the survivalist regia di Stephen Fingleton Gran Bretagna 2015
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the survivalist (2015)

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locandina del film THE SURVIVALIST

Titolo Originale: THE SURVIVALIST

RegiaStephen Fingleton

InterpretiMia Goth, Martin McCann, Andrew Simpson, Douglas Russell, Barry Ward

Durata: h 1.44
NazionalitàGran Bretagna 2015
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2016

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Trama del film The survivalist

Abituato alla fame, cresciuto da solo in una piccola fattoria nel profondo della foresta e solito a difendere la propria terra da ladri e cacciatori, un uomo ha perso la presa sulla realtà. Il suo isolamento è però interrotto da due visitatrici: Kathryn e la figlia adolescente Milja. Alla disperata ricerca di cibo, le due donne vincono la sua riluttanza concedendogli una notte con la ragazzina. Lo scambio diviene con il passare dei giorni abitudine e, mentre Kathryn prova a prendere il controllo della fattoria, l'uomo inizia a nutrire sentimenti per Milja. Quando la fattoria è sotto attacco da parte di estranei, i tre scoprono di dover unire le loro forze per sopravvivere.

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Voto Visitatori:   6,50 / 10 (3 voti)6,50Grafico
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Voti e commenti su The survivalist, 3 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

InvictuSteele  @  31/08/2016 00:24:56
   5½ / 10
Un po' di delusione c'è stata, visto che mi sarei aspettato un ottimo film, e invece devo ammettere che The Survivalist ha brillanti spunti, fantastiche idee, ma ha anche mille difetti; da una parte il ritmo soporifero e realistico annacqua l'esile sviluppo narrativo, cioè si impiegano quasi due ore per un film che ha poco da raccontare e si sarebbe potuto sviluppare in pochi minuti, dall'altra parte mancano le svolte e soprattutto le spiegazioni. Dove ci troviamo? Chi è contro chi? Perché le due donne tentano disperatamente di restare col tizio? Ovviamente tutto è suggerito dai titoli di testa dove veniamo a sapere del crollo della società moderna e del ritorno a una società post-apocalittica dove i più forti sopravvivono. Eppure non basta per avere spiegazioni esaurienti, ci sono troppi buchi e troppi interrogativi che limitano il potenziale del film. Non so, l'ho trovato un dramma con un grandissimo potenziale, nonostante l'eseguo budget, ma purtroppo rovinato da superficialità, o forse dovrei dire dalla pretenziosità nel trattare un tema così importante con evidenti limiti (economici, ma quello va bene) narrativi. Il ritmo blando (che fa tanto intellettuale ma che spesso annoia) e le poche spiegazioni mi hanno ricordato il pretenzioso The Lobster, altro film dal potenziale enorme gettato al vento. Comunque questo Survivalist merita una visione, è sicuramente interessante.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/03/2016 21:26:37
   7 / 10
The Survivalist è un film essenziale, dalla scarna ma tutto sommato realistica causa del declino del genere umano, cioé la fine del petrolio, fino alla messa in scena dove domina il contesto di una natura ridiventata padrona del pianeta e di cui l'uomo deve abituarsi ai suoi ritmi per sopravvivere. Non una natura ostile, bensì un nuovo medioevo su scala minimalista dove il bosco offre lo sfondo e la piccola capanna lo scenario. L'ostilità rimane comunque nella natura umana dei protagonisti, dove la tensione si crea nella difficile convivenza tra i personaggi, determinata quasi esclusivamente da fini utilitaristici. Un'apocalisse su scala minore dove le vecchie istituzioni sociali e persino i legami di sangue sono secondari rispetto alle necessità di sopravvivenza. Finale che mi sembra abbastanza aperto tra piccole aperture di speranza o ennesima tappa di un percorso inevitabilmente portato al declino. Un film caratterizzato da una cadenza lenta, più attento alle immagini o ai gesti rispetto alle parole.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  11/03/2016 10:53:02
   7 / 10
Un semplice quanto eloquente grafico ci introduce a ciò che ha preceduto le vicende presentate nella pellicola: da una parte il verticale crollo della produzione di petrolio, dall'altra la conseguente e inarrestabile decimazione della popolazione mondiale.
Scenario post-apocalittico ridotto all'osso quello scelto dal debuttante Stephen Fingleton, all'interno del quale sopravvive un uomo senza nome in perenne allarme, come un animale che fiuta il pericolo.
Una baracca in mezzo al bosco, un orticello dal quale ottenere cibo, fucile e alcune trappole rudimentali per difendersi dai malintenzionati. Il tizio vive alla giornata, nell' eterno ripetersi di gesti apprensivi. Neppure al ricordo è concesso spazio, divenuto ormai inutile distrazione e quindi deleterio fardello.
L'isolamento è duro da sopportare, inevitabile finire con l'accogliere due vagabonde affamate -madre e figlia- in cambio di sesso, un po' compagnia e una mano nei lavori di tutti i giorni.
Fingleton da uno scenario dominato dal composto rumore della natura passa ad un'interazione misurata tra i tre elementi in gioco. Pur lasciando minimo spazio ai dialoghi e prediligendo i gesti per punteggiare il rapporto in divenire, costruisce un rapporto molto credibile, specchio della realtà ansiogena di cui è figlio.
In questa nuovo nucleo "domestico" si salva o si viene salvati, ma allo stesso tempo la sensazione di un possibile tradimento non scema mai.
Nell' atmosfera di generale incertezza urge anche difendersi dai predatori, sempre in agguato e pronti a tutto pur di mettere le mani su un po' di cibo.
L'apocalisse è solo uno spunto quasi indistinto, c'è un microcosmo che tenta di arrangiarsi con dignità mentre l'innato istinto domina la scena alimentando l'essenza più primitiva della natura umana: sociale ma anche votata alla sopravvivenza ad ogni costo.

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