suspiria (2018) regia di Luca Guadagnino USA, Italia 2018
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suspiria (2018)

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locandina del film SUSPIRIA (2018)

Titolo Originale: SUSPIRIA (2018)

RegiaLuca Guadagnino

InterpretiDakota Johnson, Tilda Swinton, Chloë Grace Moretz, Mia Goth, Jessica Harper, Sylvie Testud, Angela Winkler, Malgorzata Bela, Ingrid Caven, Lutz Ebersdorf

Durata: h 2.32
NazionalitàUSA, Italia 2018
Generehorror
Al cinema nel Gennaio 2019

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Trama del film Suspiria (2018)

Nel 1977 la ballerina americana Susie Bannion si trasferisce a Berlino per far parte della facoltosa Markos Tanz Company. Susie si perfeziona sotto la guida di Madame Blanc e stringe amicizia con Sara, con la quale condivide sospetti sulla direttrice e sull'intero istituto, dopo una serie di efferati omicidi.

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Voto Visitatori:   5,97 / 10 (80 voti)5,97Grafico
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Voti e commenti su Suspiria (2018), 80 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Scanlon  @  24/04/2019 01:49:53
   4½ / 10
Voto basso e giustificato per aver "rubato" un titolo celeberrimo, per aver vantato una parentela nobile con un must dell'Horror mondiale e per averne infine tratto un'opera scialba, pomposa e furbescamente spacciata per colta rivisitazione.

C'è da chiedersi infatti: che senso ha fare nelle intenzioni un remake di Suspiria per poi tentare in ogni modo di smarcarsi dal soggetto originale ? Eh, che senso ha Guadagnino ? Tanto valeva fare un altro film semplicemente ispirato a, conferendogli poi un titolo diverso. E occhio, perché nei titoli di apertura possiamo leggere "tratto dalla sceneggiatura di Dario Argento e Daria Nicolodi" e non "liberamente tratto da". Sembro ovvio, date le premesse, non potersi dunque tirare indietro dal fare un paragone.

Che cosa rappresenta questo lavoro ?

Lo stravolgimento di un capolavoro perfetto che viene cannibalizzato dalla presunzione di un regista avvezzo alla griffe autoriale e che con i suoi accorgimenti riconferma quello sciocco pregiudizio radical chic secondo cui, l'horror sacrificato alla sola paura e tensione è un genere bassolocato che per nulla esalta l'intelligenza di chi lo confeziona ! E allora ecco che Guadagnino e company impolpano la storia di sottotrame inutili che frammentano l'unità narrativa del racconto, di inutili contestualizzazioni politiche sulla Germania settantiana aprendo pure a squarci sul nazismo, di spaccati di vita familiare della protagonista, di inserti da film di costume, appesantendo poi il tutto con cascami di psicologismo melodrammatico che si risolvono a tratti in punte di confusa visionarietà e rimuovendo in ultimo la basilare componente horror della storia originale in favore di scene macabre da Grand Guignol e basta.

Stupisce chi esalta questo fraudolento pasticcio che sembra la ripresa continua di una messinscena teatrale, con recitazione, dialoghi pedanti e inquadrature da kammerspiel (e basti guardare la locandina del film che quasi ricorda un manifesto da teatro futurista o la stessa divisione del film in atti). Stupisce oltretutto che qualcuno nel valorizzare questo pastrocchio osi ridurre l'horror tradizionale a jumpscares o a soli effetti in computer grafica. Un consiglio: andate a recuperare il vecchio Suspiria e poi capolavori come Profondo Rosso, L'esorcista, lo Shining di Kubrick, tanto per citarne alcuni, almeno per capire con onestà di ragionamento che cosa significhi realmente costruire un meccanismo di tensione in costante ascesa, di quanto non sia semplice, che cosa siano l'inquietudine e la paura e come si toccano le corde del rimosso oscuro nello spettatore. Li recuperi anche Guadagnino, se li riguardi ben bene, soprattutto per rendersi conto della sua magistrale incapacità registica e sceneggiativa in fatto di cinema del terrore, che è pari solo al suo rapinoso velleitarismo. Guadagnino svuota il contenitore Suspiria, ne preserva il nome ma lo riempie con un soggetto che, superata la prima mezzora, diventa già un altro film che non ha più nulla a che spartire con l'illustre predecessore. Della serie: tanto fumo ma niente arrosto.

In due ore e mezza di durata, la noia regna sovrana assieme alla confusione. Si guarda l'orologio e si assiste ad un film costruito con algido intellettualismo e con creativa anarchia, senza alcuna nota di mistero e di grinta, penalizzato da un montaggio che singhiozza dietro una sceneggiatura dispersiva e in fine coronato da un epilogo che, come accennavo sopra, pare un numero da palcoscenico del Grand Guignol francese mescidato a ? Suggestioni da body art ? Videoarte ? O a funanbolismi aronofskyani e lynchani ?? Quando si è giunti a questo punto, Guadagnino va ormai a mano libera e non sa più lui nemmeno dove e che cosa volesse in verità realizzare. Saltano tutti gli schemi, proprio come in una partita di calcio in cui si va alla disperata ricerca del gol. Ne esce fuori un'opera caotica, priva di una chiara identità, un'accozzaglia di stili e stilemi che superano letteralmente il concetto di cinema così come viene comunemente inteso ( non è un pregio in questo caso). Ma dobbiamo quindi considerarlo un lavoro compiuto o semplicemente uno showreel sulle molteplici qualità del Guadagnino regista ?

Assurdo il budget milionario messo a servizio di questo lavoro. Uno spreco in piena regola punito anche al botteghino.

Curiosità: ma affidare la regia e il progetto nelle mani di un James Wan o di uno Scott Derrickson o di un Fede Alvarez (a dire poco) non sarebbe stata forse una scelta più appropriata ?? Se non altro non ci saremmo trovati di fronte l'esibizionistico delirio d'autore di un regista che dovrebbe essere meno esibizionista e più di sostanza.

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