Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Agghiacciante ibrido tra giallo e poliziesco, recitato da cani ed incapace di mantenere un minimo di suspance, se non forse nella scena finale dove si scopre l'identità dell'assassino. Le musiche fastidiose e l'evidente povertà di mezzi, anche tecnici, alla base di tutto ne fanno un prodotto doverosamente perdibile. Celi ovviamente sprecato.
Nel pressapochismo generale, non si erano mai visti boss mafiosi così dementi: qui ce n'è uno che aspetta l'arrivo della polizia a casa di un morto assassinato.
Un fotografo si trova accidentalmente sulla scena di un delitto, non perde occasione di immortalare il violento atto e con l'aiuto di un regista di film a luci rosse decide di vendere gli scatti al miglior offerente. Ciò sarà causa di una catena di omicidi, infatti l'uomo non sa che tra i possibili acquirenti si cela l'assassino il quale ovviamente non può permettersi che le foto finiscano in mano alla stampa o alla polizia. Fiacco mix di generi ad opera di Giuseppe Vari – accreditato come Joseph Warren- dall' intreccio soporifero mai in grado di generare suspense. Inefficaci le scene degli omicidi, non soltanto per la misera messa in scena ma anche per la modestia dei personaggi che non suscitano alcun interesse, pedine senza spessore di una vicenda dall'intrigante spunto di partenza al quale fa seguito una narrazione priva di qualsiasi attrattiva. Per lo meno c'è un colpo di scena finale che per un attimo riaccende la curiosità e rende più digeribile questo lavoretto difficilmente consigliabile anche ai più accaniti appassionati del genere. Pietoso il livello recitativo nonostante si tratti di attori abbastanza noti, si salva Adolfo Celi mentre Lou Castel è qualcosa di insopportabile, ridicolo ogni qualvolta debba fornire un'espressione diversa da un viso perennemente incarognito. Beba Loncar fa da soprammobile e tutti gli altri sembrano più disorientati che svogliati, infine il povero Fortunato Arena finisce nel ridicolo dovendo interpretare un mafioso completamente costruito su una serie di imbarazzanti luoghi comuni.
Un prodotto ibrido fra il giallo e poliziesco. Sul primo aspetto mancano quelle qualità visive che si evidenziavano nelle pellicole del periodo (Martino, Argento o Lenzi). C'è la soggettiva del killer e il rispetto dell'iconografia dell'assassino, ma non si raggiungono livelli di suspence apprezzabili, mentre funziona meglio sull'intreccio poliziesco pur senza strafare. La povertà del budget è ben visibile e si cerca di puntare sul cast di un certo rilievo, almeno nei ruoli principali con Celi e Castel. A parte la sequenza finale, a sorpresa, non c'è molto da segnalare.