the orphanage regia di Juan Antonio Bayona Messico, Spagna 2007
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the orphanage (2007)

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locandina del film THE ORPHANAGE

Titolo Originale: EL ORFANATO

RegiaJuan Antonio Bayona

InterpretiBelén Rueda, Fernando Cavo, Gèraldine Chaplin, Montserrat Carulla, Alejandro Campos, Andrés Gertrúdix, Carla Gordillo Alicia, Edgar Vivar

Durata: h 1.40
NazionalitàMessico, Spagna 2007
Generehorror
Al cinema nel Novembre 2008

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Trama del film The orphanage

Laura ritorna, dopo molti anni, nella vecchia casa dov’era cresciuta. Qui decide di aprire un orfanotrofio per aiutare i piccoli bimbi della zona ma, durante la ristrutturazione, il figlioletto Simon inizia a giocare con un amico immaginario…

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Voto Visitatori:   7,07 / 10 (304 voti)7,07Grafico
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Voti e commenti su The orphanage, 304 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  27/05/2011 13:12:18
   9½ / 10
ATTENZIONE: il commento contiene spoiler!

Se ci sono due parole che non dovrebbero mai stare nella stessa frase, queste sono "innamorato" e "perchè". Come fai a spiegare l'amore, come fai a farlo comprendere, come fai a giustificarlo? Perchè sono innamorato perdutamente di El Orfanato? Perchè lo considero (con distacco) il miglior horror degli ultimi 5/10 anni e in assoluto quello che più mi ha emozionato? Se è vero che l'amore non si può spiegare, certo lo si può raccontare. Questo è il racconto di un innamorato, prendetelo come tale.

El Orfanato ha un solo grande difetto, avere la tremenda sfortuna di esser stato girato da un esordiente. Non sono bastati i 6 premi Goya, non è bastata la nomination agli EFA (quasi incredibile per un Horror, tra l'altro l'anno del trionfo dell'eccezionale Gomorra), non sono bastati 10 minuti di applausi alla prima a Cannes per considerarlo unanimamente un capolavoro. Se dietro la macchina da presa ci fosse stato un regista affermato, lo stesso Del Toro ad esempio (qui mecenate di Bayona e produttore), molti giudizi sarebbero stati diversi. Si ha sempre paura a dare il massimo dei voti a un nuovo arrivato...
La critica più assurda, tanto sbagliata da sfiorare la malafede, è il definire El Orfanato qualcosa di visto e rivisto. Niente di più falso, probabilmente chi l'ha detto si è limitato a leggere che fosse ambientato in un ex orfanotrofio e poi nemmeno ha visto il film. Comunque...
Il film si avvale di una sceneggiatura mostruosa (non a caso candidata e vincitrice di premi su premi), perfetta sia nello svolgimento e concatenarsi del plot quanto nel dosare in modo mirabile emozioni e scene madri. E' quasi impossible trovar difetti, ancora più incredibile per una sceneggiatura originale.
Ma è altrove la potenza, la straordinaria originalità del film, ci arriveremo presto.
Laura e Carlos sono una coppia molto affiatata. Hanno adottato Simon, un bambino sieropositivo preso in un orfanotrofio. La stessa Laura era stata una piccola orfana poi adottata. E' talmente forte il legame con l'orfanotrofio della sua infanzia che ha deciso di andare e vivere là con il sogno di aprire una casa-famiglia che ospiti bambini in difficoltà. Proprio durante la festa di inaugurazione Simon scompare. La coppia, disperatamente, lo cerca.
El Orfanato è un horror, su questo non ci piove, perchè una ghost story che si rispetti per definizione lì va collocata. Riesce però a distruggere le mura di confine del genere e nel finale quasi a cancellarne addirittura i detriti.
Questo perchè, ed è qui la potenza cui accennavo, El Orfanato è una ghost story che non è una ghost story perchè è TOTALMENTE costruita su un reale, banale, tragico, incidente domestico. Si è edificata una meravigliosa ed elaborata storia horror e di fantasmi sopra una base che in realtà è del tutto reale, un semplice, banale e al contempo devastante e tragico incidente domestico. Un film drammatico in definitiva, che poteva esser semplice e sobrio ma ha invece infilato degli splendidi abiti gotici, ha trasformato un orrore quotidiano in uno trascendentale. L'immagine della locandina, quel bambino incappucciato, in qualsiasi altro film avrebbe nascosto qualcosa di terribile, in El Orfanato cela invece due storie tristissime e drammatiche, quella di Tomas, bambino deforme tenuto nascosto e rinchiuso per tutta la sua esistenza, e 30 anni dopo quella di Simon, un bambino che voleva solo far vedere un luogo segreto a sua madre e invece il caso ha voluto che trovasse proprio lì la morte. La stessa maschera, mostruosa, nasconde quindi due piccole vite distrutte. Ed anche i rumori sentiti più volte da Laura (tipici delle storie di fantasmi) nel finale si rivelano per quel che erano, i tentativi del piccolo Simon di trovare una via d'uscita da una prigione che la stessa madre, inavvertitamente, gli aveva costruito.
Prima di ritornare agli indimenticabili ultimi 20 minuti, è giusto citare qualche scena precedente. Bayona conosce il registro horror e lo dimostra più che altro nel grande inserto paranormale con Geraldin Chaplin, scena davvero magistrale. Senza dimenticare la vecchietta investita e quell'ultimo rantolo. O il filmato di Thomas con quella telecamera che si avvicina al bambino di spalle. O la tremenda scoperta di Laura nei forni, anche questa una sequenza che si incastra perfettamente con tutto il resto e regala ancor maggior tragicità alla pellicola. La fotografia è splendida, aiutata certo dalla bellezza delle location, la grande villa e la spiaggia con la caverna.
Ma, come dicevo, è negli ultimi 20 minuti che Bayona sembra invocare le muse della Grazia e della Poesia e gira 3 scene consecutive che per potenza emotiva non si erano mai viste in nessun horror precedente.
La prima è quella del 1,2,3 tocca la parete, che tra l'altro (anche qua) chiude perfettamente un cerchio con il prologo del film. Il movimento di macchina che da Laura si sposta più volte per vedere quello che le accade alle spalle per poi tornare ogni volta su di lei è qualcosa di indescrivibile per la tensione e l'emozione che riesce a suscitare, assolutamente geniale, da brividi.
Poi Laura (un'indimenticabile Belen Rueda) trova finalmente la casetta di Tomas, il luogo che il giorno della festa suo figlio voleva farle vedere. Quando scopre (e noi con lei) la terribile verità rischiamo davvero che il nostro cuore si spezzi definitivamente. Cosa può voler dire per una madre scoprire di esser stata diretta causa della morte del proprio figlio credo non lo si possa comprendere. Il suo rifiuto ha portato Simon lì da solo, lei stessa senza saperlo gli ha bloccato poi l'uscita. In quel corpicino c'è il dramma di una piccola vita perduta, la sconfitta di un genitore, un tremendo senso di colpa, la constatazione di quanto il destino in pochi minuti e in pochi gesti possa cambiar tutto. Vi giuro che è una scena che ho fatto veramente fatica a rivedere e metabolizzare. Ripensare adesso ai rumori che Laura sentiva in casa è al contempo un pugno nello stomaco e una coltellata al cuore.
Quando poi nel finale Laura culla quel piccolo corpo, quando arrivano i bambini, compreso Tomas che per una volta, finalmente, può sentirsi un bimbo come gli altri, non abbiamo davvero più difese, El Orfanato ci ha definitivamente sconfitti.
"E' Laura" urla la bambina cieca toccando il viso della donna.
Senza parole.

18 risposte al commento
Ultima risposta 19/07/2013 01.06.31
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