento che ricorre con frequenza nel film dell'orrore (anche se in forme sempre diverse, a seconda del paese, dell'epoca e della cultura): è il sutra contenente le formule magiche per respingere gli spiriti maligni, non molto dissimile dai crocifissi e dall'aglio per tenere lontani i vampiri o dall'acqua santa e dalle frasi esorcistiche per combattere il demonio. Ching Siu Tung gli attrribuisce ovviamente un'intenzione ironica: essendosi il protagonista appoggiato a una parete dove sono esposti alcuni sutra, sul suo vestito rimangono accidentalmente impresse le fatidiche scritte, e con esse, più tardi, egli terrorizza senza rendersene conto la fanciulla-fantasma. Ma nel tema del sutra si adombra un discorso assai più profondo, anche se a malapena accennato, il quale percorre sotterraneamente l'intero film: l'importanza della parola scritta e della sua riproducibilità. Non è un caso che Lin Choi Sin sia un esattore il quale, dopo un lunghissimo viaggio a piedi, scopre che il libro in cui sono annotate le somme da riscuotere è stato irrimediabilmente rovinato dall'acqua; ma egli non si perde d'animo e il giorno dopo riscrive tutto quanto, riuscendo così a presentarsi con aria trionfante davanti all'esterrefatto debitore che poco prima lo aveva cacciato in malo modo. Per quanto riguarda più propriamente il sutra, esso viene trasmesso di mano in mano per mezzo della stampa (sia pur involontaria, come testimonia la buffa sequenza descritta più sopra), diventando così un prezioso testimone per far trionfare le forze del bene: è proprio grazie alle pagine del libro che Yin Chek Hsia ha affidato al ragazzo, che i due riescono a sconfiggere il temibilissimo Signore Nero. E' una morale assai simile a quella che emerge da un vecchio film di King Hu (un altro regista della scuderia del produttore Tsui Hark), "Pioggia opportuna sulla montagna vuota", laddove si antepone l'esigenza della diffusione più ampia possibile delle copie del manoscritto a quella, opposta, dello sterile e geloso possesso dell'originale, il quale viene simbolicamente bruciato dal nuovo abate del monastero buddista.
Quella del libro magico non è l'unica provocazione intellettuale che si può scoprire tra le pieghe di questo film fintamente semplice. Basti pensare alla sua complessa dialettica temporale. "Storia di fantasmi cinesi" si svolge in una dimensione apparentemente fuori di ogni dinamica cronologica, in virtù di una straordinaria concentrazione temporale. Sono talmente tanti gli avvenimenti che si accavallano in un breve lasso di tempo che quasi non ci si rende conto del suo trascorrere. Eppure i riferimenti al passare del tempo sono insolitamente precisi: cronologicamente la vicenda è contenuta nello spazio di sei giornate e di cinque notti; più volte i personaggi ci ricordano quanti giorni mancano alle nozze di Liu Siu Seen con il Signore Nero. E', questo, uno dei molti segni dello straordinario rispetto che il regista dimostra per ogni particolare della storia, al fine di non intaccare in alcun modo (anche se ciò può apparire ben strano a prima vista) la sua verosimiglianza. A fronte di una trama decisamente fantastica e surreale, c'è infatti in "Storia di fantasmi cinesi" una cura minuziosa per ogni elemento della sceneggiatura: per fare un solo esempio, gli oggetti (il vaso contenente le ceneri di Li Siu Seen, il ritratto della ragazza, il fazzoletto con il messaggio ricamato, lo zaino del protagonista), pur avendo a volte un ruolo del tutto marginale nella storia, non vengono mai trascurati ma assumono un posto ben preciso all'interno di essa, cosicché, nonostante il caotico svolgersi degli accadimenti, tutto l'intreccio risulta ben registrato, senza alcun vuoto né dimenticanza o arbitrario accantonamento.
Come fa notare il sinologo Giorgio Mantici (in Cineforum, n° 312), "Storia di fantasmi cinesi" è anche un film girato con un grande scrupolo storicistico ed un rispetto addirittura filologico per una tradizione popolare molto sentita in Oriente. La storia di fantasmi e di demoni raccontata da Ching non è quindi solo un pretesto spettacolare, ma anche un'occasione per rendere omaggio a tradizioni plurisecolari, risalenti addirittura al III-IV secolo dopo Cristo. E' possibile rintracciare molti elementi tipicamente cinesi nel film: il sutra e il taoismo del monaco-guerriero, naturalmente, ma anche la duplice natura (maschile e femminile allo stesso tempo) dello spirito maligno, riproducente la dualità tra Yin e Yang; e poi "il simbolo dell'albero di canfora, sotto il quale vengono sepolte le urne con le ceneri dei morti; il motivo ricorrente degli odori (il protagonista viene nascosto nella tinozza profumata perché la strega non possa sentire il suo odore di uomo); la valenza demoniaca della musica, che risale addirittura a Confucio (e la ragazza, che attira i viandanti con la musica, è una vera e propria apsara, le divinità buddiste musicanti che appaiono negli affreschi delle grotte di Tonghuang); e infine la potenza magica del suo fiato (quando lui è nascosto sott'acqua, lei lo bacia donandogli il Qi, il soffio vitale, e consentendogli di rimanere nascosto)" (Mantici). Anche l'uso simbolico di oggetti e parti del corpo è tipicamente orientale: il velo della ragazza-fantasma, ad esempio, rappresenta l'infinita carica di amore e di distruzione che, contemporaneamente, la donna è in grado di esercitare sull'uomo, diventando ora strumento di perdizione (quando ella attira a sé le sue vittime) ora strumento di salvezza (il velo che indica al protagonista la strada da seguire nella notte o che lo strappa provvidenzialmente dalle grinfie degli spiriti maligni); la lingua smisurata che cerca di entrare nella bocca dei personaggi è, per contro, una evidente metafora sessuale, in quanto si può veder simboleggiato in essa il sesso sporco e impuro contrapposto agli insegnamenti buddisti di astinenza e di ritenzione del seme. Vi sono poi in "Storia di fantasmi cinesi" influenze orientali più prettamente cinematografiche. L'esempio più indicativo è probabilmente l'acrobatico duello tra i due guerrieri, che rimanda ai tanti combattimenti dei film di King Hu ("A touch of zen" su tutti), fatti di corse, salti e voli, assai più vicini all'Opera di Pechino che non alle arti marziali.
"Storia di fantasmi cinesi" è un film, come si è visto, profondamente cinese, eppure rivela al tempo stesso una approfondita conoscenza del cinema occidentale da parte del regista. Il suo modo di trattare l'horror è ad esempio simile a quello demenzial-surrealistico di Sam Raimi, tanto che tra "La casa 2" e "Storia di fantasmi cinesi" si possono individuare non poche analogie tematiche e formali. Non mancano esplicite citazioni, come il grappolo di braccia durante il combattimento, che ricorda "Repulsion" di Polanski, ma assai più interessanti mi sembrano i punti di contatto con alcune delle espressioni più recenti della nostra cultura figurativa. La canzone del guerriero taoista è infatti un perfetto videoclip musicale, mentre l'iperrealistica violenza della seconda parte del film sembra attinta direttamente dai manga giapponesi (ma non si può negare un più generale rapporto di filiazione tra "Storia di fantasmi cinesi" e l'intero universo dei fumetti, come dimostra la natura caricaturale di molti personaggi e lo stravolgimento grottesco del materiale narrativo).
Dal punto di vista stilistico, le influenze del cinema occidentale sono ancora più marcate: dal frequente uso del ralenti in funzione emotiva o simbolica (la prima morte, nel prologo, è preceduta dalla caduta al rallentatore di una lampada accesa) alle inquadrature insolite (soprattutto oblique e dal basso verso l'alto), dalla musica estremamente melodica e orecchiabile agli effetti speciali quasi "hollywoodiani". Ciò non impedisce a Ching di essere ugualmente molto personale e di creare delle sequenze originalissime, come quella di Lin Choi Sin che vola sopra l'armata degli spiriti che corrono sotto di lui in direzione contraria. E' il ritmo a dare però la misura del senso del cinema posseduto da Ching. La vicenda ha infatti un andamento a dir poco frenetico e debordante. In un'ora e mezza accade letteralmente di tutto, con una successione incalzante che non lascia tregua, senza però che venga mai avvertita la sensazione che la misura sia colma. Gran parte del merito va sicuramente all'ellittica agilità del montaggio: quando il ragazzo lascia per la prima volta il villaggio con la raccomandazione di stare attento ai lupi, subito egli si ritrova nel buio della foresta, e allo stesso modo, quando in un manifesto vede, in mezzo ai volti dei delinquenti ricercati dalla polizia, quello del guerriero barbuto, e decide perciò di correre in aiuto della ragazza, di colpo viene trasportato davanti all'abitazione sul lago. Ching evita con accuratezza il fastidio dei tempi morti, eliminandoli radicalmente dal tessuto narrativo; ciononostante "Storia di fantasmi cinesi" possiede anche momenti di rarefatta sospensione, atmosfere di sogno cui la bellissima musica di Romeo Diaz e James Wong conferisce un sovrappiù di pathos, come l'indimenticabile scena nella vasca da bagno (romanticissima, e nel medesimo tempo gestita con una sapienza hitchcockiana) o quella della scomparsa finale della fanciulla (trovo geniale il fatto che, in questo istante fatidico, il protagonista sia costretto a voltarsi e a darle le spalle, per evitare che la prima luce del giorno possa distruggerla).
Come si vede, "Storia di fantasmi cinesi" è un film caleidoscopicamente ricchissimo, non solo dal punto di vista visivo ma anche da quello tematico. In fondo, tra rutilanti duelli e inseguimenti mozzafiato, a rimanere impresse nella memoria sono proprio la malinconica scoperta che l'amore porta sempre fatalmente con sé la sua perdita e, soprattutto, l'imprevista, dolorosa umanità di un personaggio, quello del guerriero taoista, il quale preferisce combattere contro gli spiriti piuttosto che aver a che fare con l'umanità meschina ("Ecco perché mi nascondo e voglio sembrare uno spirito agli uomini e un uomo agli spiriti") e si smarrisce, lui che si è asserragliato al riparo della propria misantropica fierezza, di fronte al disperato desiderio di reincarnarsi di Li Siu Seen, espressione finanche troppo ingenua di una morale secondo cui la vita è degna di essere vissuta comunque, pur con tutti i suoi dolori e i suoi patimenti.

biagio82  @  09/05/2017 22:47:27
   8 / 10
un film veramente magnifico, che mischia horror, azione e fantsy in maniera splendida.
la storia, semplice e lineare, ci porta in un mondo di spetri e monaci taoisti con superpoteri alla dragonball, in un medioevo cinese ricreato in maniera praticamente perfetta.
bellisime le scene d'azzione con le lotte tra i guarieri e gli spettri (soprattutto le scene della protagonista, con tuti i virtuosismi delle vesti) inquietantissimo il demone con la lingua lunghissima e il protagonista sa strspparti anche qualche sorriso nella sua ingenuità
questo è un vero cult capace di emozionare ancora oggi a distanza di trent'anni dalla sua realizazione, davvero straconsigliato!!!

alex94  @  31/03/2017 12:34:39
   7½ / 10
Una pellicola che per la sua originalità e fantasia colpisce tutt'ora a ben 30 anni dalla sua uscita.
Realizzato in quello che era il periodo d'oro del cinema di Hong Kong (periodo d'oro che ormai comunque era agli sgoccioli),Storia Di Fantasmi Cinesi è divenuto in breve tempo un cult (oltre che un grosso successo commerciale) grazie al bizzarro e riuscito miscuglio di generi,troviamo infatti la classica storia d'amore (ben sviluppata) degli ottimi combattimenti a colpi d'arti marziali,un po di horror,del melodramma ecc..... insomma c 'è un po di tutto nelle giuste quantità,riesce a non risultare un pasticcio.
La storia forse non sarà particolarmente approfondita e a tratti forse potrebbe risultare anche un po infantile,però il ritmo elevatissimo e le diverse soluzioni ironiche ed intelligenti elaborate dal regista permettono facilmente di passare sopra a questi difettucci.
Buona la regia e la recitazione,convincenti anche gli effetti speciali e le coreografie dei combattimenti.
Un piccolo classico,da vedere almeno una volta.

horror83  @  11/12/2014 19:12:01
   7½ / 10
Un buon film, dove si mixa bene horror-fantasy-ironia. Bravi i cinesi!!!!!!!!

GianniArshavin  @  14/05/2014 13:21:34
   7½ / 10
Innovativo e riuscito mix di horror , commedia e melò in questo cult assoluto proveniente da Hong Kong.
La storia rivista oggi può forse apparire scontata , ma per il periodo il prodotto era abbastanza originale tanto da genere molteplici imitazioni nel corso degli anni.
I vari generi utilizzati per comporre l'opera sono amalgamati alla perfezione , e sovente passeremo da situazioni ironiche e spassose ad altre romantiche dalle sfumature gotiche.
Il film è molto avvincente e non annoia nemmeno per un minuto. La storia d'amore fra l'umano e la creatura soprannaturale è dolce e delicata , coinvolgente e mai banale anche grazie al fascino etereo della giovane Joey Wong; non mancano inoltre delle venature di erotismo , ovviamente non molto calcate.
Incisivi ed affascinati anche gli elementi horror del titolo , fra demoni , mostri , spiriti malefici ed ambientazioni da fiaba oscura. Da lodare la realizzazione degli effetti artigianali, davvero di grande impatto (forse ripresi da Raimi in "L'armata delle tenebre" ) malgrado il budget molto basso.
Le scenografie sono un altro punto di forza , grazie ad un tempio diroccato fulcro della narrazione perfettamente realizzato e alla bellezza incantata e suggestiva del bosco che circonda il tempio stesso.
Il cast , al di la della protagonista , regge bene l'urto con attori bravi a destreggiarsi sia in momenti seri che in altri potenzialmente demenziali.
Quindi in conclusione "Storie di fantasmi cinesi" è un film che fra risate , mostri , amore e atmosfera si è ritagliato un posto di prim'ordine fra i cult del passato.

MonkeyIsland  @  14/11/2013 11:14:40
   6½ / 10
Condivido appieno il commento dell'utente qui sotto.
Questo film gode di un'aura di sopravvalutazione notevole dato che non è il gran capolavoro che si vuole far passare.
La storia non mi ha suscitato emozione nonostante l'ottima prova di tutti gli interpreti e l'elemento "fantasy" è poco presente nonostante la pellicola venga catalogata così.
Ha però il pregio di mantenere un gran ritmo dall'inizio alla fine e di far ridere in svariate occasioni (in particolare quando il vecchio recita la formula PEI-PEII).
Carino ma non eccezionale.

BlueBlaster  @  14/11/2013 01:37:40
   6½ / 10
Mi spiace ma non condivido il generale apprezzamento verso questo film.
Certo è un lodevole prodotto visto la provenienza, il budget e sopratutto l'epoca...ma la storia (per quanto abbiano cercato di andar incontro al Cinema occidentale) è troppo lontana dalla nostra tradizione perché tutti la possano apprezzare!
Persone romantiche o sensibili, amanti dei film orientali...questo tipo di persone saranno forse incantate dalla poesia che permea la pellicola, io personalmente l'ho trovata una discreta storia d'amore e fantasmi ma troppo particolare e confusa per i miei canoni del genere.
E' sicuramente stata una prova di stile per il regista, infatti è tecnicamente eccelso: fotografia deliziosa e satura al punto giusto per creare una sensazione da favola, montaggio quasi sempre serrato e preciso oltre che molto originale nei cambi scena, rendono bene gli effetti speciali artigianali che ricordano i B-movie americani, inquadrature iper-cinetiche in tipico stile Raimi (il quale probabilmente fu copiato ma a sua volta copiò questo film per il suo "L'armata delle tenebre" sia per la fotografia che per la realizzazione dei mostri)...
Il film cerca anche di essere divertente, riuscendoci in qualche occasione, con il bravo Leslie Cheung che ce la mette tutta e sopratutto la bellissima e sensuale Joey Wong (sarà che a me le orientali fanno impazzire)...il mix tra storia d'amore e fantasy-horror è piuttosto originale e riuscito per buona parte.
Come effettivo gradimento darei la sufficienza ma vista l'atmosfera che sono riusciti a creare e l'incredibile livello tecnico per essere una produzione di Hong Kong salgo un pò.
Sicuramente non un film per i puristi dell'horror, ma consigliato a chi cerca un fantasy (da ragazzino lo avrei apprezzato di più nonostante l'erotismo).

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  07/12/2012 18:02:02
   7½ / 10
Azione, fantasy, horror, romanticismo… c'è un po' di tutto in questo classico di Hong Kong. Una bella favola orientale che ammalia lo spettatore.

Invia una mail all'autore del commento AcidZack  @  14/10/2012 22:12:06
   10 / 10
Ho amato questo film.

speXia  @  31/12/2011 00:23:33
   8½ / 10
Cult del cinema asiatico!
30% ghost story, 30% fantasy, 20% romanticismo, 10% comicità e 10% azione. Il tutto perfettamente mixato creando un film veramente bello! Bravi tutti gli attori (simpaticissimo Leslie Cheung), nonostante l'epoca abbastanza buoni gli effetti speciali, bella la colonna sonora e originalissima la trama!
Da vedere!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  16/08/2011 13:36:07
   6½ / 10
Uno dei pochi prodotti made in Hong Kong ad avere una limitata distribuzione già all'epoca. Una favola ricca di azione, romanticismo e con una buona dose di umorismo.

Febrisio  @  06/10/2009 22:06:43
   7½ / 10
Un bel ricordo. Limitato negli effetti speciali, eppure è ben altro che riesce a conquistare lo spettatore. A tratti paragonabile ad una commedia teatrale. Grandissimo il maestro con le sue mosse :)

Ciaby  @  11/08/2009 21:53:09
   7½ / 10
Provo una certa avversione verso il cinema in costume, anche se asiatici, pur essendo un folle amante del cinema dagli occhi a mandorla.
Eppure "Storia Di Fantasmi Cinesi" è un film godibilissimo, originalissimo e soddisfacente da ogni punto di vista. Basta la genialità del cinema di Hong Kong, con la sapienza di fondere generi diversissimi tra loro: Horror, commedia, cinema romantico, fantasy, thriller, comicità e un pizzico di eros velato, tipico dei film di HK. Il film si rivela comunque un classico dell'horror per ragazzi, riuscendo ad essere godibile per tutta la famiglia.
Zombie, mostri, fantasmesse capellute à la Sadako, piroette ed arti marziali. Un pot pourri di generi ed essenze destinate al culto. E così è.

Marv91  @  17/04/2009 01:29:42
   7½ / 10
Gustosa fiaba orientale molto originale, con mix di vari generi ( horror, commedia, grottesco, avventura)....Consigliato

Exodus  @  16/04/2009 19:42:49
   7½ / 10
Un irresistibile e coloratissimo pastiche. Immaginate di mixare una storia di fantasmi (cinesi, appunto: niente a che vedere con cadaveri ambulanti e sagome spettrali, meglio distinte signorine che allungano il collo, ed assurdi mutaforma che "abitano" alberi e rocce) con I Sette Samurai ed una puntata dei Power Rangers: un film che non si prende mai sul serio, e che proprio per questo è maledettamente divertente.

wallace'89  @  04/12/2008 17:43:38
   8 / 10
Splendido film cult orientale mix di generi,dal wuxia all'horror(io ci ho visto qualche rimando al cartoonesco "La Casa" di Sam Raimi) passando per il grottesco ricco di incantevoli assurdità, fantasiose trovate e con una nota tutt'altro che stonata di delicato erotismo.
Particolare la regia,un pò convulso ma ritmato il montaggio,ha un grosso merito in effetti speciali da antologia e interpreti azzeccatissimi. Un mito Leslie Cheung e molto carina la protagonista femminile.
Un vero e proprio fuoco d'artificio comunque e uno dei migliori fantasy che abbia visto, avvolto in un romanticismo che seduce ma accompagnato da un gusto "weird" che potrebbe allontanare i meno avvezzi. Io che sono sempre stato attratto dalle stranezze lo trovo un piccolo gioiello da riscoprire.

bussisotto  @  24/11/2008 08:15:29
   7 / 10
Un fantasy delizioso, che mescola bene momenti di ironia, avventura ed un pizzico di horror.
Leslie Cheung (scomparso alcuni anni fa in circostanze misteriose) è irresistibile nel ruolo dell'esattore imbranato e romanticone.
Da vedere in compagnia, per una serata leggera e gradevole.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  16/03/2007 23:09:56
   6½ / 10
mix di generi abbastanza riuscito anche se prevale il grottesco...
un film che non puo essere preso seriamente ma che risulta godibile anche grazie alla simpatia del maestro!
carino

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  04/12/2006 01:50:50
   8 / 10
Film incantevole, fotografato splendidamente

3 risposte al commento
Ultima risposta 24/11/2008 08.16.23
Visualizza / Rispondi al commento
Dick  @  27/10/2006 00:44:44
   8 / 10
Gustosa fiaba orientale con scene d' azione che provengono dai film di spadaccini e dosi di umorismo.

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  19/01/2006 14:16:10
   8 / 10
Uccidere o essere uccisi. Questa è la vita dei guerrieri erranti

Un film Cult!!!

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